LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rescissione del giudicato: quando scatta il termine?

Un imputato, condannato in assenza, ha richiesto la rescissione del giudicato anni dopo che la sentenza era divenuta definitiva. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22890/2025, ha dichiarato la richiesta inammissibile per tardività. Il principio stabilito è che il termine di 30 giorni per presentare la richiesta decorre dal momento in cui il difensore di fiducia, domiciliatario legale dell’imputato resosi irreperibile, ha avuto conoscenza della sentenza, poiché tale conoscenza è imputata all’assistito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del Giudicato: Quando la Conoscenza del Difensore Conta come Quella dell’Imputato?

La rescissione del giudicato rappresenta uno strumento cruciale per la tutela del diritto di difesa, permettendo a chi è stato condannato in assenza di rimettere in discussione una sentenza definitiva. Tuttavia, l’accesso a questo rimedio è subordinato a condizioni precise, prima fra tutte il rispetto di un termine perentorio di trenta giorni. Con la sentenza n. 22890 del 2025, la Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale su un punto controverso: da quando inizia a decorrere questo termine se l’imputato si è reso irreperibile? La Corte ha stabilito che la conoscenza della sentenza da parte del difensore di fiducia equivale a quella dell’imputato stesso.

I Fatti del Caso: Il Ricorso Tardivo

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato con una sentenza divenuta irrevocabile nel gennaio 2019. Anni dopo, nel febbraio 2024, il condannato presentava un’istanza per la rescissione del giudicato, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza del processo e, di conseguenza, della condanna. La Corte d’Appello competente rigettava la richiesta, ritenendola presentata ben oltre il termine di trenta giorni previsto dalla legge. Secondo la corte territoriale, il termine aveva iniziato a decorrere già nel dicembre 2018, momento in cui il difensore di fiducia dell’imputato, presente alla lettura del dispositivo, aveva appreso dell’esistenza della sentenza. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso in Cassazione.

La Normativa sulla Rescissione del Giudicato

L’articolo 629-bis del codice di procedura penale, nella sua versione aggiornata dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), stabilisce che il condannato processato in assenza può ottenere la rescissione se prova due condizioni: che la dichiarazione di assenza era illegittima e che non ha potuto impugnare la sentenza per causa a lui non imputabile. La richiesta deve essere presentata, a pena di inammissibilità, entro trenta giorni “dal momento dell’avvenuta conoscenza della sentenza”. Il nodo cruciale è proprio definire cosa si intenda per “conoscenza” e a chi debba essere riferita.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno articolato il loro ragionamento su due pilastri fondamentali.

Il Principio della Conoscenza Effettiva

In primo luogo, la Corte ribadisce che il dies a quo, ovvero il giorno da cui parte il conteggio dei trenta giorni, coincide con la “conoscenza della sentenza”. Tale conoscenza non richiede la notifica formale del provvedimento, ma è sufficiente che l’interessato venga a conoscenza dei dati identificativi della sentenza stessa.

Il Ruolo del Difensore di Fiducia e l’Onere di Diligenza

Il punto più significativo della pronuncia riguarda l’imputabilità della conoscenza. La Corte ha stabilito che quando un imputato, dopo aver nominato un difensore di fiducia ed eletto un domicilio, si rende volontariamente irreperibile, la conoscenza della sentenza acquisita dal suo legale vale come conoscenza per l’imputato stesso. Il difensore, infatti, agisce come domiciliatario ex lege e si presume che mantenga un contatto informativo costante con il proprio assistito. La scelta di sottrarsi al processo e di interrompere i contatti con il proprio avvocato è una decisione che ricade sull’imputato, il quale ha un preciso onere di diligenza nel seguire le sorti del proprio procedimento penale.

Le Motivazioni: Bilanciamento tra Diritto di Difesa ed Esigenze di Giustizia

La motivazione della Corte si fonda su un equo bilanciamento tra l’inviolabile diritto dell’imputato a essere informato e l’esigenza di non concedere strumenti processuali a chi volontariamente elude la giustizia. Permettere a un imputato, che ha scelto di rendersi irreperibile, di invocare la propria ignoranza a distanza di anni sarebbe contrario ai principi di certezza del diritto e di ragionevole durata del processo. La rescissione del giudicato è uno strumento di tutela per chi è stato vittima di un errore incolpevole, non per chi ha scientemente scelto di sottrarsi alle proprie responsabilità processuali. La conoscenza del difensore, in questi contesti, funge da presunzione di conoscenza per l’assistito, responsabilizzando quest’ultimo a mantenere un canale di comunicazione attivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la nomina di un difensore di fiducia non è una mera formalità, ma instaura un rapporto che comporta oneri anche per l’assistito. Chi affronta un processo penale ha il dovere di interessarsi al suo andamento e di mantenersi in contatto con il proprio legale. La volontaria irreperibilità non può diventare uno scudo per paralizzare la giustizia e invocare, a tempo indeterminato, rimedi straordinari. La decisione della Cassazione, quindi, rafforza il principio di auto-responsabilità dell’imputato e garantisce che la rescissione del giudicato rimanga uno strumento eccezionale, riservato a casi di effettiva e incolpevole lesione del diritto di difesa.

Da quando decorre il termine di 30 giorni per richiedere la rescissione del giudicato?
Il termine di trenta giorni decorre dal momento in cui si ha effettiva conoscenza della sentenza di condanna.

La conoscenza della sentenza da parte del difensore di fiducia vale come conoscenza per l’imputato assente?
Sì, la Corte ha stabilito che la conoscenza della sentenza da parte del difensore di fiducia, che sia anche domiciliatario ex lege per l’imputato irreperibile, si presume come conoscenza per l’imputato stesso, facendo così scattare il termine per la richiesta.

Cosa deve provare chi chiede la rescissione del giudicato?
Chi chiede la rescissione deve provare di essere stato dichiarato assente senza i presupposti di legge e di non aver potuto impugnare la sentenza nei termini senza sua colpa, salvo che non risulti che avesse avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo prima della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati