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Resistenza a pubblico ufficiale e oltraggio: il concorso

La Corte di Cassazione conferma la condanna di tre persone per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e oltraggio. La sentenza chiarisce che l’oltraggio non viene assorbito dalla resistenza quando le frasi offensive e minacciose sono finalizzate a opporsi all’atto d’ufficio, come il sequestro di un veicolo. In tal caso, i due reati concorrono.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale e Oltraggio: Quando i Reati Concorrono

La recente pronuncia della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto penale: la distinzione e il rapporto tra il reato di resistenza a pubblico ufficiale e quello di oltraggio. Comprendere quando le offese verbali costituiscano un reato autonomo o siano assorbite dalla condotta di resistenza è fondamentale. Questa sentenza chiarisce che se l’ingiuria è finalizzata a contrastare l’azione del pubblico ufficiale, i due reati possono coesistere.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una vicenda che ha visto tre persone condannate in primo e secondo grado per i reati di cui agli articoli 337 (resistenza) e 341-bis (oltraggio) del codice penale. Durante le operazioni di sequestro di un veicolo, gli imputati avevano rivolto frasi offensive e minacciose agli agenti intenti a redigere il verbale. La difesa, giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, sosteneva che il reato di oltraggio dovesse considerarsi assorbito in quello, più grave, di resistenza, invocando una violazione delle norme sul concorso di reati.

La Distinzione tra Resistenza e Oltraggio

Il cuore della questione giuridica risiede nella corretta interpretazione dei confini tra le due fattispecie di reato. La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibili i ricorsi, offre una chiara linea interpretativa basata su un consolidato orientamento giurisprudenziale.

La Condotta di Resistenza a Pubblico Ufficiale

Il delitto di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando un soggetto si oppone attivamente, con violenza o minaccia, al compimento di un atto d’ufficio. L’elemento caratterizzante è la finalità di impedire o contrastare l’azione del pubblico ufficiale. La condotta, quindi, deve essere specificamente diretta a costringere l’agente a omettere un atto del proprio ufficio o a compierne uno contrario ai propri doveri.

Quando si Configura l’Oltraggio

Diversamente, il reato di oltraggio tutela l’onore e il prestigio del pubblico ufficiale. Si realizza quando il comportamento dell’agente, pur essendo ingiurioso o minaccioso, non ha la finalità di incidere sull’attività dell’ufficio. Se le parole rappresentano una mera espressione di volgarità o un atteggiamento genericamente minaccioso, senza lo scopo di ostacolare l’atto pubblico, si integra il solo reato di oltraggio e non quello di resistenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha stabilito che la condotta ingiuriosa non è un elemento costitutivo del reato di resistenza. Pertanto, quando l’ingiuria non è una semplice manifestazione di maleducazione, ma è specificamente finalizzata a supportare l’azione di opposizione all’atto del pubblico ufficiale, essa non viene assorbita. Invece, concorre con il delitto di resistenza.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente ricostruito che le frasi offensive e minacciose proferite dagli imputati erano state pronunciate proprio allo scopo di opporsi all’azione dei pubblici ufficiali, i quali stavano procedendo al sequestro del veicolo. La finalità delle offese era, quindi, quella di intimidire gli agenti per interrompere l’atto d’ufficio. Questa circostanza ha portato la Corte a concludere che la condanna per entrambi i reati fosse giuridicamente corretta, escludendo qualsiasi ipotesi di assorbimento e dichiarando i ricorsi inammissibili.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della finalità della condotta è dirimente per distinguere le fattispecie di resistenza e oltraggio e per stabilire se esse concorrano. Non ogni insulto rivolto a un pubblico ufficiale durante l’esercizio delle sue funzioni integra il reato di resistenza. Tuttavia, se l’offesa diventa uno strumento per ostacolare l’operato dell’agente, l’autore risponderà di entrambi i delitti. La sentenza offre, dunque, un criterio chiaro per operatori del diritto e cittadini, sottolineando che l’intento di opporsi a un atto legittimo qualifica la condotta verbale come parte integrante di una più complessa azione criminale, meritevole di una duplice sanzione.

L’offesa a un pubblico ufficiale è sempre assorbita nel reato di resistenza?
No. Secondo la Corte, se la condotta ingiuriosa è finalizzata allo scopo di opporsi all’azione del pubblico ufficiale, essa non è assorbita ma concorre con il delitto di resistenza a pubblico ufficiale.

Qual è la differenza tra il reato di resistenza e quello di oltraggio secondo la Corte?
La resistenza consiste nell’opposizione a un pubblico ufficiale per costringerlo a omettere un atto d’ufficio, mentre l’oltraggio si configura quando il comportamento è solo un’espressione di volgarità ingiuriosa, senza la finalità di incidere sull’attività del pubblico ufficiale.

In questo caso, perché gli imputati sono stati condannati per entrambi i reati?
Perché è emerso che le frasi offensive e minacciose da loro proferite erano dirette specificamente a opporsi all’azione dei pubblici ufficiali, che stavano procedendo a un sequestro. La condotta ingiuriosa era quindi funzionale alla resistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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