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Restituzione nel termine: 30 giorni per l’assente

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte d’Appello, stabilendo che, a seguito della Riforma Cartabia, il termine per la richiesta di restituzione nel termine da parte di un imputato giudicato in assenza è di 30 giorni, e non di 10. La richiesta, presentata dopo aver ricevuto l’ordine di carcerazione, era quindi tempestiva. La Suprema Corte ha chiarito l’applicazione delle nuove norme e la competenza del giudice dell’esecuzione in materia.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel termine: 30 giorni per impugnare per l’imputato assente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale della procedura penale post-Riforma Cartabia: l’imputato giudicato in assenza ha 30 giorni, e non 10, per chiedere la restituzione nel termine per impugnare la sentenza. Questo principio, affermato nella sentenza n. 24934/2025, rafforza le garanzie difensive e corregge un’interpretazione errata della normativa da parte di una Corte d’Appello.

I Fatti del Caso

Una donna, condannata in appello, si vedeva recapitare un ordine di esecuzione per la carcerazione. Sosteneva di non aver mai ricevuto la notifica del decreto di citazione per il giudizio d’appello, in quanto erroneamente inviata a un difensore diverso da quello di sua fiducia. Di conseguenza, non era mai venuta a conoscenza della pendenza del processo di secondo grado.

Di fronte a questa situazione, presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione chiedendo l’annullamento della sentenza d’appello e dell’ordine di carcerazione. In subordine, chiedeva la restituzione nel termine per poter impugnare la sentenza di condanna. La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile. Secondo i giudici di merito, le nullità del processo di cognizione non potevano essere fatte valere in fase esecutiva e, soprattutto, la richiesta di restituzione era stata presentata oltre il termine di decadenza previsto dall’articolo 175 del codice di procedura penale, erroneamente calcolato in 10 giorni.

Il Ricorso in Cassazione e la nuova restituzione nel termine

La difesa ricorreva in Cassazione, lamentando un’evidente violazione di legge. Il punto centrale del ricorso era semplice ma decisivo: la Corte d’Appello aveva sbagliato a calcolare il termine. La Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha introdotto una specifica disciplina per l’imputato giudicato in assenza, prevedendo espressamente, all’art. 175, comma 2-bis, un termine di 30 giorni per presentare la richiesta.

Questo termine, secondo la difesa, decorreva dal momento in cui l’imputata aveva avuto conoscenza effettiva del provvedimento, ovvero dalla notifica dell’ordine di carcerazione. Poiché l’istanza era stata depositata entro i 30 giorni successivi, essa era pienamente tempestiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno ricostruito il quadro normativo delineato dalla Riforma Cartabia, evidenziando come questa abbia introdotto una nuova ipotesi di restituzione nel termine specificamente pensata per l’imputato giudicato in assenza.

1. Applicabilità della Nuova Disciplina: La Corte ha chiarito che le nuove disposizioni, entrate in vigore il 31 dicembre 2022, si applicano a tutte le sentenze pronunciate dopo tale data, come quella del caso in esame, emessa nel 2024.

2. Il Nuovo Termine di 30 Giorni: Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione del comma 2-bis dell’art. 175 c.p.p. Questa norma stabilisce che la richiesta di restituzione deve essere presentata, a pena di decadenza, “nel termine di trenta giorni da quello in cui l’imputato ha avuto effettiva conoscenza del provvedimento”. La Corte d’Appello, quindi, aveva errato nel ritenere applicabile un termine diverso e più breve.

3. Competenza del Giudice dell’Esecuzione: La Cassazione ha inoltre ribadito un principio importante: il giudice dell’esecuzione è competente a decidere sulla richiesta di restituzione quando questa è collegata a una contestazione sulla validità o sull’efficacia del titolo esecutivo (art. 670 c.p.p.). Pertanto, la Corte d’Appello, una volta dichiarata inammissibile la richiesta di nullità, avrebbe dovuto comunque esaminare nel merito l’istanza di restituzione nel termine.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso alla Corte d’Appello di Reggio Calabria per un nuovo esame. Quest’ultima dovrà ora valutare nel merito la richiesta della donna, applicando correttamente il principio di diritto secondo cui il termine per la richiesta di restituzione nel termine è di 30 giorni.

Questa sentenza rappresenta un’importante affermazione delle garanzie difensive per l’imputato assente, in linea con lo spirito della Riforma Cartabia. Essa assicura che chi non ha avuto effettiva conoscenza del processo a suo carico possa disporre di un tempo congruo per esercitare il proprio diritto di difesa e impugnare una sentenza di condanna.

Qual è il termine per chiedere la restituzione nel termine per un imputato giudicato in assenza dopo la Riforma Cartabia?
Il termine corretto, come stabilito dall’art. 175, comma 2-bis, del codice di procedura penale, è di 30 giorni.

Da quando decorre il termine di 30 giorni per la richiesta di restituzione?
Il termine di 30 giorni decorre dal momento in cui l’imputato ha avuto effettiva conoscenza del provvedimento di condanna, ad esempio dalla notifica dell’ordine di esecuzione per la carcerazione.

Il giudice dell’esecuzione è competente a decidere su una richiesta di restituzione nel termine?
Sì, il giudice dell’esecuzione è competente a decidere sulla richiesta di restituzione nel termine quando questa è presentata contestualmente a una contestazione sulla validità o efficacia del titolo esecutivo, come previsto dall’art. 670 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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