Restituzione nel Termine: Quando la Scadenza è Davvero l’Ultima Parola
Nel labirinto delle procedure legali, i termini perentori rappresentano dei paletti invalicabili. Ma cosa succede se un impedimento oggettivo, come un caso fortuito, impedisce di rispettarli? L’istituto della restituzione nel termine offre una via d’uscita, ma solo a condizioni molto precise. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di questo strumento, sottolineando come la tardività nella presentazione della richiesta e una motivazione generica ne determinino l’inammissibilità.
I Fatti del Caso
Una persona condannata chiedeva la restituzione nel termine per poter presentare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. L’ordinanza originale le era stata notificata presso il difensore d’ufficio, poiché era stata dichiarata irreperibile. L’istanza di restituzione veniva però presentata quasi cinque mesi dopo la notifica al legale. La richiedente sosteneva di non aver avuto conoscenza del provvedimento, contestando genericamente la sua dichiarazione di irreperibilità.
La Decisione della Cassazione e la restituzione nel termine
La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri principali: la procedura semplificata per decidere su queste istanze e, soprattutto, la palese tardività della richiesta. La Corte ricorda che, secondo l’art. 175 del codice di procedura penale, il giudice può decidere de plano, cioè senza udienza, sulla richiesta di restituzione. Questo orientamento, consolidato dalle Sezioni Unite, mira a velocizzare la procedura, a meno che non si inserisca in un procedimento principale che già prevede il rito camerale.
Le Motivazioni: Tardività e Onere della Prova
Il cuore della decisione risiede nella valutazione della tempestività della richiesta. La legge prevede un termine di decadenza di dieci giorni per chiedere la restituzione, che decorrono dal momento in cui cessa la causa di forza maggiore o il caso fortuito che ha impedito di agire.
Nel caso specifico, la Corte ha identificato la cessazione dell’impedimento con la notifica del provvedimento al difensore. Da quel momento, la persona interessata, tramite il suo legale, era formalmente a conoscenza dell’atto da impugnare. Aver presentato l’istanza mesi dopo ha reso la richiesta irrimediabilmente tardiva.
Inoltre, la Corte ha sottolineato la genericità delle motivazioni. La richiedente si era limitata a lamentare la mancata conoscenza personale dell’atto, senza però contestare in modo specifico e provato le ragioni che avevano portato alla sua dichiarazione di irreperibilità. In sostanza, non è sufficiente affermare di non sapere; è necessario dimostrare che l’ignoranza derivi da un evento imprevedibile e non imputabile alla propria negligenza.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la restituzione nel termine è un rimedio eccezionale, non una scorciatoia per sanare negligenze o ritardi. Per chi si trova in una situazione di irreperibilità, la notifica al difensore assume un valore cruciale, facendo scattare i termini processuali. La decisione insegna che non solo è necessario agire tempestivamente una volta venuti a conoscenza dell’atto (o quando il legale ne viene a conoscenza), ma è anche fondamentale motivare l’istanza in modo dettagliato, fornendo prove concrete del caso fortuito o della forza maggiore che hanno impedito il rispetto della scadenza.
Quando inizia a decorrere il termine per chiedere la restituzione nel termine se l’imputato è irreperibile?
Secondo la Corte, il termine di dieci giorni inizia a decorrere dal momento in cui cessa il fatto che ha causato l’impedimento, che nel caso di notifica a un imputato irreperibile coincide con la notifica del provvedimento al suo difensore.
Una richiesta di restituzione nel termine richiede sempre un’udienza formale?
No. Il giudice competente può provvedere ‘de plano’, cioè sulla base dei soli atti e senza udienza, a meno che la richiesta non si inserisca in un procedimento principale che già si svolge con rito camerale.
Cosa rende inammissibile un’istanza di restituzione nel termine?
L’istanza è inammissibile se presentata oltre il termine di dieci giorni dalla cessazione del caso fortuito (tardività) o se non è adeguatamente motivata, ad esempio se ci si limita a contestare genericamente la propria irreperibilità senza fornire prove concrete.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 43829 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 1 Num. 43829 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 20/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a AVERSA il 05/09/1963
avverso l’ordinanza del 11/06/2024 del TRIBUNALE di ROMA udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con istanza del 27 giugno 2024 NOME COGNOME ha chiesto la restituzione nel termine per proporre ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza all’esito dell’udienza del 12 gennaio 2024 notificata, a seguito dell’irreperibilità della condannata, al difensore quale domiciliatario della stessa in data 29 gennaio 2024.
La decisione sull’istanza di restituzione nel termine può essere assunta all’esito di procedimento de plano tenuto conto che «nel procedimento per la restituzione in termini, il giudice competente provvede “de plano” sull’istanza, atteso che l’art. 175, comma quarto, cod. proc. pen. non opera alcun richiamo alla disciplina prevista dall’art. 127 cod. proc. pen., salvo che sia in corso un procedimento principale celebrato con rito camerale, nel qual caso la decisione sull’istanza deve avvenire con le medesime forme» (Sez. 1, Sentenza n. 317 del 17/12/2014, GLYPH dep. GLYPH 205, GLYPH Bardhi, GLYPH Rv. GLYPH 261707; GLYPH conforme GLYPH Sez. 3, n. 5930 del 17/12/2014, dep. 2015, COGNOME, Rv. 263176).
Si tratta di orientamento pacifico risalente all’affermazione delle Sezioni Unite per cui «nel procedimento per la restituzione in termini, sulla relativa istanza il giudice competente provvede “de plano”, a meno che non sia in corso un procedimento principale con rito camerale, nel qual caso sulla predetta istanza decide nelle medesime forme. (In motivazione la Corte ha precisato che la procedura “de plano” si giustifica per la mancanza di un espresso richiamo nell’art. 175, comma quarto, cod. proc. pen. alle forme di cui all’art. 127 cod. proc. pen.)» (Sez. U, Sentenza n. 14991 del 11/04/2006, De Pascalis, Rv. 233418).
La richiesta di restituzione nel termine per proporre ricorso è palesemente tardiva in quanto il fatto che ha determinato la cessazione del caso fortuito e della forza maggiore (per come dedotti) è venuto meno con la notifica del provvedimento al difensore e l’istanza è stata presentata il 26 giugno 2024, ben oltre il termine di decadenza di dieci giorni.
Peraltro, l’istanza non è motivata se non sulla non conoscenza del provvedimento da parte dell’interessata, irreperibile e domiciliata presso il difensore Avv. NOME COGNOME destinataria della rituale notifica.
La dichiarazione di irreperibilità, invece, è stata solo genericamente contestata.
Sulla base delle considerazioni che precedono l’istanza deve essere dichiarata inammissibile.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile l’istanza di restituzione nel termine. Così deciso il 20/09/2024