LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Restituzione nel termine: la prova spetta all’avvocato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile la richiesta di restituzione nel termine per presentare ricorso. Un difensore sosteneva di essere stato indotto in errore da un’informazione verbale errata della cancelleria. La Corte ha ribadito che, in casi simili, grava sulla parte istante un onere della prova rigoroso, non essendo sufficiente la mera allegazione dei fatti. In assenza di prove concrete, come un’attestazione scritta, la richiesta non può essere accolta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel termine: l’errore della cancelleria va provato rigorosamente

L’istituto della restituzione nel termine rappresenta un’ancora di salvezza nel rigido sistema delle scadenze processuali. Ma cosa succede se un avvocato perde un termine a causa di un’informazione errata ricevuta dalla cancelleria del tribunale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la sola parola del difensore non basta: è necessaria una prova rigorosa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un difensore si trovava a dover impugnare una sentenza di appello. Il termine per il deposito delle motivazioni da parte del giudice scadeva l’11 marzo. Recatosi in cancelleria il giorno successivo, il 12 marzo, per informarsi sullo stato del deposito, gli veniva comunicato verbalmente che la sentenza non era stata ancora depositata.

Confidando in tale informazione e ritenendo quindi che la Corte fosse in ritardo, l’avvocato attendeva la notifica ufficiale del deposito, dalla quale sarebbero decorsi i nuovi termini per l’impugnazione. Con sua grande sorpresa, a seguito di una successiva richiesta via PEC, apprendeva a maggio che la sentenza era stata in realtà depositata il 7 marzo, ben prima della scadenza. A quel punto, i termini per il ricorso erano irrimediabilmente scaduti.

Di fronte a questa situazione, il difensore presentava un’istanza di restituzione nel termine, sostenendo che l’errata indicazione della cancelleria costituisse un caso di forza maggiore che gli aveva impedito di esercitare tempestivamente il suo diritto di difesa.

La questione giuridica: la prova nella restituzione nel termine

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’articolo 175 del codice di procedura penale, che disciplina la restituzione nel termine. La norma consente di essere riammessi a esercitare un diritto quando si dimostri di non aver potuto osservare una scadenza per ‘caso fortuito’ o ‘forza maggiore’.

La giurisprudenza ha da tempo ammesso che un’informazione errata fornita da un ufficio giudiziario possa integrare una causa di forza maggiore. Tuttavia, il punto cruciale, come sottolineato dalla Cassazione, è chi debba provare tale circostanza e con quale grado di certezza. La Corte si interroga quindi se la semplice dichiarazione del difensore, che afferma di essere stato tratto in inganno, sia sufficiente a soddisfare l’onere probatorio richiesto dalla legge.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni chiare e severe. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’errata informazione ricevuta dalla cancelleria può giustificare la restituzione nel termine, ma grava sulla parte che la invoca ‘l’onere di provare rigorosamente’ il verificarsi di tale circostanza.

Secondo la Corte, questa prova non può essere assolta con la semplice allegazione dei fatti o con dichiarazioni provenienti dallo stesso difensore interessato. È necessario un ‘atto o fatto certo’, come un’attestazione scritta della cancelleria o altra documentazione inoppugnabile, che confermi l’errore comunicativo.

Nel caso di specie, il difensore si è limitato a indicare di essersi recato in cancelleria e di essere stato fuorviato, senza fornire alcuna documentazione a sostegno della sua affermazione. Questa mancanza di prova concreta è stata fatale. La Corte ha ritenuto che non fosse stato dimostrato in modo rigoroso l’evento ostativo, e di conseguenza ha respinto la richiesta, dichiarando inammissibile il ricorso.

In un passaggio ulteriore, la Corte ha anche negato alla parte civile la liquidazione delle spese legali. La loro memoria difensiva è stata giudicata troppo generica e non ha fornito un ‘fattivo contributo alla dialettica del contraddittorio’, condizione necessaria, secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite, per ottenere la rifusione delle spese.

Le Conclusioni

La decisione in commento offre un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto: la diligenza professionale impone di non fare affidamento esclusivo su comunicazioni verbali e informali da parte degli uffici giudiziari. Per tutelare i diritti dei propri assistiti, è indispensabile cercare sempre una conferma scritta o utilizzare strumenti tracciabili, come la Posta Elettronica Certificata (PEC), per ogni comunicazione cruciale.

L’onere della prova in materia di restituzione nel termine è estremamente rigoroso. La Corte di Cassazione non lascia spazio a dubbi: senza prove certe e documentali, l’errore della cancelleria, anche se reale, rischia di rimanere una mera affermazione non in grado di superare la barriera dell’inammissibilità, con conseguenze potenzialmente gravi per l’esito del processo.

Un’informazione sbagliata dalla cancelleria del tribunale giustifica sempre la restituzione nel termine per impugnare?
No, non sempre. Secondo la Cassazione, l’informazione errata può costituire ‘forza maggiore’, ma è necessario che chi la invoca fornisca una prova rigorosa e certa dell’accaduto, come un’attestazione scritta. La sola affermazione del difensore non è sufficiente.

Su chi ricade l’onere di provare l’errore della cancelleria per ottenere la restituzione nel termine?
L’onere della prova ricade interamente e in modo rigoroso sull’istante, ovvero sulla parte che chiede di essere rimessa in termini. Questa parte deve dimostrare, con prove concrete, il verificarsi della circostanza che le ha impedito di esercitare il proprio diritto tempestivamente.

La parte civile ha sempre diritto al rimborso delle spese legali in Cassazione se il ricorso dell’imputato è inammissibile?
No. Il diritto alla rifusione delle spese è subordinato alla condizione che la parte civile abbia svolto un’attività difensiva effettiva e utile, fornendo un contributo concreto alla dialettica processuale. Se la sua partecipazione è meramente formale o generica, come nel caso di specie, la liquidazione delle spese può essere negata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati