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Restituzione nel termine: il giudice non può revocarla

La Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio in materia di restituzione nel termine. Se un giudice concede a una parte la possibilità di impugnare una sentenza oltre i termini per un legittimo impedimento, non può successivamente revocare tale decisione. La parte avversa potrà contestare l’ordinanza di restituzione solo impugnandola insieme alla sentenza finale del processo d’appello. Nel caso specifico, un Tribunale aveva prima concesso la restituzione e poi, nella stessa udienza d’appello, l’aveva revocata dichiarando l’appello inammissibile. La Cassazione ha annullato quest’ultima decisione, ripristinando il diritto dell’imputato a essere giudicato in appello.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel termine: il Giudice non può revocarla

Nel processo penale, il rispetto dei termini è fondamentale. Scadenze perentorie regolano la presentazione di atti e impugnazioni, garantendo la certezza del diritto. Tuttavia, cosa accade se un evento imprevedibile impedisce a una parte di agire in tempo? Qui entra in gioco l’istituto della restituzione nel termine, un meccanismo di salvaguardia previsto dall’art. 175 del codice di procedura penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto cruciale di questa procedura: una volta che il giudice accoglie l’istanza di restituzione, non può più ‘tornare sui suoi passi’ e revocarla.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da una condanna per lesioni personali emessa dal Giudice di Pace. La sentenza, tuttavia, veniva depositata con un ritardo eccezionale di oltre dieci mesi dalla sua pronuncia. L’imputato, venuto a conoscenza della condanna definitiva solo tramite la notifica di un pignoramento, presentava appello tramite il suo nuovo difensore. Nell’atto di appello, chiedeva che l’impugnazione fosse considerata tempestiva o, in subordine, che gli venisse concessa la restituzione nel termine per proporla. Le ragioni addotte erano due: l’enorme ritardo nel deposito della sentenza aveva generato un errore scusabile sui termini e, inoltre, l’imputato soffriva di una patologia psichiatrica che gli causava deficit di memoria.

Inizialmente, il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, accoglieva l’istanza e disponeva la restituzione nel termine. Successivamente, però, durante l’udienza per la trattazione dell’appello, lo stesso Tribunale, su richiesta della parte civile, revocava la propria precedente ordinanza e dichiarava l’appello inammissibile per tardività.

La decisione sulla restituzione nel termine e il divieto di revoca

Contro questa decisione l’imputato ricorreva in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 175 del codice di procedura penale. Il punto centrale del ricorso era semplice ma fondamentale: un giudice può revocare un’ordinanza con cui ha precedentemente concesso la restituzione nel termine? La risposta della Suprema Corte è stata netta: no.

La Corte ha affermato che la procedura delineata dal legislatore è chiara. L’articolo 175, comma 5, c.p.p. stabilisce che l’ordinanza che accoglie la richiesta di restituzione può essere impugnata ‘solo’ con la sentenza che decide sull’impugnazione principale. Questo significa che il legislatore ha previsto un unico strumento di reazione per la parte che si oppone alla concessione della restituzione: contestarla insieme al merito della sentenza d’appello, davanti a un giudice di grado superiore (in questo caso, la Cassazione).

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del diritto processuale: la stabilità dei provvedimenti giurisdizionali. Salvo eccezioni espressamente previste dalla legge, un giudice non può revocare o modificare i propri provvedimenti che sono soggetti a un mezzo di impugnazione. Una volta emessa l’ordinanza di accoglimento, il giudice dell’appello ha ‘consumato’ il suo potere decisionale su quel punto. Il suo compito, da quel momento in poi, è solo quello di celebrare il giudizio di appello e definirlo nel merito.

Permettere al giudice di revocare la propria ordinanza creerebbe una situazione di incertezza procedurale e violerebbe la chiara lettera della legge. La reazione delle altre parti (in questo caso, la parte civile) è garantita, ma deve seguire il canale previsto: l’impugnazione unitamente alla sentenza di appello. Il sindacato sulla legittimità della restituzione nel termine spetterà, eventualmente, al giudice dell’impugnazione della sentenza (la Corte di Cassazione), non allo stesso giudice che ha concesso il beneficio.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la coerenza e la tenuta del sistema processuale. Il principio affermato ha importanti implicazioni pratiche: quando un giudice accoglie un’istanza di restituzione nel termine, il processo deve proseguire. La parte che ha ottenuto la restituzione ha il diritto di vedere la propria impugnazione esaminata nel merito. Qualsiasi contestazione sulla correttezza di quella concessione è differita a un momento successivo e a un grado di giudizio superiore. Con questa pronuncia, la Cassazione ha annullato il provvedimento di inammissibilità e ha rinviato gli atti al Tribunale affinché proceda finalmente a celebrare il giudizio di appello.

Un giudice può revocare una propria ordinanza che ha concesso la restituzione nel termine per impugnare?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, una volta emessa, l’ordinanza che accoglie la richiesta non può essere revocata dallo stesso giudice. Il suo potere decisionale su quel punto si è esaurito.

Come può la controparte contestare un’ordinanza che concede la restituzione nel termine?
La controparte può impugnare l’ordinanza di accoglimento solo unitamente alla sentenza che definisce quel grado di giudizio, come previsto dall’art. 175, comma 5, c.p.p. Non può chiederne la revoca allo stesso giudice che l’ha emessa.

Qual è la logica dietro la regola che impedisce la revoca dell’ordinanza di accoglimento?
La regola mira a garantire la stabilità e la coerenza del procedimento. Impedisce che il giudice ‘torni sui suoi passi’ riguardo a un provvedimento già emesso e soggetto a un preciso regime di impugnazione, assicurando così la progressione ordinata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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