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Rescissione del giudicato: quando inizia il termine?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva la rescissione del giudicato, sostenendo che il termine di 30 giorni per la richiesta decorresse dalla sua consegna alle autorità italiane. La Corte ha stabilito che, ai fini della rescissione del giudicato, il termine decorre dal momento in cui si ha “conoscenza del procedimento” e non necessariamente della sentenza finale. La notifica del mandato di arresto europeo, contenente informazioni sufficienti sul processo e sui diritti di difesa, è stata ritenuta idonea a far scattare tale termine, rendendo tardiva l’istanza successiva.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del Giudicato: la Notifica del Mandato d’Arresto Europeo fa Scattare i Termini

L’istituto della rescissione del giudicato rappresenta un’importante garanzia per chi viene condannato senza aver avuto effettiva conoscenza del processo a suo carico. Tuttavia, è fondamentale comprendere da quale momento esatto inizi a decorrere il termine perentorio per presentare l’istanza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 2555/2024) fa luce su questo aspetto cruciale, stabilendo che la conoscenza del “procedimento”, e non necessariamente della sentenza, è sufficiente a far partire il conteggio dei giorni.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in appello nel 2019 a una pena di tre anni e un mese di reclusione per vari reati, proponeva ricorso per cassazione avverso l’ordinanza della Corte d’Appello di Torino. Quest’ultima aveva dichiarato inammissibile per tardività la sua istanza di rescissione del giudicato.

Il ricorrente sosteneva che il termine di trenta giorni per presentare l’istanza dovesse decorrere non dalla notifica del mandato di arresto europeo, ma dalla sua effettiva consegna alle autorità italiane, momento in cui gli era stato notificato il provvedimento di cumulo pene. Solo da quella data, a suo dire, avrebbe avuto piena e compiuta conoscenza dei provvedimenti a suo carico e avrebbe potuto esercitare efficacemente il suo diritto di difesa.

La Questione Giuridica sulla Rescissione del Giudicato

Il cuore della questione legale ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 629-bis, comma 2, del codice di procedura penale (nella versione applicabile al caso). La norma stabilisce che il termine per la richiesta di rescissione decorre «dal momento dell’avvenuta conoscenza del procedimento».

La difesa del condannato puntava su un’interpretazione estensiva, equiparando la “conoscenza del procedimento” alla piena cognizione della sentenza di condanna e degli atti processuali. La Procura Generale presso la Corte, invece, ne chiedeva il rigetto, ritenendo che il termine fosse già spirato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che il dettato normativo, facendo riferimento alla “conoscenza del procedimento” e non della “sentenza”, indica inequivocabilmente che il termine inizia a decorrere anche quando l’interessato non ha una conoscenza completa e dettagliata dell’atto da impugnare. Il presupposto per la rescissione è la mancata incolpevole conoscenza della “celebrazione del processo”, non dei singoli atti.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la notifica del mandato di arresto europeo fosse un momento determinante. Tale atto, infatti, conteneva una serie di elementi sufficienti a informare l’interessato e a consentirgli di esercitare il proprio diritto di difesa. Nello specifico, il mandato indicava:

* Il provvedimento di esecuzione pene emesso dalla Procura Generale.
* Gli estremi della sentenza esecutiva, idonei a identificare il procedimento.
* Il numero e la descrizione dei reati, con dettagli su data, luogo e grado di partecipazione.

Elemento decisivo, secondo la Corte, è che il provvedimento, tradotto in lingua rumena, informava esplicitamente il ricorrente del suo diritto di chiedere la revoca della sentenza e di ottenere un nuovo processo, indicando anche l’esistenza di un termine per presentare tale richiesta.

Di conseguenza, la notifica del mandato d’arresto europeo ha fornito al condannato una conoscenza del procedimento sufficiente a far decorrere il termine di trenta giorni. L’istanza, presentata mesi dopo, è stata quindi correttamente dichiarata tardiva e inammissibile.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni straordinarie: la diligenza è un onere anche per l’imputato assente. La notifica di un atto come il mandato di arresto europeo non può essere considerata una mera formalità. Essa costituisce un momento di conoscenza legale del procedimento che fa scattare termini perentori per l’esercizio dei diritti di difesa. Attendere la consegna fisica alle autorità nazionali per attivarsi può comportare la perdita irreversibile della possibilità di rimettere in discussione una condanna definitiva. Gli avvocati difensori devono quindi agire con la massima tempestività non appena il loro assistito riceve notizia, in qualsiasi forma ufficiale, dell’esistenza di un procedimento penale a suo carico.

Da quale momento decorre il termine di 30 giorni per chiedere la rescissione del giudicato?
Secondo la Corte, il termine di trenta giorni decorre dal “momento dell’avvenuta conoscenza del procedimento” e non necessariamente dalla conoscenza completa della sentenza di condanna.

La notifica di un mandato di arresto europeo è sufficiente per far partire il termine per l’impugnazione?
Sì. Se il mandato di arresto europeo contiene elementi idonei a identificare il procedimento, i reati contestati e, soprattutto, informa la persona del suo diritto a un nuovo processo e dell’esistenza di un termine per richiederlo, è considerato un atto sufficiente a determinare la “conoscenza del procedimento” e a far decorrere il termine per l’impugnazione.

Cosa può fare il condannato se ritiene di non aver avuto abbastanza tempo per preparare l’impugnazione dopo aver saputo del processo?
La sentenza menziona che il condannato, qualora ritenga che il termine si sia rivelato insufficiente per la complessità del caso, ha la possibilità di chiedere una restituzione nello stesso termine secondo quanto previsto dall’art. 175 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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