LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rescissione del giudicato: quale legge si applica?

Un uomo, condannato in assenza nel 2014, ha chiesto la rescissione del giudicato dopo essere venuto a conoscenza della sentenza solo nel 2024. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che, a causa di una specifica norma transitoria (art. 15-bis l. 67/2014), la legge applicabile è quella in vigore al momento della sentenza di primo grado. Pertanto, il rimedio della rescissione del giudicato non era disponibile, e l’interessato avrebbe dovuto utilizzare il vecchio istituto della restituzione nel termine.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del Giudicato: la Legge Applicabile Dipende dalla Data della Sentenza

La rescissione del giudicato rappresenta una fondamentale garanzia per chi è stato condannato senza aver avuto effettiva conoscenza del processo a suo carico. Tuttavia, la sua applicazione non è sempre scontata, specialmente quando si intrecciano diverse discipline normative nel tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20630/2025) ha chiarito un punto cruciale: per i processi definiti in primo grado prima della riforma del 2014, questo rimedio non è accessibile. Analizziamo insieme il caso per capire le ragioni di questa decisione.

I Fatti del Caso: La Condanna in Assenza e la Scoperta Tardiva

Un cittadino straniero veniva condannato in via definitiva dal Tribunale di Modena nel gennaio 2014 per il reato di cui all’art. 497 c.p. Il processo si era svolto in sua assenza e con l’assistenza di un difensore d’ufficio. L’imputato sosteneva di non aver mai saputo nulla del procedimento fino al suo arresto, avvenuto in Italia nell’ottobre 2024, ben dieci anni dopo la condanna.
Appresa la notizia, presentava istanza di rescissione del giudicato ai sensi dell’art. 629-bis del codice di procedura penale, chiedendo la riapertura del processo.

La Decisione della Corte d’Appello: Inammissibilità per Errore sul Rimedio

La Corte d’appello di Bologna dichiarava l’istanza inammissibile. Secondo i giudici, poiché la sentenza di primo grado era stata pronunciata prima dell’entrata in vigore della legge n. 67/2014 (che ha introdotto la rescissione del giudicato e riformato il processo in assenza), il rimedio corretto non era quello azionato, bensì la “restituzione nel termine per impugnare” previsto dalla normativa precedente.

Il Ricorso in Cassazione sulla rescissione del giudicato

L’imputato ricorreva in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge. Sosteneva che dovesse applicarsi il principio del tempus regit actum, secondo cui la norma da utilizzare è quella vigente al momento in cui un diritto può essere esercitato. In questo caso, il diritto a impugnare era sorto solo nel 2024, con la conoscenza della sentenza. Applicare una norma del 2014, a suo dire, sarebbe stato illogico e lesivo del diritto di difesa, privandolo di un grado di giudizio.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Norma Transitoria è Decisiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. La decisione si basa su un argomento dirimente: l’esistenza di una specifica disposizione transitoria.

Il Principio “Tempus Regit Actum” e le sue Eccezioni

La Corte chiarisce che il principio tempus regit actum, invocato dal ricorrente, si applica solo in assenza di norme che regolano il passaggio tra la vecchia e la nuova disciplina. In questo caso, invece, esiste l’art. 15-bis della legge n. 67/2014, che stabilisce in modo inequivocabile un criterio temporale. Questa norma prevede che le nuove disposizioni sul processo in assenza, inclusa la rescissione del giudicato, si applichino solo ai procedimenti in cui, alla data di entrata in vigore della legge, non fosse ancora stato pronunciato il dispositivo della sentenza di primo grado.
Poiché la sentenza di condanna era del gennaio 2014, e quindi anteriore alla riforma, l’istituto della rescissione non era applicabile. La scelta del legislatore, basata su un dato processuale oggettivo (la data della sentenza), è stata ritenuta non irragionevole e immune da censure di costituzionalità.

L’Impossibilità di Riqualificare l’Istanza

Infine, la Corte ha ribadito un altro principio consolidato: l’istanza di rescissione del giudicato non può essere “riqualificata” dal giudice come richiesta di restituzione nel termine. Si tratta di due rimedi con natura, presupposti ed effetti giuridici diversi, e non è possibile convertirne uno nell’altro.

Le Conclusioni: La Certezza del Diritto nelle Norme Transitorie

Questa sentenza sottolinea l’importanza delle norme transitorie nel garantire la certezza del diritto durante il passaggio tra regimi giuridici diversi. Anche se un nuovo istituto processuale può sembrare più favorevole, la sua applicabilità è strettamente vincolata ai limiti temporali fissati dal legislatore. Per i condannati in assenza con sentenze antecedenti alla riforma del 2014, l’unico strumento a disposizione resta quello della restituzione nel termine, secondo le regole e i presupposti previsti dalla vecchia normativa.

Per una sentenza di condanna emessa prima della legge 67/2014, qual è il rimedio corretto se l’imputato non era a conoscenza del processo?
Secondo la sentenza, il rimedio corretto è la restituzione nel termine, come previsto dall’articolo 175, comma 2, del codice di procedura penale nella sua versione antecedente alla riforma, e non la rescissione del giudicato.

Perché non si applica la rescissione del giudicato ai processi definiti in primo grado prima dell’entrata in vigore della legge 67/2014?
Non si applica perché l’articolo 15-bis della stessa legge (norma transitoria) stabilisce espressamente che le nuove disposizioni, inclusa la rescissione, valgono solo per i procedimenti in cui, alla data di entrata in vigore della legge, non era ancora stato pronunciato il dispositivo della sentenza di primo grado.

È possibile chiedere al giudice di convertire un’istanza di rescissione del giudicato in una richiesta di restituzione nel termine?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che è esclusa ogni possibilità di riqualificare la richiesta di rescissione in quella di restituzione nel termine, in quanto si tratta di rimedi con oggetto giuridico, natura e funzione differenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati