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Restituzione del termine: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante una richiesta di restituzione del termine. La sentenza chiarisce che, in caso di notifica difettosa, il termine per impugnare decorre dal momento dell’effettiva conoscenza del provvedimento. Pertanto, presentare un’istanza di restituzione del termine è un errore procedurale; la parte avrebbe dovuto impugnare direttamente l’atto non appena ne è venuta a conoscenza.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione del Termine: La Cassazione chiarisce quando la richiesta è errata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12670 del 2025, offre un importante chiarimento sulla corretta procedura da seguire in caso di mancata notifica di un provvedimento giudiziario. Il caso analizzato riguarda la differenza fondamentale tra l’impugnazione diretta e l’istanza di restituzione del termine, sottolineando come la scelta dello strumento sbagliato possa portare all’inammissibilità del ricorso. Questa decisione serve da monito per i professionisti del diritto sull’importanza della tempestività e della correttezza procedurale.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’ordinanza emessa dalla Corte di Appello di Napoli nel dicembre 2021. Sebbene il difensore di fiducia fosse presente all’udienza, la comunicazione del deposito del provvedimento venne erroneamente inviata a un precedente difensore d’ufficio, non più in carica. Di conseguenza, il legale attuale non ricevette mai la notifica ufficiale.

Trascorso un notevole lasso di tempo, nel luglio 2023, il difensore, per mero scrupolo, effettuava delle verifiche presso la cancelleria, scoprendo così l’esistenza dell’ordinanza emessa quasi due anni prima. Anziché procedere con l’impugnazione immediata del provvedimento, la difesa presentava un’istanza di restituzione del termine alla Corte di Appello, che la rigettava. Contro tale rigetto, veniva proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la corretta gestione della restituzione del termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte territoriale ma con motivazioni che delineano un principio procedurale cruciale. Gli Ermellini hanno stabilito che l’errore fondamentale della difesa è stato quello di richiedere la restituzione del termine invece di proporre direttamente l’impugnazione.

Il ragionamento della Corte è lineare: il termine per impugnare un provvedimento (in questo caso, di 15 giorni) inizia a decorrere non dalla data dell’atto, ma dal momento in cui la parte interessata ne ha effettiva conoscenza. Nel caso di specie, a causa della notifica difettosa, il termine non era mai validamente iniziato a decorrere fino al 12 luglio 2023, data in cui il difensore ha appreso dell’esistenza dell’ordinanza. A partire da quel giorno, la difesa aveva 15 giorni per presentare ricorso per Cassazione.

L’errore nella scelta dello strumento processuale

L’istituto della restituzione del termine, disciplinato dall’art. 175 c.p.p., è previsto per le situazioni in cui una parte non ha potuto rispettare una scadenza per ‘caso fortuito’ o ‘forza maggiore’. In questo scenario, tuttavia, non vi era un termine già scaduto da ‘recuperare’, bensì un termine che non era ancora iniziato a decorrere. Proponendo l’istanza, la difesa ha implicitamente ammesso di aver lasciato scadere un termine che, in realtà, era appena iniziato a correre dal momento della scoperta.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha evidenziato che, una volta acquisita la conoscenza certa del provvedimento, il difensore avrebbe dovuto impugnarlo tempestivamente, sollevando in quella sede la questione della tardività della notifica come prova della tempestività del proprio ricorso. La scelta di percorrere la via della restituzione del termine è stata ritenuta ‘irragionevole’ e proceduralmente scorretta.

Inoltre, la Corte ha specificato che, anche qualora l’istanza fosse stata lo strumento corretto, essa avrebbe dovuto essere presentata al giudice competente per l’impugnazione (in questo caso, la stessa Corte di Cassazione) e non al giudice che aveva emesso il provvedimento da impugnare (la Corte d’Appello), come previsto dall’art. 175, comma 4, c.p.p.

La Corte ha quindi ribadito un principio consolidato: non si può qualificare un’istanza di restituzione nel termine come un’impugnazione, poiché si tratta di rimedi giuridici distinti con presupposti e finalità differenti. Il principio di conservazione degli atti non è applicabile in questo contesto.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta una lezione fondamentale di procedura penale. Dimostra che la conoscenza ‘di fatto’ di un provvedimento, anche in assenza di una notifica formale e corretta, fa scattare l’onere di impugnazione. L’avvocato diligente, una volta scoperta l’esistenza di un atto non notificato, deve agire immediatamente utilizzando lo strumento principale (l’impugnazione), non un rimedio sussidiario come la restituzione del termine. Scegliere la strada sbagliata, come dimostra questo caso, porta a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria, rendendo definitivo il provvedimento che si intendeva contestare.

Se un avvocato non riceve la notifica di un provvedimento ma ne viene a conoscenza in altro modo, da quando decorre il termine per impugnare?
Risposta: Secondo la sentenza, il termine per impugnare (in questo caso di 15 giorni) decorre dal momento dell’effettiva conoscenza del provvedimento da parte del difensore, non dalla data della notifica errata.

In caso di mancata notifica e successiva conoscenza del provvedimento, qual è lo strumento corretto da utilizzare: l’impugnazione diretta o l’istanza di restituzione del termine?
Risposta: Lo strumento corretto è l’impugnazione diretta. La sentenza chiarisce che l’istanza di restituzione del termine è inappropriata perché il termine non è oggettivamente decorso e poi scaduto, ma ha semplicemente iniziato a decorrere dal momento della conoscenza effettiva.

Perché la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso?
Risposta: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la difesa ha utilizzato uno strumento giuridico errato (l’istanza di restituzione del termine) invece di proporre direttamente l’impugnazione una volta avuta conoscenza del provvedimento, lasciando così scadere il termine che era iniziato a decorrere proprio da quel momento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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