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Restituzione nel termine: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava la restituzione nel termine a un imputato condannato in contumacia prima della riforma del 2014. La Corte ha chiarito che, per i procedimenti definiti sotto il regime della contumacia, il rimedio corretto è la restituzione nel termine (ex art. 175 c.p.p. previgente) e non la rescissione del giudicato, applicabile solo ai nuovi processi in assenza. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame nel merito.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel Termine: La Cassazione Chiarisce la Disciplina per i Vecchi Processi in Contumacia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per la tutela dei diritti di difesa, facendo luce sulla corretta applicazione della restituzione nel termine per impugnare una sentenza. Il caso riguarda un imputato condannato in contumacia prima della riforma del processo in assenza (legge n. 67/2014) e chiarisce quale strumento giuridico sia applicabile per rimettere in discussione una condanna di cui non si è avuta conoscenza.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado nel 2016 e in appello nel 2022, si trovava ad affrontare una sentenza divenuta irrevocabile. Durante il processo di primo grado era stato dichiarato ‘contumace’ e, in seguito, ‘latitante’ nel giudizio d’appello. Una volta appresa la condanna a seguito di un mandato di arresto europeo, l’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione. La richiesta principale era la declaratoria di non esecutività della sentenza; in subordine, si chiedeva la restituzione nel termine per poter impugnare la decisione, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza del procedimento a suo carico in quanto detenuto all’estero per lunghi periodi.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha dichiarato inammissibile l’istanza. Secondo il giudice, le eventuali nullità relative alla citazione dell’imputato, una volta formatosi il giudicato, potevano essere fatte valere unicamente attraverso lo strumento della ‘rescissione del giudicato’. Ha quindi indirizzato la difesa verso questo rimedio, senza entrare nel merito della richiesta subordinata di restituzione nel termine.

L’Analisi della Cassazione sulla Restituzione nel Termine

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, censurando la decisione del giudice dell’esecuzione. La Suprema Corte ha chiarito che la scelta tra i due rimedi – ‘restituzione nel termine’ e ‘rescissione del giudicato’ – dipende dal momento in cui si è svolto il processo di cognizione.

La legge n. 67 del 2014 ha introdotto il nuovo processo ‘in absentia’, sostituendo il vecchio istituto della ‘contumacia’, e ha contestualmente previsto il rimedio della ‘rescissione del giudicato’ (art. 629-bis c.p.p.). Tuttavia, come stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione, questa nuova disciplina si applica solo ai procedimenti in cui l’assenza dell’imputato è stata dichiarata secondo le nuove regole (art. 420-bis c.p.p.).

Per i procedimenti, come quello in esame, che sono stati definiti sotto il vigore della precedente normativa e in cui l’imputato è stato dichiarato ‘contumace’, continua ad applicarsi la vecchia disciplina. Di conseguenza, il rimedio corretto per ovviare alla mancata conoscenza incolpevole del processo è la restituzione nel termine per impugnare, secondo la versione dell’art. 175, comma 2, c.p.p. antecedente alla riforma.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto la motivazione dell’ordinanza impugnata ‘carente’ e ‘apoditticamente liquidatoria’. Il giudice dell’esecuzione avrebbe dovuto, prima di tutto, verificare quale disciplina processuale fosse applicabile al caso concreto, considerando l’epoca di incardinazione del processo e la dichiarazione di contumacia. Avendo l’imputato specificamente richiesto la restituzione nel termine, il giudice aveva il dovere di esaminare nel merito tale istanza, verificando se sussistessero le condizioni per la sua concessione.

La Cassazione ha inoltre precisato che nemmeno la dichiarazione di ‘latitanza’ costituisce, di per sé, un ostacolo insormontabile all’accoglimento della richiesta, poiché non esclude a priori la possibilità di una mancata conoscenza incolpevole del procedimento. Il giudice deve effettuare una verifica concreta degli atti per accertare se l’imputato avesse avuto effettiva conoscenza della sentenza e la possibilità di impugnarla.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza e ha rinviato gli atti al Tribunale di Pescara per un nuovo esame. Il giudice dovrà ora valutare l’istanza di restituzione nel termine applicando la disciplina previgente alla riforma del 2014, tenendo conto dei principi affermati dalla Suprema Corte. Questa sentenza riafferma l’importanza del principio del ‘tempus regit actum’ e garantisce che gli imputati giudicati con le vecchie regole non vengano privati del rimedio processuale specificamente previsto per la loro situazione.

Quale rimedio si applica a un imputato condannato in contumacia prima della riforma del 2014?
Per un imputato giudicato e dichiarato ‘contumace’ secondo le norme vigenti prima della legge n. 67/2014, il rimedio per impugnare una sentenza di cui non ha avuto incolpevole conoscenza è la restituzione nel termine, prevista dall’art. 175, comma 2, del codice di procedura penale nel testo allora vigente.

La dichiarazione di latitanza impedisce automaticamente la restituzione nel termine per impugnare?
No. Secondo la sentenza, la dichiarazione di latitanza dell’imputato, assistito da un difensore d’ufficio, non costituisce di per sé un elemento sufficiente a escludere la mancata incolpevole conoscenza del procedimento e, quindi, non preclude automaticamente la concessione della restituzione nel termine.

Il giudice dell’esecuzione può liquidare un’istanza di restituzione nel termine indicando la rescissione del giudicato come unico rimedio?
No, il giudice dell’esecuzione non può liquidare apoditticamente un’istanza di restituzione nel termine. Deve prima verificare quale regime processuale (vecchio rito contumaciale o nuovo processo in assenza) si applica al caso specifico e, se applicabile il vecchio rito, deve esaminare nel merito la richiesta di restituzione nel termine, senza poterla respingere a priori in favore della rescissione del giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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