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Responsabilità penale amministratore: delega inutile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore societario condannato per omessa dichiarazione dei redditi. La sentenza ribadisce che la responsabilità penale dell’amministratore è personale e non delegabile. Affidare l’incarico a un commercialista non esonera il legale rappresentante dai suoi doveri fiscali, configurandosi l’omissione come un reato proprio che solo lui può commettere.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità penale amministratore: la delega al commercialista non è una scusante

La responsabilità penale amministratore di una società è un tema complesso e delicato, specialmente in materia fiscale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: delegare la predisposizione e l’invio delle dichiarazioni fiscali a un commercialista non esonera il legale rappresentante dalle proprie responsabilità penali in caso di omissioni. Analizziamo insieme questo importante caso per capire la portata della decisione.

I fatti: dalla condanna al ricorso in Cassazione

Il caso riguarda l’amministratore di una S.r.l., condannato in primo grado e la cui pena è stata poi rideterminata in appello per il reato di omessa dichiarazione, previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000. La Corte d’Appello aveva dichiarato prescritto un altro reato tributario, confermando però la condanna per l’omissione relativa a due annualità fiscali.

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. La violazione del diritto di difesa, poiché l’udienza d’appello si era svolta con rito camerale scritto (previsto dalla normativa emergenziale) anziché in forma pubblica come indicato nel decreto di citazione.
2. La presunta illogicità della sentenza, che non avrebbe accertato le responsabilità del commercialista, a cui l’amministratore sosteneva di aver delegato ogni incombenza fiscale e che aveva anche denunciato penalmente.
3. La mancanza di prove a sostegno della sua colpevolezza.
4. L’avvenuta prescrizione del reato prima della pronuncia della sentenza d’appello.

La responsabilità penale dell’amministratore secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha respinto tutte le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile. Le motivazioni della Corte offrono chiarimenti cruciali sulla natura degli obblighi fiscali che gravano sugli amministratori di società.

La delega al commercialista non esonera da colpa

Il punto centrale della sentenza riguarda i motivi due e tre, che la Corte ha trattato congiuntamente definendoli generici e infondati. I giudici hanno riaffermato un orientamento consolidato: la responsabilità penale dell’amministratore per i reati tributari è di natura personale. L’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi e IVA è un dovere che la legge pone direttamente e immediatamente in capo al legale rappresentante dell’ente.

Il reato di omessa dichiarazione è un reato omissivo proprio, il che significa che può essere commesso solo dal soggetto su cui grava l’obbligo giuridico di agire. In questo caso, tale soggetto è l’amministratore. Affidare a un professionista esterno, come un commercialista, l’incarico di preparare e trasmettere le dichiarazioni è una scelta organizzativa, ma non trasferisce la titolarità del dovere né la responsabilità penale in caso di inadempimento.

Il calcolo della prescrizione

Anche il motivo sulla prescrizione è stato ritenuto infondato. La Corte ha sottolineato due errori nel calcolo dell’imputato: non aveva considerato i 380 giorni di sospensione del termine dovuti a rinvii richiesti dalla difesa e il fatto che, per legge, la dichiarazione si considera omessa solo se non presentata entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria. Di conseguenza, il reato si sarebbe prescritto il 31 dicembre 2022, data successiva alla sentenza di appello (9 dicembre 2022).

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di principi giuridici consolidati. In primo luogo, l’obbligo dichiarativo è personale e indelegabile, in quanto la norma tributaria (art. 1 e 8, D.P.R. 322/1988) impone la sottoscrizione della dichiarazione al legale rappresentante. L’affidamento a un professionista non costituisce una delega di funzioni valida ad escludere la colpa. L’amministratore mantiene un dovere di vigilanza e controllo sull’operato del delegato. La semplice accettazione della carica di amministratore comporta l’assunzione di tali doveri. Il mancato rispetto di questi obblighi di controllo integra la responsabilità penale, che può essere a titolo di dolo generico (consapevolezza che dall’omissione possono derivare conseguenze illecite) o dolo eventuale (accettazione del rischio che il reato si verifichi).

Le conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti gli amministratori di società. La gestione fiscale è una delle aree di maggiore rischio e la responsabilità penale dell’amministratore non può essere semplicemente ‘scaricata’ su consulenti esterni. È fondamentale che chi ricopre tale ruolo non solo deleghi compiti operativi, ma implementi anche un sistema di controllo efficace per assicurarsi che gli obblighi di legge siano puntualmente adempiuti. La fiducia in un professionista è legittima, ma non può mai tradursi in una cieca abdicazione ai propri doveri di vigilanza.

L’amministratore di una società è penalmente responsabile se il commercialista omette di presentare la dichiarazione dei redditi?
Sì. Secondo la sentenza, l’obbligo di presentare la dichiarazione fiscale è un dovere personale e indelegabile del legale rappresentante. L’affidamento dell’incarico a un professionista non lo esonera dalla responsabilità penale per il reato di omessa dichiarazione.

Affidare l’incarico a un professionista esonera l’amministratore da ogni responsabilità penale per i reati tributari?
No. L’affidamento dell’incarico non esonera l’amministratore, il quale mantiene un dovere di vigilanza e controllo sull’operato del professionista. La semplice accettazione della carica comporta l’assunzione di questi doveri, e il loro mancato rispetto può configurare una responsabilità penale.

Il rinvio di un’udienza per richiesta della difesa che effetti ha sulla prescrizione del reato?
Il rinvio di un’udienza su richiesta della difesa comporta la sospensione del decorso del termine di prescrizione per tutta la durata del rinvio. Nel caso specifico, i giorni di sospensione accumulati (380) sono stati decisivi per escludere che il reato si fosse prescritto prima della sentenza di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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