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Restituzione nel termine: errore della cancelleria

La Corte di Cassazione ha concesso la restituzione nel termine a un’imputata che non aveva potuto impugnare una sentenza a causa di un’informazione erronea fornita dalla cancelleria del tribunale. Secondo i giudici, tale errore costituisce un impedimento non imputabile alla parte, giustificando la riapertura dei termini per il ricorso.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel Termine per Errore della Cancelleria: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro del sistema giudiziario, ma cosa succede quando un errore non imputabile alla parte impedisce di agire tempestivamente? Un’interessante ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che un’informazione errata fornita dalla cancelleria di un tribunale può giustificare la restituzione nel termine per proporre impugnazione, salvaguardando così il diritto di difesa. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza emessa dalla Corte di Appello di Torino, per la quale il giudice si era riservato 90 giorni per il deposito delle motivazioni. La scadenza era fissata per il 24 gennaio 2022.

Il giorno successivo, il 25 gennaio 2022, il difensore di un coimputato, collega di studio del legale della ricorrente, inviava una richiesta di copia della sentenza alla cancelleria della Corte. La risposta dell’ufficio giudiziario fu inaspettata e decisiva: la sentenza non risultava ancora depositata.

Forte di questa comunicazione ufficiale, la difesa attendeva. Tuttavia, solo il 16 marzo 2022, a seguito di ulteriori verifiche, emergeva la verità: la sentenza era stata depositata tempestivamente, entro i 90 giorni previsti. A quel punto, però, il termine di 45 giorni per proporre ricorso per cassazione era ormai decorso. Di fronte a questa decadenza, causata da un’informazione scorretta della cancelleria, la difesa presentava istanza per essere rimessa in termini.

La Decisione della Cassazione e la Restituzione nel Termine

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha accolto pienamente l’istanza. I giudici supremi hanno riconosciuto che l’errata comunicazione della cancelleria ha integrato una causa di forza maggiore, un impedimento non imputabile alla ricorrente che le ha precluso la possibilità di esercitare il proprio diritto di impugnazione. Di conseguenza, la Corte ha ordinato la restituzione nel termine, consentendo alla difesa di presentare il ricorso per cassazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione si fonda su due argomenti principali.

In primo luogo, la Corte ha riaffermato la propria competenza funzionale a decidere sull’istanza. Ai sensi dell’art. 175, comma 4, del codice di procedura penale, la richiesta di restituzione nel termine deve essere decisa dal giudice competente a giudicare sull’impugnazione stessa. Poiché l’impugnazione omessa era un ricorso per cassazione avverso una sentenza di Corte d’Appello, la competenza spettava in via esclusiva e inderogabile alla stessa Corte di Cassazione.

Nel merito, la Corte ha ritenuto provato il nesso di causalità tra l’informazione erronea della cancelleria e la mancata presentazione del ricorso. Il riscontro documentale allegato all’istanza (la comunicazione via PEC) dimostrava in modo inequivocabile che la difesa era stata indotta in errore da una comunicazione ufficiale dell’ufficio giudiziario. Questo ha configurato un’impossibilità oggettiva e incolpevole di rispettare la scadenza, integrando i presupposti per la concessione della restituzione nel termine.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: la decadenza da un termine processuale non può essere addebitata alla parte quando è la conseguenza diretta di un errore della macchina giudiziaria. L’affidamento che il difensore ripone nelle comunicazioni ufficiali della cancelleria è legittimo e deve essere tutelato. La decisione offre un’importante garanzia per gli avvocati e i loro assistiti, stabilendo che un errore dell’apparato giudiziario non può e non deve tradursi in una compressione irreparabile dei diritti processuali. La Corte, rimettendo in termini la ricorrente, ha ripristinato l’equità del procedimento e assicurato che il merito della questione possa essere esaminato nel grado di giudizio successivo.

È possibile impugnare una sentenza anche dopo la scadenza dei termini?
Sì, è possibile attraverso l’istituto della restituzione nel termine, ma solo se si dimostra che il mancato rispetto della scadenza è stato causato da caso fortuito o forza maggiore, ovvero da un evento imprevedibile e non imputabile alla parte.

Un’informazione sbagliata fornita dalla cancelleria del tribunale è una causa valida per ottenere la restituzione nel termine?
Sì. Come stabilito in questa ordinanza, un’informazione erronea proveniente dalla cancelleria, che induce in errore la difesa riguardo al deposito di una sentenza, costituisce un impedimento non imputabile che giustifica pienamente la concessione della restituzione nel termine.

Chi decide sulla richiesta di restituzione nel termine per impugnare una sentenza?
La decisione spetta al giudice che sarebbe competente a giudicare sull’impugnazione che non è stata proposta. Nel caso specifico, trattandosi di un ricorso per cassazione non presentato, la competenza a decidere sull’istanza era della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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