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Responsabilità penale amministratore: il caso di oggi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un amministratore condannato per reati fiscali. Nonostante le dimissioni formali, la sua gestione di fatto della società è stata provata, confermando la sua responsabilità penale come amministratore. La Corte ha ritenuto irrilevante il subentro di un nuovo amministratore legale, data la continuità della gestione da parte del ricorrente.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità Penale Amministratore: Cosa Succede se Ti Dimetti Solo Formalmente?

La responsabilità penale amministratore è un tema cruciale nel diritto societario e penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: le dimissioni formali non bastano a escludere la responsabilità per i reati fiscali se l’amministratore continua a gestire di fatto la società. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Reati Fiscali

Il caso riguarda un imprenditore, amministratore di una S.r.l., condannato in primo e secondo grado per un reato fiscale previsto dall’art. 4 del D.Lgs. 74/2000, relativo alla dichiarazione IVA per l’anno d’imposta 2014. L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di essersi dimesso dalla carica nel luglio 2014, prima della scadenza dei termini per la presentazione della dichiarazione, e che un nuovo amministratore era subentrato al suo posto. A suo avviso, questo avrebbe dovuto escludere la sua responsabilità, in particolare per quanto riguarda l’elemento soggettivo del reato.

La Difesa dell’Amministratore

La tesi difensiva si basava su due punti principali:
1. Dimissioni dalla carica: L’imputato sosteneva che, essendosi dimesso, non poteva essere ritenuto responsabile per un adempimento fiscale successivo alla sua uscita formale dalla società.
2. Assenza di dolo: Di conseguenza, mancava la volontà di commettere il reato, dato che la gestione era passata a un’altra persona.

La Decisione della Corte e la Responsabilità Penale dell’Amministratore di Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni della difesa una mera ripetizione di quanto già esaminato e respinto nei gradi di merito. La Corte ha sottolineato che le prove raccolte dimostravano in modo inequivocabile che, nonostante le dimissioni formali e il subentro di un nuovo amministratore, l’imputato non aveva mai smesso di essere il gestore di fatto della società.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su una serie di elementi concreti che rendevano la tesi delle dimissioni puramente formale e irrilevante ai fini della responsabilità penale. Tra questi:

* Presenza durante i controlli fiscali: L’imprenditore era presente durante la redazione del verbale di constatazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, dove figurava come parte, legale rappresentante e firmatario.
* Qualifica negli atti di accertamento: Era identificato come legale rappresentante anche nel successivo avviso di accertamento.
* Adempimenti fiscali successivi: Era stato lo stesso ricorrente a presentare la dichiarazione dei redditi della società per l’anno 2015, un atto incompatibile con una reale cessazione della carica.
* Risultanze della visura camerale: Una visura del 2018 indicava che l’imprenditore rivestiva ininterrottamente la carica di amministratore unico fin dal 2009.

Questi elementi, secondo la Corte, dimostravano una gestione continua e mai interrotta. Il subentro del nuovo amministratore è stato considerato un mero schermo formale, incapace di spostare la responsabilità penale dall’amministratore di fatto a quello di diritto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: nel diritto penale tributario, ciò che conta è l’esercizio effettivo dei poteri di gestione. La figura dell’amministratore di fatto prevale su quella dell’amministratore di diritto. Per un imprenditore, ciò significa che le dimissioni sono efficaci per liberarsi da responsabilità future solo se sono reali e sostanziali, comportando un’effettiva cessazione di ogni potere gestorio. Continuare a dirigere l’azienda, anche senza una carica formale, espone al rischio di rispondere penalmente per i reati commessi dalla società. La sentenza serve da monito: le manovre elusive o le intestazioni fittizie non proteggono dalle conseguenze legali.

Le dimissioni formali dalla carica di amministratore escludono sempre la responsabilità penale per i reati fiscali della società?
No, secondo la Corte non escludono la responsabilità se viene provato che l’amministratore dimissionario ha continuato a gestire di fatto la società, mantenendo il controllo effettivo sulle sue attività.

Quali elementi possono dimostrare che un amministratore è in realtà il gestore di fatto?
Elementi come la sua presenza durante i controlli fiscali in qualità di rappresentante, la firma di documenti societari, la presentazione di dichiarazioni fiscali successive alle dimissioni e le risultanze della visura camerale possono dimostrare una gestione di fatto.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna dell’amministratore e condannandolo al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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