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Responsabilità CSE: la sicurezza in cantiere è un dovere

La Corte di Cassazione conferma la condanna per omicidio colposo di un Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione (CSE) a seguito di un incidente mortale in un cantiere stradale. La sentenza ribadisce la piena responsabilità CSE nel verificare l’effettiva adozione delle misure di sicurezza, come la corretta segnaletica e le barriere, sottolineando che impartire semplici disposizioni non è sufficiente a escludere la colpa.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

La Responsabilità del CSE: non basta ordinare, bisogna verificare

La sicurezza nei cantieri è una materia complessa, dove la responsabilità CSE (Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione) assume un ruolo centrale e non meramente formale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, confermando la condanna per omicidio colposo di un CSE per un tragico incidente avvenuto in un cantiere stradale. Questo caso evidenzia come l’obbligo del coordinatore non si esaurisca nel dare disposizioni, ma richieda un controllo attivo e una verifica puntuale della loro effettiva attuazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un incidente mortale. Un ciclista, nel percorrere una strada comunale interessata da lavori di ampliamento e messa in sicurezza, si immetteva nell’area di cantiere e impattava contro un autocarro in retromarcia, riportando lesioni fatali. Le indagini hanno rivelato gravi carenze nella sicurezza del sito: la strada non era stata completamente sbarrata e la segnaletica presente era inadeguata e insufficiente a prevenire l’accesso di persone non autorizzate, come pedoni o ciclisti.

L’imputazione e la Responsabilità CSE contestata

Al Coordinatore per l’esecuzione dei lavori (CSE), che rivestiva anche il ruolo di Direttore dei Lavori, è stata imputata la cooperazione colposa nell’omicidio. In particolare, gli è stato contestato di aver omesso di accertarsi che le ditte esecutrici avessero predisposto le misure di sicurezza imposte da un’ordinanza sindacale. Tali misure includevano lo sbarramento completo della carreggiata e l’installazione di un’adeguata segnaletica stradale. La sua condotta è stata ritenuta violativa delle norme specifiche del Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008), tra cui l’obbligo di verificare l’idoneità del Piano Operativo di Sicurezza (POS) e di sospendere i lavori in presenza di un grave pericolo.

I Motivi del Ricorso e la decisione della Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo, tra le altre cose, di aver segnalato alle imprese la necessità di adottare misure di sicurezza più stringenti e che la responsabilità ultima ricadesse su altre figure, come il Responsabile Unico del Procedimento (RUP). Ha inoltre lamentato la mancata ammissione di prove che, a suo dire, avrebbero dimostrato l’installazione di presidi di sicurezza.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che la responsabilità CSE non è delegabile e implica una posizione di garanzia attiva. Non è sufficiente impartire prescrizioni, anche se per iscritto; il CSE ha il dovere di verificare personalmente e costantemente che tali prescrizioni siano state correttamente e pienamente attuate. Nel caso specifico, il CSE aveva omesso di controllare l’effettiva chiusura della strada e l’adeguatezza della segnaletica, nonostante fosse consapevole dei rischi derivanti da un cantiere aperto al transito.

La Corte ha inoltre specificato che le eventuali mancanze di altre figure, come il RUP, non escludono la colpa del CSE. Anzi, possono configurare una cooperazione colposa, dove più soggetti contribuiscono con le proprie omissioni alla causazione dell’evento. Il ruolo del CSE, trattandosi di un cantiere mobile, è cruciale nel garantire la sicurezza non solo dei lavoratori, ma anche dei terzi che potrebbero entrare in contatto con l’area dei lavori.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: il Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione è il perno del sistema di prevenzione in cantiere. La sua non è una funzione burocratica, ma operativa e di alta responsabilità. L’obbligo di vigilanza e controllo non ammette superficialità. Il CSE deve assicurarsi che ogni misura di sicurezza, dal Piano Operativo alla segnaletica, sia non solo pianificata, ma concretamente realizzata e mantenuta efficiente per tutta la durata dei lavori. In caso di pericolo grave e imminente, ha il potere e il dovere di sospendere le attività. La responsabilità CSE è, in definitiva, una garanzia imprescindibile per la tutela della vita umana all’interno e all’esterno del cantiere.

Qual è il principale dovere del Coordinatore per la Sicurezza in Esecuzione (CSE) secondo questa sentenza?
Il dovere principale del CSE non è solo quello di impartire disposizioni di sicurezza, ma soprattutto quello di verificare attivamente e costantemente che le imprese esecutrici le abbiano effettivamente e correttamente adottate, assicurando la messa in sicurezza del cantiere per lavoratori e terzi.

La responsabilità del CSE viene esclusa se anche altre figure, come il RUP, hanno compiti di sicurezza?
No. La sentenza chiarisce che le eventuali omissioni o inadempienze del RUP (Responsabile Unico del Procedimento) o di altri soggetti non esonerano il CSE dalla propria responsabilità. Al massimo, possono configurare una cooperazione colposa, in cui più persone contribuiscono a causare l’evento dannoso.

Cosa deve fare il CSE se rileva un grave pericolo in cantiere?
Se il CSE riscontra la presenza di un grave pericolo, come in questo caso la mancata chiusura totale di una strada al transito, ha il dovere di adottare i provvedimenti necessari, inclusa la sospensione dei lavori fino a quando le condizioni di sicurezza non vengono ripristinate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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