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Restituzione beni confiscati: l’istanza del terzo

Una società, terza estranea a un procedimento penale, ha richiesto la restituzione di un’imbarcazione confiscata. La richiesta era stata dichiarata inammissibile perché ritenuta ripetitiva. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, specificando che la restituzione beni confiscati può essere richiesta nuovamente se basata su nuovi elementi. Inoltre, ha ribadito che la confisca definitiva non è vincolante per i terzi che non hanno partecipato al processo originario.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione Beni Confiscati: Quando il Terzo Può Chiederla?

La questione della restituzione beni confiscati a seguito di un procedimento penale è complessa, specialmente quando a richiederla è un soggetto terzo, estraneo al reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui diritti del terzo proprietario e sui limiti del giudicato penale. Il caso analizzato riguarda la richiesta di restituzione di un’imbarcazione, di proprietà di una società, che era stata confiscata nell’ambito di un processo a carico di un’altra persona.

Il Caso: Una Barca Confiscata e la Richiesta di Restituzione

I fatti traggono origine dal sequestro di un’imbarcazione a bordo della quale erano stati rinvenuti 100 kg di sostanza stupefacente. Il procedimento penale si era concluso con una sentenza di patteggiamento nei confronti dell’imputato, che disponeva la confisca definitiva del natante.

Successivamente, la legale rappresentante della società proprietaria dell’imbarcazione presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenerne la restituzione. Il giudice dichiarava l’istanza inammissibile, motivando la decisione sulla base del fatto che si trattava di una confisca ormai definitiva e che richieste simili erano già state presentate “in svariate e numerose occasioni”.

Contro questa decisione, la società, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando la violazione di legge e un vizio di motivazione.

I Limiti alla Ripetitività dell’Istanza di Restituzione Beni Confiscati

Il primo punto affrontato dalla Suprema Corte riguarda la presunta ripetitività dell’istanza. Secondo il Codice di procedura penale (art. 666, comma 2), la mera riproposizione di una richiesta, basata sugli stessi elementi già esaminati e rigettati, ne determina l’inammissibilità. Questo principio, che estende l’effetto del ne bis in idem alla fase esecutiva, mira a evitare un uso strumentale della giustizia.

Tuttavia, la Corte chiarisce che l’effetto preclusivo del giudicato non è assoluto. È sempre possibile riproporre un’istanza se a suo fondamento vengono posti fatti nuovi o elementi di diritto che, seppur preesistenti, non erano stati dedotti o valutati nella precedente decisione. In altre parole, non è sufficiente che una richiesta sia stata già respinta; per dichiarare inammissibile una nuova istanza, il giudice deve verificare che essa non contenga alcun nuovo profilo di fatto o di diritto.

Il Diritto del Terzo Estraneo al Processo

Il secondo e fondamentale principio ribadito dalla Cassazione è quello relativo ai limiti soggettivi del giudicato. Una statuizione di confisca, contenuta in una sentenza divenuta irrevocabile, ha effetto e fa stato solo nei confronti dei soggetti che hanno partecipato al procedimento di cognizione.

I terzi che non hanno rivestito la qualità di parte in quel giudizio, come nel caso della società proprietaria dell’imbarcazione, non sono vincolati da tale decisione. Essi sono pienamente legittimati a richiedere la revoca della confisca in sede esecutiva, dimostrando il loro diritto di proprietà e la loro estraneità al reato. Nel caso di specie, la ricorrente aveva prodotto documentazione per attestare che la proprietà dell’imbarcazione era della società e non dell’imputato. La statuizione di confisca, quindi, non poteva precluderle il diritto di chiederne la revoca.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Sulla base di questi principi, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. In primo luogo, ha censurato la decisione del giudice dell’esecuzione come apodittica e carente di motivazione. Il giudice si era limitato ad affermare genericamente che l’istanza era ripetitiva, senza specificare a quali precedenti decisioni facesse riferimento e, soprattutto, senza spiegare perché la nuova richiesta fosse fondata sui medesimi elementi già valutati.

In secondo luogo, ha evidenziato l’errore di diritto nel ritenere la definitività della confisca un ostacolo insormontabile per la ricorrente. Essendo la società un soggetto terzo estraneo al processo penale conclusosi con la condanna, la statuizione sulla confisca non le era opponibile e non poteva impedirle di agire in sede esecutiva per tutelare il proprio diritto di proprietà.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma dei diritti del terzo proprietario di un bene sottoposto a confisca. Le conclusioni pratiche sono chiare: un’istanza di restituzione può essere ripresentata se supportata da nuovi elementi fattuali o giuridici non precedentemente esaminati. Inoltre, e soprattutto, il principio della definitività della confisca non si estende ai terzi estranei al procedimento, i quali conservano il pieno diritto di chiederne la revoca in sede esecutiva. La decisione del giudice che rigetta tale istanza deve essere sempre supportata da una motivazione adeguata e non meramente generica, pena l’annullamento.

Una richiesta di restituzione di un bene confiscato può essere ripresentata dopo un primo rigetto?
Sì, la sentenza chiarisce che la riproposizione di un’istanza di restituzione è ammissibile a condizione che sia fondata su elementi di fatto o di diritto nuovi, ovvero su elementi che, pur preesistenti, non sono stati dedotti o valutati nella decisione precedente.

La confisca disposta con una sentenza definitiva è sempre irrevocabile per tutti?
No. La statuizione di confisca contenuta in una sentenza divenuta irrevocabile è vincolante solo per i soggetti che hanno partecipato a quel procedimento. Un terzo estraneo al processo, come la società proprietaria del bene in questo caso, è legittimato a richiederne la revoca in sede esecutiva.

Cosa succede se il giudice dichiara inammissibile un’istanza con una motivazione generica?
Una decisione che si limita ad affermare in modo apodittico e generico che un’istanza è ripetitiva, senza specificare le ragioni e senza confrontare la nuova richiesta con le precedenti, è viziata per mancanza di motivazione. Come avvenuto nel caso di specie, tale provvedimento può essere annullato dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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