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Restituzione nel termine: la Riforma Cartabia non è retroattiva

Un imputato, condannato con sentenza emessa prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, ha richiesto la restituzione nel termine per proporre ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile, stabilendo che le nuove, più favorevoli, norme sulla restituzione nel termine non hanno effetto retroattivo e si applicano solo a sentenze pronunciate dopo il 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della riforma.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel Termine e Riforma Cartabia: le Nuove Regole non sono Retroattive

Nel processo penale, il rispetto dei termini è fondamentale. Scadenze perentorie regolano la possibilità di presentare impugnazioni e altri atti difensivi. Tuttavia, cosa succede se un imputato non viene a conoscenza di una sentenza a suo carico e, di conseguenza, perde l’opportunità di contestarla? A questa domanda risponde l’istituto della restituzione nel termine, recentemente modificato dalla Riforma Cartabia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto cruciale: l’applicabilità temporale delle nuove norme, stabilendo un confine netto tra il vecchio e il nuovo regime.

Il Caso: Richiesta di Restituzione nel Termine post-Riforma

Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda un cittadino straniero condannato in primo grado e in appello. L’interessato sosteneva di non aver mai avuto effettiva conoscenza né del processo di primo grado, né di quello d’appello, conclusosi con una sentenza di condanna della Corte d’Appello di Torino del 7 novembre 2022.

I Fatti Processuali

L’imputato era stato assistito inizialmente da un avvocato di fiducia, il quale aveva però rinunciato al mandato. Successivamente, gli era stato nominato un difensore d’ufficio, con il quale l’imputato affermava di non aver mai avuto contatti, anche perché nel frattempo aveva lasciato l’Italia. Anni dopo, a seguito del suo rientro e della sua carcerazione, veniva a conoscenza della condanna definitiva e presentava un’istanza ai sensi del nuovo art. 175, comma 2.1 del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, per ottenere la restituzione nel termine al fine di proporre ricorso per cassazione.

La Tesi del Ricorrente

La difesa sosteneva che l’imputato non aveva avuto alcuna colpa nel non conoscere la pendenza del processo d’appello e la relativa sentenza, invocando le nuove e più favorevoli disposizioni per ottenere una nuova possibilità di impugnare la decisione.

L’Applicabilità della Riforma e la Restituzione nel Termine

Il nodo cruciale della questione non era tanto la fondatezza nel merito della richiesta, quanto la sua ammissibilità sotto il profilo temporale. La sentenza della Corte d’Appello era stata emessa prima del 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della Riforma Cartabia. Potevano applicarsi le nuove regole a un provvedimento emesso sotto l’egida della vecchia normativa?

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5735/2025, ha dichiarato l’istanza di restituzione nel termine inammissibile. La Corte ha stabilito che la nuova disciplina non può essere applicata retroattivamente.

Le Motivazioni: il Principio “Tempus Regit Actum”

La motivazione della Suprema Corte si fonda sull’interpretazione della disciplina transitoria prevista dalla stessa Riforma Cartabia. In particolare, l’art. 89 del D.Lgs. n. 150/2022 stabilisce chiaramente che le nuove disposizioni dell’art. 175 c.p.p. si applicano esclusivamente alle “impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto”.

Poiché la sentenza impugnata era del 7 novembre 2022, e quindi antecedente al 30 dicembre 2022, la nuova e più favorevole ipotesi di restituzione nel termine non era applicabile. La Corte ha agito in base al principio “tempus regit actum”, secondo cui la legge che disciplina un atto giuridico è quella in vigore al momento in cui l’atto stesso viene compiuto.

Inoltre, i giudici hanno escluso la possibilità di “riqualificare” l’istanza come richiesta di rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p.). Il principio di conservazione degli atti, che consente tale conversione, opera solo tra rimedi omogenei, qualificati dal codice come “impugnazioni”. La richiesta di restituzione nel termine, a differenza della rescissione, non rientra in questa categoria, rendendo impossibile la sua conversione.

Infine, un aspetto interessante riguarda le spese processuali. Proprio perché l’istanza non è un mezzo di impugnazione, la Corte ha deciso di non condannare il richiedente al pagamento delle spese né a una sanzione pecuniaria, come invece avviene di norma in caso di inammissibilità di un ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione è di fondamentale importanza perché traccia una linea invalicabile sull’applicazione temporale delle nuove garanzie introdotte dalla Riforma Cartabia in tema di restituzione nel termine. Le nuove tutele, pensate per rafforzare il diritto di difesa dell’imputato che non abbia avuto effettiva conoscenza del processo, valgono solo per il futuro, ovvero per le sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022. Per tutte le sentenze precedenti, continuano ad applicarsi le regole previgenti, più restrittive. Si conferma così la centralità delle norme transitorie nell’assicurare certezza giuridica durante il passaggio tra diversi regimi normativi.

Le nuove norme sulla restituzione nel termine introdotte dalla Riforma Cartabia si applicano a sentenze emesse prima della sua entrata in vigore?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, in base alla disciplina transitoria (art. 89 del d.lgs. n. 150/2022), le nuove disposizioni dell’art. 175 cod. proc. pen. si applicano solo alle impugnazioni contro sentenze pronunciate in data successiva al 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della riforma.

Una richiesta di restituzione nel termine può essere convertita in una richiesta di rescissione del giudicato se la prima è inammissibile?
No. Secondo la sentenza, il principio di conservazione degli atti non si applica in questo caso. La richiesta di restituzione nel termine non è qualificata dal codice come un “mezzo di impugnazione”, a differenza della rescissione del giudicato. Pertanto, una non può essere riqualificata nell’altra.

Se una richiesta di restituzione nel termine viene dichiarata inammissibile, il richiedente viene condannato al pagamento delle spese processuali?
Non necessariamente. La Corte ha stabilito che, poiché la richiesta di restituzione nel termine non ha natura di mezzo di impugnazione, non si applicano le norme (art. 592 e 616 cod. proc. pen.) che prevedono la condanna alle spese processuali e al pagamento di una sanzione in caso di inammissibilità o rigetto del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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