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Restituzione in termini: errore in udienza lo concede

La Corte di Cassazione ha concesso la restituzione in termini a due imputati per impugnare una sentenza di condanna. La decisione si fonda sulla discrepanza tra la data di rinvio dell’udienza comunicata oralmente dal giudice (13 settembre 2023) e quella erroneamente trascritta a verbale dal cancelliere (23 marzo 2023). I difensori, fidandosi della comunicazione orale, si sono presentati all’udienza di settembre, scoprendo solo allora che il processo era già stato celebrato e la sentenza emessa mesi prima, con i termini per l’appello ormai scaduti. La Corte ha ritenuto che tale errore costituisse un caso fortuito non imputabile agli imputati, giustificando la concessione di un nuovo termine per l’impugnazione.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione in termini: quando l’errore del tribunale salva il diritto di difesa

Nel complesso mondo della procedura penale, il rispetto dei termini è un principio cardine. Tuttavia, cosa accade quando un errore non imputabile all’imputato o al suo difensore fa scadere un termine cruciale, come quello per impugnare una sentenza? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di applicazione del principio della restituzione in termini, un fondamentale strumento di tutela del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda due imputati condannati in primo grado e successivamente anche in appello. Il fulcro della questione non risiede nel merito della condanna, ma in un vizio procedurale avvenuto durante il processo d’appello.

Durante un’udienza, il Presidente del Collegio comunicava a voce ai difensori presenti che il processo sarebbe stato rinviato a una data successiva, fissata per il 13 settembre 2023. I legali, prendendo atto di tale comunicazione, si preparavano per quella data. Tuttavia, il cancelliere, per errore, annotava sul verbale d’udienza una data completamente diversa e antecedente: il 23 marzo 2023.

Di conseguenza, la Corte di Appello ha celebrato l’udienza a marzo, in assenza degli imputati e dei loro difensori, e ha emesso una sentenza di conferma della condanna. La sentenza è stata poi depositata ad aprile, facendo decorrere da quel momento i termini per presentare ricorso in Cassazione.

I difensori, ignari di tutto, si sono presentati in tribunale il 13 settembre, come da comunicazione orale ricevuta, solo per scoprire che il processo si era già concluso e che il termine per l’impugnazione era irrimediabilmente scaduto.

La richiesta di restituzione in termini

Di fronte a questa situazione, i difensori hanno immediatamente presentato un’istanza ex art. 175 del codice di procedura penale, chiedendo la restituzione in termini. Hanno sostenuto che la loro impossibilità di osservare il termine per l’impugnazione era dovuta a un caso fortuito, ovvero l’errata trascrizione della data di rinvio sul verbale, a fronte di una diversa comunicazione orale da parte del giudice. A supporto della loro tesi, hanno allegato la documentazione che provava la loro versione dei fatti, inclusa l’annotazione sul ruolo d’udienza che indicava effettivamente la data del 13 settembre.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le richieste dei difensori. I giudici hanno ritenuto che le istanze fossero fondate e che gli elementi presentati provassero in modo documentale quanto accaduto.

La Corte ha sottolineato che dagli atti non emergeva in alcun modo che gli imputati o i loro legali avessero avuto effettiva conoscenza della reale data di udienza (23 marzo) o che avessero volontariamente scelto di non comparire. Al contrario, risultava provato che la mancata osservanza del termine per l’impugnazione era stata causata da un “caso fortuito legato ad elementi non da loro dipendenti”. La discrepanza tra la comunicazione orale del Presidente e la trascrizione del cancelliere ha creato un legittimo affidamento nei difensori sulla data errata, impedendo loro di esercitare il diritto di difesa e di impugnazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione riafferma un principio fondamentale: il diritto di difesa non può essere pregiudicato da errori procedurali dell’apparato giudiziario. La restituzione in termini si conferma uno strumento essenziale per rimediare a situazioni in cui una parte, senza colpa, si trova nell’impossibilità di rispettare una scadenza processuale. Questo caso specifico insegna che l’affidamento riposto nella comunicazione orale di un giudice in udienza è tutelato, specialmente quando un successivo errore materiale di cancelleria crea un’insanabile contraddizione. La pronuncia garantisce che gli imputati possano ora esercitare il loro diritto di impugnare la sentenza di condanna, ripristinando la correttezza del procedimento.

Quando è possibile ottenere la restituzione in termini per impugnare una sentenza?
È possibile quando la parte dimostra di non aver potuto osservare il termine per caso fortuito o forza maggiore, ovvero per un evento imprevedibile e non dipendente dalla propria volontà, come un errore nella comunicazione della data d’udienza da parte del tribunale.

Cosa prevale in caso di discrepanza tra la data d’udienza comunicata oralmente dal giudice e quella scritta a verbale?
Secondo questa decisione, se la parte dimostra di aver fatto affidamento sulla comunicazione orale del giudice e di non aver avuto conoscenza della diversa data trascritta a verbale, la discrepanza può configurare un caso fortuito che giustifica la restituzione nel termine per impugnare.

L’imputato deve dimostrare di non aver rinunciato volontariamente a comparire all’udienza?
No, in questo caso la Corte ha specificato che dagli atti non doveva desumersi che le parti avessero avuto effettiva conoscenza dell’udienza corretta e avessero volontariamente rinunciato a comparire. È stato sufficiente provare che l’assenza e la mancata impugnazione sono state causate dall’errore procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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