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Responsabilità proprietario cane: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7486 del 2025, ha confermato la condanna per lesioni colpose a carico del proprietario e della detentrice di un cane che aveva morso una persona in un centro commerciale. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo i principi sulla responsabilità del proprietario del cane e sul dovere di adottare ogni cautela, come l’uso della museruola in luoghi pubblici. È stato inoltre chiarito che un risarcimento parziale non è sufficiente per estinguere il reato.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità proprietario cane: Obbligo di Museruola e Custodia secondo la Cassazione

La responsabilità del proprietario di un cane è un tema di grande attualità, che la Corte di Cassazione ha recentemente affrontato con la sentenza n. 7486/2025. Questa pronuncia chiarisce in modo inequivocabile i doveri di custodia e controllo che gravano non solo sul proprietario, ma anche su chiunque detenga l’animale, anche solo momentaneamente. Analizziamo i fatti, le motivazioni della Corte e le implicazioni pratiche di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un’aggressione in un Centro Commerciale

Il caso riguarda due persone, il proprietario di un cane e la persona che lo conduceva al guinzaglio, condannati per le lesioni provocate dal loro animale a un passante all’interno di un centro commerciale. L’animale, sebbene tenuto al guinzaglio, non indossava la museruola e, avvicinatosi a un altro avventore, lo ha morso. I due responsabili avevano tentato di chiudere la questione offrendo alla vittima una somma di 500 euro a titolo di risarcimento, ma sia il Giudice di Pace che il Tribunale avevano confermato la loro colpevolezza, stabilendo una pena pecuniaria e un risarcimento provvisionale ben più consistente.

La Decisione della Corte: La responsabilità del proprietario del cane e del detentore

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. L’errata valutazione della condotta riparatoria: sostenevano che il versamento di 500 euro dovesse essere considerato sufficiente a estinguere il reato.
2. L’insussistenza della loro posizione di garanzia: affermavano di non avere l’obbligo di usare la museruola e che la colpa fosse della vittima, che si era avvicinata volontariamente al cane.
3. Il travisamento della prova: lamentavano che la condanna fosse basata unicamente sulla testimonianza della parte civile.

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi di ricorso inammissibili, confermando integralmente la condanna. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa. Innanzitutto, ha stabilito che, nei procedimenti di competenza del Giudice di Pace, il ricorso in Cassazione è limitato a violazioni di legge e non può contestare la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito.

Sul primo motivo, relativo al risarcimento, i giudici hanno chiarito che la condotta riparatoria, per estinguere il reato, deve essere congrua. La congruità non si valuta solo in base al danno materiale, ma deve soddisfare anche esigenze di riprovazione e prevenzione. Una somma di 500 euro è stata ritenuta palesemente insufficiente a fronte delle lesioni subite e delle spese legali sostenute dalla vittima.

Il punto cruciale della sentenza riguarda la posizione di garanzia. La Corte ha ribadito un principio consolidato: chiunque detenga un animale, sia esso il proprietario o un semplice conduttore, ha l’obbligo giuridico di controllarlo e di adottare ogni cautela per prevenire danni a terzi. Questo dovere include l’uso del guinzaglio e della museruola, specialmente in luoghi affollati e aperti al pubblico come un centro commerciale. La presenza di altre persone impone un livello di prudenza superiore. La responsabilità, quindi, non è esclusa dal semplice uso del guinzaglio se l’animale può comunque aggredire chi gli sta vicino.

Infine, la Cassazione ha respinto l’argomento relativo al comportamento della vittima. Anche se la persona offesa si fosse avvicinata volontariamente al cane, ciò non sarebbe sufficiente a interrompere il nesso causale tra la condotta negligente dei detentori (mancato uso della museruola e controllo inadeguato) e l’aggressione. Al massimo, il comportamento imprudente della vittima potrebbe configurare un concorso di colpa, ma non elimina la responsabilità di chi ha il dovere di custodire l’animale.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza alcuni principi fondamentali per chi possiede o conduce un cane. La responsabilità del proprietario del cane (e di chi lo detiene) è molto ampia e non ammette leggerezze. L’obbligo di custodia impone l’adozione di tutte le misure necessarie a evitare aggressioni, e l’uso della museruola in luoghi pubblici è una di queste cautele essenziali. Inoltre, la decisione sottolinea che tentare di risolvere la questione con un risarcimento simbolico non è una strategia valida per evitare le conseguenze penali di un’omessa custodia. La valutazione del giudice sulla congruità della riparazione è un passaggio fondamentale che tiene conto della gravità del fatto nella sua interezza.

Chi è responsabile se un cane morde una persona?
La responsabilità ricade sia sul proprietario dell’animale sia su chiunque lo stia conducendo o detenendo in quel momento. La sentenza chiarisce che la semplice detenzione, anche materiale e di fatto, fa sorgere una ‘posizione di garanzia’ che impone l’obbligo di controllare l’animale e prevenire danni a terzi.

L’uso della museruola per il cane è sempre obbligatorio nei luoghi pubblici?
La sentenza stabilisce che in presenza di altre persone, specialmente in luoghi aperti al pubblico come un centro commerciale, occorre adottare cautele idonee a evitare pericoli, e quindi portare l’animale al guinzaglio e munirlo di museruola. La necessità della cautela è determinata dalla specifica situazione di potenziale pericolo per terzi.

Offrire un risarcimento parziale alla vittima è sufficiente per evitare una condanna penale?
No. Per ottenere l’estinzione del reato attraverso la condotta riparatoria, il risarcimento deve essere ritenuto ‘congruo’ dal giudice. La congruità non si limita al solo danno materiale, ma deve essere adeguata a soddisfare anche le esigenze di riprovazione del reato e di prevenzione. Un’offerta parziale, come nel caso di specie, è stata giudicata insufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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