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Rescissione del giudicato: quando scatta il termine?

Un condannato per rapina e lesioni, straniero e non parlante italiano, ha richiesto la rescissione del giudicato oltre il termine di 30 giorni. Sosteneva che il termine dovesse decorrere dalla traduzione della sentenza. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che per la rescissione del giudicato il termine decorre dalla consegna all’autorità italiana, momento in cui si presume la conoscenza degli estremi essenziali del provvedimento (autorità emittente, condanna inflitta), essendo irrilevante la conoscenza dell’intero apparato motivazionale e la traduzione degli atti.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del giudicato: il termine decorre dalla conoscenza effettiva o dalla consegna?

La rescissione del giudicato rappresenta un istituto fondamentale a tutela del diritto di difesa, ma la sua applicazione solleva spesso questioni complesse, specialmente in contesti internazionali. Con la sentenza n. 25362/2025, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un punto cruciale: da quale momento esatto inizia a decorrere il termine di 30 giorni per presentare la richiesta? La questione è sorta nel caso di un cittadino straniero, non parlante italiano, che riteneva il termine dovesse scattare solo dopo la traduzione della sentenza di condanna.

Il Caso: Richiesta di Rescissione Tardiva

Un cittadino straniero veniva condannato in via definitiva dalla Corte d’appello di Catania per rapina aggravata e lesioni personali. Successivamente, veniva arrestato all’estero e consegnato alle autorità italiane in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Trascorsi più di trenta giorni dalla sua consegna, l’uomo presentava personalmente istanza di rescissione del giudicato. La Corte d’appello dichiarava la richiesta inammissibile per tardività, individuando il dies a quo (giorno di inizio del termine) nel momento della consegna dell’uomo alle autorità italiane.

I Motivi del Ricorso: Mancata Traduzione e Conoscenza Effettiva

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il termine per l’impugnazione non potesse decorrere dalla semplice consegna fisica, ma solo dal momento in cui avesse avuto effettiva conoscenza della sentenza tramite la sua traduzione in una lingua a lui comprensibile. Secondo la difesa, il ricorrente, essendo un soggetto ‘alloglotto’ (che non parla la lingua locale), non poteva comprendere il contenuto della condanna senza un’adeguata traduzione, violando così il suo diritto di difesa sancito anche dall’art. 143 del codice di procedura penale.

Rescissione del giudicato e la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’appello e fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione dell’art. 629-bis cod. proc. pen.

Il “Dies a Quo” e la Conoscenza della Sentenza

Il punto centrale della decisione riguarda l’individuazione del momento in cui il condannato acquisisce una conoscenza sufficiente per far scattare il termine per la rescissione del giudicato. La Corte ha stabilito che non è necessaria la conoscenza dell’intero apparato motivazionale della sentenza o di tutti gli atti processuali.
Ciò che rileva è la “precisa ed effettiva cognizione, da parte dell’interessato, degli estremi del provvedimento che ha definito il giudizio, dell’autorità giudiziaria che lo ha emesso e della condanna inflitta”.
Queste informazioni, secondo i giudici, sono sufficienti per comprendere l’esistenza di un processo definitivo a proprio carico e per individuare l’autorità a cui rivolgersi per attivare il rimedio straordinario.

L’Irrilevanza della Traduzione Completa degli Atti

Di conseguenza, la Cassazione ha ritenuto irrilevante, ai fini del decorso del termine, la traduzione della sentenza e degli atti processuali. Il momento della consegna del condannato alle autorità italiane, specialmente in esecuzione di un mandato di arresto europeo (che contiene già le informazioni essenziali sulla condanna), è stato identificato come il momento in cui si presume che l’interessato abbia la “materiale possibilità di avere conoscenza della sentenza”.
La Corte ha richiamato il principio già affermato dalle Sezioni Unite nella nota sentenza ‘Lacatus’, secondo cui, per la persona detenuta, il termine per la rescissione decorre proprio dal momento della consegna.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che l’istituto della rescissione del giudicato non è finalizzato a riesaminare il merito della condanna, ma a sanare un vizio procedurale legato alla mancata conoscenza del processo. Pertanto, la conoscenza richiesta per attivare questo rimedio è quella relativa all’esistenza del procedimento e della sua conclusione con una condanna. Gli elementi contenuti nel mandato di arresto europeo sono considerati idonei a fornire questa conoscenza essenziale. La sostituzione normativa della parola ‘procedimento’ con ‘sentenza’ nell’art. 629-bis, secondo la Corte, ha lo scopo di individuare con certezza il provvedimento definitivo, ma non di richiedere la conoscenza del suo intero contenuto valutativo.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio di certezza del diritto: il termine di trenta giorni per chiedere la rescissione del giudicato decorre dal momento in cui il condannato, consegnato alle autorità italiane, ha la concreta possibilità di conoscere gli elementi essenziali della condanna. La mancata traduzione integrale della sentenza in una lingua comprensibile all’imputato non sposta in avanti tale termine. Questa interpretazione bilancia la garanzia del diritto di difesa con l’esigenza di stabilità delle decisioni giudiziarie definitive.

Quando inizia a decorrere il termine di 30 giorni per la rescissione del giudicato per un condannato consegnato tramite Mandato di Arresto Europeo?
Il termine decorre dal momento della consegna del condannato alle autorità italiane, poiché in quella fase si presume che acquisisca la conoscenza degli elementi essenziali della condanna (autorità emittente, pena inflitta).

La mancata traduzione della sentenza per un imputato che non parla italiano impedisce il decorso del termine per la rescissione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, ai fini della decorrenza del termine per la rescissione del giudicato, è irrilevante la traduzione dell’intero apparato motivazionale della sentenza e degli atti processuali.

Quale livello di conoscenza è sufficiente per far partire il termine per la richiesta di rescissione?
È sufficiente la conoscenza degli estremi del provvedimento (chi lo ha emesso e quale condanna ha inflitto), informazioni considerate necessarie e sufficienti per comprendere l’esistenza di un processo definitivo a proprio carico e attivare il rimedio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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