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Responsabilità prestanome: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un amministratore di diritto, considerato un mero ‘prestanome’, per il reato di omessa dichiarazione. Secondo la Corte, la responsabilità del prestanome sussiste poiché l’accettazione della carica comporta doveri di vigilanza. Inoltre, il dolo specifico di evasione è compatibile con il dolo eventuale, ovvero l’accettazione del rischio che l’omissione degli adempimenti fiscali porti all’evasione delle imposte.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità Prestanome: La Cassazione non ammette ignoranza

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 18457/2025, affronta un tema cruciale nel diritto penale tributario: la responsabilità del prestanome. Chi accetta formalmente la carica di amministratore di una società, pur lasciando la gestione di fatto ad altri, può essere chiamato a rispondere penalmente per i reati commessi dalla società stessa? La risposta della Suprema Corte è netta e conferma un orientamento consolidato: l’accettazione della carica non è una mera formalità, ma comporta doveri e responsabilità precise.

Il caso in esame: un amministratore ‘testa di legno’

Il caso riguarda un amministratore di diritto di una S.r.l., condannato in primo e secondo grado per plurime violazioni dell’art. 5 del D.Lgs. 74/2000, ovvero per omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali. La difesa dell’imputato si basava su un’argomentazione classica in questi casi: egli era un semplice ‘prestanome’ o ‘testa di legno’, totalmente estraneo alla gestione effettiva della società, amministrata di fatto da un altro soggetto. Secondo la tesi difensiva, mancava l’elemento soggettivo del reato, ossia il dolo specifico di evasione, in quanto l’imputato non era neppure consapevole dell’ammontare dell’imposta evasa e del superamento della soglia di punibilità.

La Responsabilità del Prestanome secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato e cogliendo l’occasione per ribadire i principi fondamentali in materia di responsabilità del prestanome. I giudici hanno sottolineato che la responsabilità penale dell’amministratore di diritto si fonda sui doveri intrinsecamente connessi alla carica assunta. Chi accetta di diventare legale rappresentante di una società assume l’obbligo giuridico di vigilare e controllare la gestione, impedendo la commissione di illeciti.

Sottrarsi a questi doveri non esclude la colpevolezza, ma, al contrario, ne costituisce il fondamento. La semplice accettazione della carica, anche se come mero prestanome, implica l’assunzione di una posizione di garanzia che non può essere disattesa senza conseguenze.

Il Dolo Specifico e la sua Compatibilità con il Dolo Eventuale

Un punto centrale della sentenza riguarda la natura del dolo. Il reato di omessa dichiarazione richiede il ‘dolo specifico’, ovvero l’intenzione di evadere le imposte. La difesa sosteneva che un prestanome ignaro non potesse avere tale intenzione. La Cassazione, invece, ha ribadito un principio ormai consolidato: il dolo specifico di evasione è pienamente compatibile con il ‘dolo eventuale’.

Questo significa che per la condanna non è necessario dimostrare che l’amministratore volesse direttamente evadere le tasse. È sufficiente provare che egli, omettendo ogni forma di controllo sulla gestione fiscale, si sia rappresentato la concreta possibilità che da tale condotta potesse derivare un’evasione fiscale e ne abbia accettato il rischio.

Le Motivazioni

Nella sua motivazione, la Corte ha valorizzato un elemento emerso dalle stesse dichiarazioni dell’imputato. Egli aveva ammesso ‘di essersi comunque preoccupato che gli adempimenti fiscali potessero non essere stati eseguiti’, ma di non aver mai controllato perché l’amministratore di fatto era ‘sfuggente’. Questa ammissione, per i giudici, è la prova della piena consapevolezza del rischio. L’imputato, pur sospettando le irregolarità, ha scelto deliberatamente di non intervenire, accettando così le possibili conseguenze illecite del suo disinteresse. La Corte ha evidenziato come questa condotta, protratta per numerosi esercizi fiscali e per importi significativamente superiori alla soglia di punibilità, renda palese il dolo, quantomeno nella sua forma eventuale. Inoltre, i giudici hanno dichiarato inammissibile la doglianza relativa alla mancata consapevolezza dell’importo evaso, in quanto non era stata specificamente sollevata nel precedente grado di giudizio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un messaggio chiaro: la figura del prestanome non costituisce uno scudo contro la responsabilità penale. L’ordinamento non tollera che si accettino cariche sociali solo per ‘fare un favore’ o per disinteresse, scaricando ogni responsabilità sul gestore di fatto. L’amministratore di diritto ha il dovere di vigilare e la sua inerzia colpevole, quando si traduce nell’accettazione del rischio che vengano commessi reati, è sufficiente a fondare un giudizio di colpevolezza per i reati tributari. La decisione riafferma l’importanza dei doveri di controllo legati alle cariche sociali come presidio di legalità fiscale.

Un amministratore ‘prestanome’ può essere ritenuto penalmente responsabile per i reati tributari della società?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità penale dell’amministratore di diritto (prestanome) si fonda sui doveri di vigilanza e controllo connessi alla carica. Omettendo di impedire un evento che aveva l’obbligo di prevenire, come l’evasione fiscale, egli risponde penalmente del reato.

Per il reato di omessa dichiarazione è sufficiente il dolo eventuale?
Sì. La Corte ha ribadito che il dolo specifico di evasione, richiesto dalla norma, è compatibile con il dolo eventuale. Ciò significa che è sufficiente che l’amministratore abbia accettato il rischio che la sua omissione di controllo potesse portare all’evasione delle imposte, anche senza volerla direttamente.

Cosa ha considerato la Corte per affermare la colpevolezza dell’imputato in questo caso?
La Corte ha ritenuto decisiva l’ammissione dell’imputato di essersi preoccupato per il mancato adempimento degli obblighi fiscali, ma di non aver mai effettuato controlli. Questa circostanza ha dimostrato la sua piena consapevolezza del rischio e la sua accettazione, integrando così l’elemento soggettivo del reato, anche nella forma del dolo eventuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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