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Responsabilità penale del supermercato: analisi e HACCP

I responsabili di un supermercato sono stati condannati per la vendita di lattuga con pesticidi oltre i limiti di legge. In loro difesa, sostenevano che la responsabilità fosse unicamente del produttore e che il loro unico obbligo fosse garantire la tracciabilità del prodotto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la responsabilità penale del supermercato. La Corte ha stabilito che la mera esistenza di un piano HACCP non è sufficiente a esonerare da colpa; il rivenditore ha l’obbligo di effettuare controlli attivi a campione per garantire la sicurezza alimentare, poiché la sola tracciabilità non basta.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità penale del supermercato per alimenti non conformi: il caso della lattuga con pesticidi

La responsabilità penale del supermercato in materia di sicurezza alimentare è un tema di cruciale importanza per operatori del settore e consumatori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 687/2024) ha ribadito principi fondamentali, chiarendo che la semplice adozione di un piano HACCP e la garanzia di tracciabilità non sono sufficienti a esonerare il venditore finale da colpa in caso di prodotti non conformi. Analizziamo il caso di una partita di lattuga contenente pesticidi oltre i limiti di legge, che ha portato alla condanna dei responsabili di un punto vendita.

Il Fatto: la contestazione e la difesa degli imputati

Il caso ha origine dalla scoperta, presso un supermercato, di lattughe contenenti “formetanate cloridrato”, una sostanza fitosanitaria, in quantità superiori ai limiti legali. Il consigliere della società di gestione e il direttore del punto vendita venivano condannati per aver detenuto per la vendita prodotti alimentari non conformi, in violazione della legge n. 283 del 1962.

La tesi difensiva si basava su due argomenti principali:
1. Violazione della normativa europea: Secondo la difesa, le normative UE in materia di sicurezza alimentare attribuiscono la responsabilità primaria dei controlli sui residui di fitofarmaci ai produttori agricoli, non ai distributori finali.
2. Corretta applicazione del piano di autocontrollo: Gli imputati sostenevano di aver adempiuto al loro unico obbligo, ovvero quello di garantire la “rintracciabilità di filiera”, che aveva permesso di identificare immediatamente il fornitore. I controlli analitici a campione, a loro dire, sarebbero stati una mera facoltà e non un obbligo giuridico.

La responsabilità penale del supermercato secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando i ricorsi inammissibili. I giudici hanno chiarito che la responsabilità penale del supermercato non può essere esclusa sulla base di una delega implicita al produttore. Il venditore finale, in qualità di “operatore del settore alimentare” ai sensi del Regolamento (CE) n. 178/2002, ha il dovere di garantire che i prodotti immessi in commercio sotto il suo controllo siano sicuri e conformi alla legge.

L’inefficacia del piano HACCP formale

Un punto centrale della sentenza riguarda il valore del piano di autocontrollo HACCP. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la mera esistenza formale di un piano HACCP non è sufficiente a esonerare l’imprenditore dalla responsabilità penale. Il piano deve essere concretamente efficace e funzionante.

Il ritrovamento di alimenti non a norma è la prova stessa di una “cattiva osservanza” del piano di autocontrollo. Come affermato dalla Corte, “il piano di autocontrollo esiste se funziona e previene tempestivamente ed in concreto i rischi alimentari, altrimenti resta solo lettera morta”.

Oltre la tracciabilità: l’obbligo di controllo attivo

La Corte ha smontato l’argomento secondo cui l’unico obbligo del distributore sarebbe la tracciabilità. Sebbene fondamentale, la rintracciabilità serve a gestire un’emergenza (ritirando un lotto contaminato), ma non previene il rischio. Per prevenire, è necessario un controllo attivo.

La “possibilità” di eseguire controlli a campione, prevista dal piano HACCP, non va interpretata come una mera facoltà discrezionale, ma come una “regola cautelare” che l’operatore deve adottare per evitare di incorrere in colpa. L’omissione di tali controlli, soprattutto su prodotti sfusi e potenzialmente a rischio come gli ortaggi, integra la negligenza e fonda la responsabilità penale.

Il rigetto del principio di affidamento

Infine, la Corte ha escluso l’applicabilità del principio di affidamento, secondo cui il supermercato avrebbe potuto confidare ciecamente nella correttezza del proprio fornitore. Nel settore alimentare, la responsabilità è condivisa lungo tutta la filiera. L’ultimo anello, il venditore, ha il dovere di vigilare, poiché la sua condotta omissiva (il mancato controllo) è una causa diretta della messa in pericolo della salute pubblica.

Le motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione della normativa nazionale ed europea in un’ottica di tutela sostanziale della salute del consumatore. La responsabilità non può essere frammentata e scaricata unicamente sul primo anello della catena produttiva. Ogni operatore, incluso il distributore finale, ha un ruolo attivo e obblighi specifici. L’autocontrollo non è un adempimento burocratico, ma un sistema dinamico di prevenzione del rischio che richiede l’adozione di tutte le cautele necessarie, compresi i controlli analitici, per garantire che solo prodotti sicuri raggiungano il mercato.

Conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro a tutti gli operatori della grande distribuzione: la responsabilità penale del supermercato per la vendita di alimenti non sicuri è diretta e concreta. Non è possibile nascondersi dietro la tracciabilità o la presunta responsabilità esclusiva dei fornitori. È necessario implementare un sistema di autocontrollo efficace che includa verifiche a campione sui prodotti, specialmente quelli più a rischio. Solo un approccio proattivo alla sicurezza alimentare può tutelare l’azienda da gravi conseguenze legali e, soprattutto, proteggere la salute dei consumatori.

Un supermercato è responsabile se vende un prodotto agricolo con pesticidi oltre i limiti, anche se non lo ha prodotto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il commerciante che immette sul mercato prodotti alimentari sfusi non regolamentari è responsabile penalmente, anche se è estraneo al processo produttivo. Ha l’obbligo di effettuare controlli preventivi per evitare la commercializzazione di prodotti non sicuri.

Avere un piano di autocontrollo HACCP e garantire la tracciabilità del prodotto è sufficiente per escludere la responsabilità penale del supermercato?
No. La mera esistenza di un piano HACCP e l’adempimento dell’obbligo di tracciabilità non sono sufficienti. Se il piano non previene efficacemente il rischio (come dimostra la presenza di un prodotto contaminato), l’operatore è ritenuto colpevole. L’omissione di controlli analitici, anche se facoltativi nel piano, integra la colpa.

Il supermercato può fidarsi ciecamente del suo fornitore o deve effettuare controlli propri sui prodotti che vende?
Non può fidarsi ciecamente. Il principio di affidamento non esclude la responsabilità del venditore. La Corte ha stabilito che l’operatore a valle (il supermercato) ha il dovere di adottare tutte le cautele necessarie per garantire la sicurezza dei prodotti, inclusa l’esecuzione di controlli a campione, e non può semplicemente trasferire tutta la responsabilità al produttore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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