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Restituzione atti al P.M.: quando è abnorme?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2895/2024, ha stabilito che costituisce un provvedimento abnorme la decisione del giudice del dibattimento di disporre la restituzione degli atti al Pubblico Ministero a causa di un vizio nella notificazione del decreto di citazione. In questi casi, il giudice ha il potere e il dovere di ordinare direttamente il rinnovo della notifica, evitando un’indebita regressione del procedimento che viola il principio della ragionevole durata del processo.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione atti al P.M. per notifica nulla: la Cassazione ribadisce l’abnormità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2895/2024) affronta un tema cruciale per l’efficienza del processo penale: la gestione dei vizi di notifica. La Corte ha chiarito che la decisione del giudice di disporre la restituzione atti al P.M. a causa di una notifica irregolare del decreto di citazione costituisce un provvedimento abnorme, che causa un’inutile regressione del procedimento. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Milano. In fase di verifica della regolare costituzione delle parti, il giudice accertava la mancata notifica del decreto di citazione a giudizio all’imputato. Anziché provvedere a sanare il vizio, il Tribunale disponeva la restituzione dell’intero fascicolo al Pubblico Ministero affinché procedesse nuovamente alla notifica.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che tale provvedimento fosse “abnorme”, ovvero estraneo al corretto sviluppo processuale, e violasse precise disposizioni del codice di procedura penale che attribuiscono al giudice il compito di rimediare ai vizi di notificazione.

La gestione della nullità e la restituzione atti al P.M.

La questione giuridica centrale riguarda i poteri del giudice del dibattimento di fronte a una nullità della notificazione. Il codice di procedura penale, in linea con il principio di massima semplificazione e ragionevole durata del processo (art. 111 Cost.), stabilisce una chiara ripartizione di compiti.

Il Pubblico Ministero ha il compito di emettere il decreto di citazione e curarne la notifica. Tuttavia, una volta che il processo giunge alla fase dibattimentale, la gestione di eventuali vizi procedurali, come quelli relativi alle notifiche, spetta al giudice. Imporre una regressione del procedimento, con la restituzione atti al P.M., solo per far rinnovare una notifica, rappresenta una complicazione irragionevole e un allungamento ingiustificato dei tempi processuali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, qualificando l’ordinanza del Tribunale come un provvedimento di tipo “strutturalmente abnorme”.

I giudici di legittimità hanno operato una distinzione fondamentale:
1. Nullità del decreto di citazione: Un vizio che riguarda il contenuto stesso dell’atto di accusa. In certi casi, la sua rilevazione può giustificare una regressione.
2. Nullità della mera notificazione: Un vizio che riguarda unicamente la procedura di comunicazione dell’atto. In questo caso, il codice (art. 420 e 484 cod. proc. pen.) impone al giudice di ordinare “la rinnovazione degli avvisi, delle citazioni, delle comunicazioni e delle notificazioni di cui dichiara la nullità”.

L’ordine di rinnovazione, precisa la Corte, è un compito che il giudice deve affidare alla propria cancelleria, senza dover investire nuovamente il Pubblico Ministero. La scelta contraria, operata dal Tribunale di Milano, si colloca al di fuori del sistema, determinando un’indebita regressione e una conseguente dilatazione dei tempi del processo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per la corretta amministrazione della giustizia: il processo deve procedere in avanti, senza inutili ritorni a fasi precedenti. La restituzione atti al P.M. per un mero vizio di notifica non è una scorciatoia, ma un errore procedurale che lede il principio di efficienza e ragionevole durata del processo.

Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un chiaro monito: il giudice del dibattimento è il dominus della fase processuale e ha gli strumenti per sanare le nullità notificatorie. L’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata e la restituzione degli atti al Tribunale di Milano per la prosecuzione del giudizio ristabiliscono il corretto iter procedurale, garantendo che sia il giudice procedente ad adottare le determinazioni necessarie per sanare il vizio e proseguire con il dibattimento.

Cosa deve fare il giudice se la notifica del decreto di citazione all’imputato è nulla?
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice del dibattimento, una volta dichiarata la nullità della notificazione, deve ordinarne direttamente il rinnovo, senza restituire gli atti al Pubblico Ministero.

Perché la restituzione degli atti al Pubblico Ministero per un vizio di notifica è un provvedimento abnorme?
È considerato abnorme perché determina un’indebita regressione del procedimento, ponendosi al di fuori del normale sviluppo processuale previsto dalla legge. Questo comporta un ingiustificato allungamento dei tempi, violando il principio della ragionevole durata del processo.

Qual è la differenza tra nullità della citazione e nullità della notificazione?
La nullità della citazione riguarda un vizio del contenuto dell’atto stesso con cui si chiama in giudizio l’imputato. La nullità della notificazione, invece, riguarda esclusivamente il procedimento con cui tale atto viene comunicato alla parte, lasciando intatta la validità dell’atto in sé.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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