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Restituzione nel termine: inammissibile se in assenza

Un imputato, condannato con sentenza definitiva in un processo svoltosi in sua assenza, ha presentato istanza di restituzione nel termine per poter impugnare. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile, specificando che per i procedimenti in assenza, disciplinati dalla normativa vigente, l’unico rimedio esperibile è la rescissione del giudicato. La Corte ha inoltre chiarito che un’istanza errata di restituzione nel termine non può essere convertita o riqualificata dal giudice in una richiesta di rescissione.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel termine e processo in assenza: la Cassazione fa chiarezza

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, la scelta dello strumento giuridico corretto per far valere le proprie ragioni è fondamentale. Un errore nella qualificazione del rimedio può portare a una declaratoria di inammissibilità, precludendo di fatto la possibilità di ottenere giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30049/2024) offre un importante chiarimento sulla netta distinzione tra l’istituto della restituzione nel termine e quello della rescissione del giudicato, soprattutto nei casi di condanna in assenza.

I Fatti del Caso: Una Condanna in Assenza

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo che, mentre si trovava detenuto per altra causa, veniva a conoscenza di essere stato condannato con sentenza passata in giudicato dalla Corte d’Appello di Torino per un reato legato agli stupefacenti. Il processo si era svolto in sua assenza, secondo le nuove norme introdotte dalla legge n. 67 del 2014.

Convinto di non aver mai avuto effettiva conoscenza di quel procedimento, l’uomo presentava un’istanza per essere rimesso nei termini per poter impugnare la sentenza di condanna, avvalendosi dell’istituto della restituzione nel termine previsto dall’art. 175 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio procedurale tanto netto quanto cruciale: per i procedimenti in cui è stata dichiarata l’assenza dell’imputato, lo strumento corretto non è la restituzione nel termine, bensì la rescissione del giudicato.

Le Motivazioni: Perché la Restituzione nel Termine è Inapplicabile

Le motivazioni della Corte si articolano su due pilastri fondamentali che delineano una chiara linea di demarcazione tra i due istituti.

La Distinzione tra “Contumacia” e “Assenza”

La Corte ribadisce che la disciplina della restituzione nel termine, così come prevista dall’art. 175 c.p.p., continua ad applicarsi esclusivamente ai procedimenti definiti sotto il vigore della vecchia normativa sulla “contumacia”. Con la riforma del 2014, il legislatore ha sostituito l’istituto della contumacia con quello del “processo in assenza” (art. 420-bis c.p.p.) e, contestualmente, ha introdotto un rimedio specifico e autonomo per queste situazioni: la rescissione del giudicato (oggi art. 629-bis c.p.p.).

Questa duplicità di regimi implica che a ogni sistema processuale corrisponda il suo specifico rimedio: la restituzione nel termine per la vecchia contumacia, la rescissione del giudicato per la nuova assenza. Poiché nel caso di specie l’imputato era stato dichiarato assente, l’unico strumento a sua disposizione era la rescissione.

L’Impossibilità di Riqualificare l’Istanza

Un punto centrale della sentenza è l’impossibilità per il giudice di “salvare” l’istanza errata, riqualificandola come richiesta di rescissione. La Corte spiega che il principio di conservazione degli atti processuali (art. 568, comma 5, c.p.p.), che permette di trattare un’impugnazione proposta erroneamente come quella corretta, si applica solo ai rimedi qualificati dal codice come “impugnazioni”.

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito in passato che la rescissione del giudicato è un mezzo di impugnazione straordinario, mentre l’istanza di restituzione nel termine non ha tale natura. Di conseguenza, non essendo un’impugnazione, l’istanza di restituzione nel termine non può essere convertita o riqualificata, e se presentata erroneamente al posto della rescissione, deve essere dichiarata inammissibile.

Conclusioni: L’Importanza della Corretta Qualificazione del Rimedio

La sentenza in commento rafforza un principio fondamentale: nel diritto processuale, la forma è sostanza. La scelta del corretto strumento di tutela non è un mero formalismo, ma una condizione essenziale per l’ammissibilità della propria richiesta. Per chi è stato condannato in assenza secondo le norme attuali e ritiene di non aver avuto conoscenza del processo, la strada da percorrere è unicamente quella della rescissione del giudicato. Tentare la via della restituzione nel termine significa andare incontro a una sicura declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un imputato condannato in assenza può chiedere la restituzione nel termine per impugnare la sentenza?
No. La sentenza chiarisce che per i processi in cui l’imputato è stato dichiarato ‘assente’ secondo la normativa attuale (post-legge 67/2014), l’unico strumento previsto è la rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p.).

Il giudice può convertire una richiesta di restituzione nel termine in una di rescissione del giudicato se la prima è stata presentata per errore?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che ciò non è possibile. La restituzione nel termine non è classificata come un ‘mezzo di impugnazione’, a differenza della rescissione. Pertanto, il principio di conservazione degli atti, che permette la conversione, non si applica.

Qual è la differenza pratica tra i due rimedi?
La restituzione nel termine si applica ai vecchi procedimenti definiti in ‘contumacia’ (prima della riforma del 2014). La rescissione del giudicato è invece il rimedio specifico, e unico, per i processi celebrati in ‘assenza’ secondo le nuove regole, creato appositamente per tutelare l’imputato che non ha avuto effettiva e colpevole conoscenza del procedimento a suo carico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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