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Rescissione del giudicato: quale legge si applica?

Un’imputata, condannata in assenza per furto aggravato, presenta istanza di rescissione del giudicato dopo aver scoperto la sentenza anni dopo. Nel frattempo, una nuova legge ha modificato la competenza dal Tribunale alla Corte d’Appello. La Corte di Cassazione, dirimendo un contrasto giurisprudenziale, stabilisce che per la rescissione del giudicato si applica la legge in vigore nel momento in cui l’interessato viene a conoscenza della sentenza e può esercitare il suo diritto, non quella vigente al momento dell’emissione della condanna. Di conseguenza, il caso viene trasmesso alla Corte d’Appello competente.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del giudicato: la legge applicabile è quella del momento della conoscenza

L’istituto della rescissione del giudicato rappresenta una garanzia fondamentale per chi viene condannato senza aver avuto effettiva conoscenza del processo a suo carico. Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale in caso di successione di leggi processuali: quale norma si applica? Quella in vigore al momento della sentenza o quella vigente quando il condannato scopre la condanna? La Corte ha stabilito che prevale il secondo momento, tutelando il diritto di difesa.

I Fatti del Caso: Condanna in Assenza e la Scoperta Tardiva

Una persona veniva condannata dal Tribunale di Chieti nel 2016 per furto pluriaggravato. La sentenza diventava irrevocabile nel 2017. Il processo si era svolto in assenza dell’imputata, la quale sosteneva di non aver mai avuto conoscenza della sua celebrazione.
Solo nel luglio 2023, a seguito della notifica di un provvedimento di carcerazione, la condannata veniva a conoscenza della sentenza e decideva di avvalersi della rescissione del giudicato, uno strumento processuale che consente la riapertura del processo proprio in questi casi.

La Questione Giuridica sulla Successione di Leggi

Il problema giuridico nasceva da una modifica normativa intervenuta nel tempo. Al momento in cui la sentenza era diventata definitiva (gennaio 2017), la competenza a decidere sulla richiesta di rescissione era della Corte di Cassazione, secondo l’allora vigente art. 625-ter cod. proc. pen. Tuttavia, una legge successiva (L. 103/2017) aveva abrogato tale norma, introducendo l’art. 629-bis e trasferendo la competenza alla Corte d’Appello.
La richiesta di rescissione è stata presentata nel 2023, quando la nuova norma era pienamente in vigore. Si poneva quindi il dilemma: quale legge applicare per determinare il giudice competente?

I Due Orientamenti a Confronto

La giurisprudenza non era unanime sul punto:
1. Primo orientamento: Sosteneva l’applicazione del principio tempus regit actum riferito al momento dell’emissione del provvedimento impugnato. Secondo questa tesi, si sarebbe dovuta applicare la legge vigente nel 2017, con competenza della Cassazione.
2. Secondo orientamento: Riteneva che, per un rimedio straordinario come la rescissione, il momento rilevante fosse quello in cui il condannato acquisisce conoscenza della sentenza e può concretamente esercitare il suo diritto di impugnazione. Di conseguenza, si sarebbe dovuta applicare la legge in vigore nel 2023, con competenza della Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Rescissione del Giudicato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha aderito al secondo orientamento, ritenendolo più coerente con la natura dell’istituto e con i principi costituzionali.

Il Principio del ‘Tempus Regit Actum’ Riletto

I giudici hanno chiarito che il principio tempus regit actum deve essere applicato non al momento della formazione dell’atto da impugnare (la sentenza), ma al momento in cui sorge il diritto a impugnare. Nel caso della rescissione, questo diritto sorge nel momento preciso in cui il condannato ha ‘l’avvenuta conoscenza del procedimento’. È in quel momento che la persona può esercitare il suo diritto, ed è a quel momento che deve guardare per individuare la disciplina processuale applicabile.

La Tutela dell’Affidamento e del Diritto di Difesa

La decisione si fonda sulla necessità di tutelare il legittimo affidamento del cittadino e l’effettività del diritto di difesa. Applicare la legge vigente al momento della conoscenza garantisce che il condannato possa conoscere le regole (inclusi termini, modi e giudice competente) per esercitare il suo diritto nel momento in cui questo diventa attuale. La rescissione non è una semplice impugnazione, ma un ‘rimedio restitutorio finale’ che mira a ottenere una nuova valutazione nel merito, riaprendo di fatto il processo. Questa sua natura peculiare giustifica un’interpretazione che valorizzi il momento della conoscenza effettiva.

Le Conclusioni: Competenza alla Corte d’Appello

Sulla base di queste argomentazioni, la Corte di Cassazione ha stabilito che la norma applicabile era quella in vigore nel luglio 2023, ovvero l’art. 629-bis del codice di procedura penale. Di conseguenza, ha dichiarato la propria incompetenza e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di L’Aquila, quale giudice competente a decidere sulla richiesta di rescissione del giudicato. Questa pronuncia consolida un importante principio di garanzia, assicurando che le regole processuali siano quelle conoscibili al momento dell’effettivo esercizio di un diritto fondamentale.

In caso di successione di leggi processuali, quale norma si applica alla richiesta di rescissione del giudicato?
Si applica la legge in vigore nel momento in cui la persona condannata viene effettivamente a conoscenza della sentenza e può quindi esercitare il suo diritto di impugnazione, e non la legge vigente quando la sentenza è stata emessa o è diventata definitiva.

Perché la Corte ha privilegiato il momento della conoscenza della sentenza rispetto a quello della sua emissione?
Perché il diritto a chiedere la rescissione sorge concretamente solo nel momento della conoscenza. Questa interpretazione tutela il legittimo affidamento del cittadino nelle norme vigenti quando agisce e garantisce l’effettività del diritto di difesa, che altrimenti sarebbe compromesso da modifiche normative non conosciute.

Qual è la natura della rescissione del giudicato secondo l’ordinanza?
L’ordinanza la definisce un ‘mezzo di impugnazione straordinario’ e un ‘rimedio restitutorio finale’. Il suo scopo non è solo contestare la sentenza, ma ottenere la riapertura e la ripetizione del processo, per consentire al condannato di difendersi nel merito delle accuse, cosa che non ha potuto fare per incolpevole mancata conoscenza del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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