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Restituzione nel termine: la richiesta tardiva è out

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile una richiesta di restituzione nel termine per proporre ricorso, ritenendola tardiva. La richiedente, dichiarata irreperibile, aveva presentato l’istanza mesi dopo la notifica del provvedimento al suo difensore. La Corte ha chiarito che il termine di dieci giorni per la richiesta decorre dalla notifica al legale, momento in cui cessa il caso fortuito della mancata conoscenza dell’atto.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel Termine: Quando la Scadenza è Davvero l’Ultima Parola

Nel labirinto delle procedure legali, i termini perentori rappresentano dei paletti invalicabili. Ma cosa succede se un impedimento oggettivo, come un caso fortuito, impedisce di rispettarli? L’istituto della restituzione nel termine offre una via d’uscita, ma solo a condizioni molto precise. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di questo strumento, sottolineando come la tardività nella presentazione della richiesta e una motivazione generica ne determinino l’inammissibilità.

I Fatti del Caso

Una persona condannata chiedeva la restituzione nel termine per poter presentare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. L’ordinanza originale le era stata notificata presso il difensore d’ufficio, poiché era stata dichiarata irreperibile. L’istanza di restituzione veniva però presentata quasi cinque mesi dopo la notifica al legale. La richiedente sosteneva di non aver avuto conoscenza del provvedimento, contestando genericamente la sua dichiarazione di irreperibilità.

La Decisione della Cassazione e la restituzione nel termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri principali: la procedura semplificata per decidere su queste istanze e, soprattutto, la palese tardività della richiesta. La Corte ricorda che, secondo l’art. 175 del codice di procedura penale, il giudice può decidere de plano, cioè senza udienza, sulla richiesta di restituzione. Questo orientamento, consolidato dalle Sezioni Unite, mira a velocizzare la procedura, a meno che non si inserisca in un procedimento principale che già prevede il rito camerale.

Le Motivazioni: Tardività e Onere della Prova

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della tempestività della richiesta. La legge prevede un termine di decadenza di dieci giorni per chiedere la restituzione, che decorrono dal momento in cui cessa la causa di forza maggiore o il caso fortuito che ha impedito di agire.

Nel caso specifico, la Corte ha identificato la cessazione dell’impedimento con la notifica del provvedimento al difensore. Da quel momento, la persona interessata, tramite il suo legale, era formalmente a conoscenza dell’atto da impugnare. Aver presentato l’istanza mesi dopo ha reso la richiesta irrimediabilmente tardiva.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la genericità delle motivazioni. La richiedente si era limitata a lamentare la mancata conoscenza personale dell’atto, senza però contestare in modo specifico e provato le ragioni che avevano portato alla sua dichiarazione di irreperibilità. In sostanza, non è sufficiente affermare di non sapere; è necessario dimostrare che l’ignoranza derivi da un evento imprevedibile e non imputabile alla propria negligenza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la restituzione nel termine è un rimedio eccezionale, non una scorciatoia per sanare negligenze o ritardi. Per chi si trova in una situazione di irreperibilità, la notifica al difensore assume un valore cruciale, facendo scattare i termini processuali. La decisione insegna che non solo è necessario agire tempestivamente una volta venuti a conoscenza dell’atto (o quando il legale ne viene a conoscenza), ma è anche fondamentale motivare l’istanza in modo dettagliato, fornendo prove concrete del caso fortuito o della forza maggiore che hanno impedito il rispetto della scadenza.

Quando inizia a decorrere il termine per chiedere la restituzione nel termine se l’imputato è irreperibile?
Secondo la Corte, il termine di dieci giorni inizia a decorrere dal momento in cui cessa il fatto che ha causato l’impedimento, che nel caso di notifica a un imputato irreperibile coincide con la notifica del provvedimento al suo difensore.

Una richiesta di restituzione nel termine richiede sempre un’udienza formale?
No. Il giudice competente può provvedere ‘de plano’, cioè sulla base dei soli atti e senza udienza, a meno che la richiesta non si inserisca in un procedimento principale che già si svolge con rito camerale.

Cosa rende inammissibile un’istanza di restituzione nel termine?
L’istanza è inammissibile se presentata oltre il termine di dieci giorni dalla cessazione del caso fortuito (tardività) o se non è adeguatamente motivata, ad esempio se ci si limita a contestare genericamente la propria irreperibilità senza fornire prove concrete.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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