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Responsabilità amministratore: assolto se estromesso

La Corte di Cassazione ha assolto due amministratori dall’accusa di bancarotta documentale semplice. La sentenza chiarisce che la responsabilità dell’amministratore non deriva dalla sola carica formale. Se un amministratore viene di fatto estromesso dalla gestione e dimostra di essersi attivato, senza successo, per esercitare i propri doveri di controllo, viene a mancare l’elemento della colpa. In questo caso, i soci avevano inviato diffide all’altro socio che li aveva esclusi, un comportamento ritenuto sufficiente a dimostrare il tentativo di adempiere ai propri obblighi, escludendo così la loro responsabilità penale.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità amministratore: non basta la carica formale per la condanna

La questione della responsabilità amministratore in caso di reati societari è un tema complesso e delicato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento, stabilendo che la mera titolarità formale della carica non è sufficiente a fondare una condanna penale, specialmente quando l’amministratore è stato di fatto estromesso dalla gestione. Questo principio tutela chi, pur rivestendo un ruolo ufficiale, si trova nell’oggettiva impossibilità di esercitare i propri doveri di controllo.

Il Caso: Dall’Accusa di Bancarotta all’Assoluzione

Due soci di una società in nome collettivo, operante nel settore delle riparazioni navali, erano stati condannati in primo e secondo grado per bancarotta documentale semplice. L’accusa si fondava sulla mancata tenuta delle scritture contabili della società, fallita nel 2016. La Corte d’Appello, pur riformando la condanna iniziale da bancarotta fraudolenta a semplice, aveva confermato la loro colpevolezza, ritenendo che, in qualità di soci illimitatamente responsabili, avessero l’obbligo di vigilare sulla corretta tenuta della contabilità.

La Difesa: L’Estromissione dalla Gestione Societaria

La difesa dei due imputati si è basata su un punto cruciale: a partire dal maggio 2012, a seguito di forti conflitti interni, un terzo socio aveva di fatto assunto il controllo esclusivo dell’azienda. Questo socio aveva impedito agli altri due qualsiasi accesso al cantiere e alla documentazione contabile. Nonostante l’estromissione, gli imputati non erano rimasti inerti. Avevano inviato numerose lettere di diffida sia al socio gestore che ai consulenti della società, chiedendo informazioni e sollecitando il rispetto degli obblighi contabili e fiscali. Questi tentativi, tuttavia, erano rimasti senza alcun riscontro, lasciandoli privi di qualsiasi potere di intervento o controllo effettivo.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità dell’Amministratore

La Suprema Corte ha ribaltato completamente il verdetto dei giudici di merito, annullando la sentenza senza rinvio e assolvendo gli imputati “per non aver commesso il fatto”. La decisione si fonda su una valutazione concreta e non meramente formale della responsabilità amministratore.

Le motivazioni della Corte: Non Basta la Carica Formale

I giudici hanno sottolineato che la responsabilità penale di un amministratore per omesso controllo (ai sensi dell’art. 40 c.p.) non può basarsi solo sull’accettazione della carica. È necessaria la dimostrazione di una “consapevolezza effettiva e concreta” dello stato delle scritture contabili. Nel caso specifico, era stato provato che gli imputati non solo non avevano questa consapevolezza, ma erano stati attivamente ostacolati nel tentativo di acquisirla.
La Corte ha ritenuto che gli sforzi compiuti dagli amministratori estromessi, attraverso l’invio di diffide, fossero una prova sufficiente del loro tentativo di adempiere ai doveri di vigilanza. Raggiunta questa prova, è venuto meno qualsiasi profilo di colpa a loro carico. La pretesa della Corte d’Appello, secondo cui avrebbero dovuto chiedere la liquidazione della società o recedere, è stata definita “ultronea”, ossia eccessiva rispetto agli ordinari doveri di vigilanza e controllo che la legge impone.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza stabilisce un principio fondamentale: la responsabilità amministratore deve essere valutata alla luce delle circostanze concrete. Un amministratore che viene di fatto esautorato dai suoi poteri non può essere chiamato a rispondere per omissioni che non era in condizione di impedire. È essenziale, tuttavia, che l’amministratore estromesso possa dimostrare di aver agito diligentemente, attivandosi con gli strumenti a sua disposizione (come le diffide formali) per tentare di ripristinare la legalità e di esercitare il proprio ruolo di controllo. La decisione rafforza la tutela degli amministratori non esecutivi o di minoranza che agiscono in buona fede in contesti societari conflittuali.

Un amministratore formalmente in carica è sempre responsabile per la mancata tenuta delle scritture contabili?
No, la responsabilità non è automatica. Se l’amministratore dimostra di essere stato concretamente e involontariamente estromesso dalla gestione e di essersi attivato per adempiere ai suoi doveri di vigilanza, può essere esente da colpa e quindi da responsabilità penale.

Cosa deve fare un amministratore estromesso dalla gestione per non essere ritenuto responsabile?
Deve dimostrare di essersi attivato per esercitare i suoi doveri di vigilanza e controllo. Nel caso di specie, l’invio di diffide al socio che gestiva di fatto la società e ai consulenti è stato considerato prova sufficiente del tentativo di adempimento di tali doveri.

La Corte ha ritenuto necessario che gli amministratori estromessi chiedessero la liquidazione della società o recedessero dalla stessa?
No, la Corte di Cassazione ha ritenuto questa pretesa “ultronea”, ovvero eccessiva rispetto agli ordinari doveri di vigilanza e controllo. L’essersi attivati per ottenere informazioni e sollecitare la regolare tenuta della contabilità è stato considerato sufficiente a escludere la loro colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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