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Responsabilità penale amministratore: quando risponde

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore di una S.r.l. condannato per omessa dichiarazione dei redditi e occultamento di scritture contabili. La sentenza ribadisce che la responsabilità penale dell’amministratore per reati fiscali sussiste anche in caso di delega a un professionista, poiché i doveri dichiarativi sono personali e indelegabili. Inoltre, viene chiarito che per invocare la prescrizione nel caso di distruzione di documenti, spetta all’imputato provare la data dell’avvenuta distruzione.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità Penale Amministratore: Doveri Inderogabili e Dolo Specifico

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 41194/2024, offre spunti cruciali sulla responsabilità penale dell’amministratore in materia di reati tributari. La decisione chiarisce che delegare la gestione fiscale a un professionista non esonera l’amministratore dai propri doveri e dalle conseguenti responsabilità. Questo principio riafferma la centralità del ruolo di vigilanza e controllo che ogni amministratore è tenuto a esercitare.

Il Caso in Esame

I fatti riguardano il legale rappresentante di una società a responsabilità limitata, condannato in appello per reati fiscali. Nello specifico, gli venivano contestati i delitti di omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi per due annualità e di occultamento o distruzione delle scritture contabili obbligatorie, al fine di impedire la ricostruzione dei redditi e del volume d’affari.

La Corte d’Appello, pur escludendo l’aggravante della recidiva e rideterminando la pena, aveva confermato la condanna. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Errata valutazione del dolo: Sosteneva che i giudici di merito non avessero approfondito la sua effettiva consapevolezza del comportamento illecito, specie in relazione al dolo specifico di evasione.
2. Maturazione della prescrizione: Contestava il calcolo dei termini di prescrizione del reato, ritenendoli ormai decorsi.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni dense di significato per chiunque ricopra cariche amministrative.

Le Motivazioni della Cassazione: I Principi sulla Responsabilità Penale dell’Amministratore

I giudici hanno smontato le argomentazioni difensive, ribadendo principi consolidati in giurisprudenza.

Il Dovere di Vigilanza e la Natura Personale degli Obblighi Fiscali

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato generico. La Corte ha sottolineato che l’amministratore di diritto è il destinatario diretto degli obblighi tributari. La semplice accettazione della carica comporta l’assunzione di precisi doveri di vigilanza e controllo. L’affidamento a un professionista (come un commercialista) per la predisposizione e l’invio telematico delle dichiarazioni fiscali non elimina la responsabilità penale dell’amministratore.

Questo dovere è considerato personale e indelegabile. Di conseguenza, l’amministratore risponde per l’omessa dichiarazione non per una ‘culpa in vigilando’ (colpa nella vigilanza) sul professionista, ma per la violazione diretta di un obbligo che la legge pone a suo carico. Il dolo specifico, ovvero l’intenzione di evadere le imposte, non deriva dalla semplice omissione, ma può essere desunto da elementi fattuali concreti, come il successivo e sistematico mancato pagamento delle imposte dovute, che dimostra una volontà preordinata a non adempiere agli obblighi fiscali.

L’Onere della Prova in Tema di Prescrizione per Distruzione di Scritture Contabili

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha affrontato la distinzione tra il reato di distruzione e quello di occultamento di documenti contabili. La distruzione è un reato istantaneo, che si consuma nel momento in cui i documenti vengono eliminati. L’occultamento, invece, è un reato permanente, la cui condotta illecita perdura fino al momento dell’accertamento fiscale.

Quando, come nel caso di specie, le due condotte sono contestate in via alternativa, spetta all’imputato che invoca la prescrizione dimostrare due elementi: che la documentazione sia stata effettivamente distrutta (e non solo nascosta) e l’epoca in cui tale distruzione è avvenuta. In assenza di tale prova, il reato si considera permanente e il termine di prescrizione inizia a decorrere solo dalla data della conclusione della verifica fiscale. Effettuati i dovuti calcoli, tenendo conto anche dei periodi di sospensione del processo, la prescrizione non era ancora maturata al momento della decisione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un monito per tutti gli amministratori di società. La responsabilità penale dell’amministratore non può essere schermata semplicemente delegando compiti a terzi. È fondamentale mantenere un ruolo attivo di controllo e vigilanza sulla gestione contabile e fiscale. L’accettazione della carica amministrativa non è una mera formalità, ma comporta l’assunzione di obblighi personali il cui inadempimento può avere gravi conseguenze penali. La pronuncia chiarisce inoltre che, in ambito processuale, le eccezioni come quella sulla prescrizione devono essere supportate da prove concrete, invertendo l’onere probatorio a carico dell’imputato in specifiche circostanze.

L’amministratore di una società è penalmente responsabile se affida la gestione fiscale a un commercialista?
Sì. Secondo la Corte, l’affidamento dell’incarico a un professionista non esonera l’amministratore dalla responsabilità penale per il reato di omessa dichiarazione, poiché l’obbligo di presentare la dichiarazione è considerato dalla legge personale e indelegabile. L’amministratore resta il diretto destinatario degli obblighi di legge.

Come si prova l’intenzione di evadere le tasse (dolo specifico) nel reato di omessa dichiarazione?
La prova del dolo specifico di evasione non deriva dalla semplice violazione dell’obbligo dichiarativo, ma dalla ricorrenza di elementi fattuali che dimostrano la consapevole volontà di evadere. La sentenza indica che tale prova può essere desunta anche dal comportamento successivo, come il mancato pagamento delle imposte dovute e non dichiarate.

Cosa deve dimostrare l’imputato per beneficiare della prescrizione in caso di accusa di occultamento o distruzione di scritture contabili?
Quando l’accusa è formulata in modo alternativo (occultamento o distruzione), l’imputato che vuole far valere la prescrizione deve dimostrare sia che la documentazione contabile è stata effettivamente distrutta (e non semplicemente nascosta), sia l’epoca esatta in cui è avvenuta la distruzione. In mancanza di tale prova, il reato è considerato permanente (occultamento) e il termine di prescrizione inizia a decorrere solo dal momento dell’accertamento fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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