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Rescissione del giudicato: onere della prova

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per rescissione del giudicato. L’istanza è stata presentata oltre i 30 giorni, decorrenti dalla conoscenza del procedimento, avvenuta tramite notifica del mandato d’arresto europeo. La Corte ribadisce che l’onere della prova sulla tempestività spetta al richiedente.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del Giudicato: L’Onere della Prova in caso di Mandato d’Arresto Europeo

L’istituto della rescissione del giudicato rappresenta una garanzia fondamentale per l’imputato assente che non abbia avuto effettiva conoscenza del processo a suo carico. Tuttavia, l’accesso a questo rimedio straordinario è subordinato a requisiti procedurali rigorosi, tra cui la tempestività della richiesta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 9953/2024) chiarisce un aspetto cruciale: l’onere della prova e il momento esatto da cui decorre il termine per presentare l’istanza, specialmente quando la conoscenza del procedimento avviene tramite la notifica di un Mandato d’Arresto Europeo (M.A.E.).

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata in primo grado dal Tribunale per i reati di rapina aggravata e lesioni aggravate. La sentenza, pronunciata in assenza dell’imputata, diveniva definitiva. Successivamente, la condannata veniva arrestata all’estero in esecuzione di un Mandato d’Arresto Europeo e incarcerata in Italia.

A seguito dell’arresto, il suo difensore presentava un’istanza di rescissione del giudicato, sostenendo che la sua assistita non aveva mai avuto conoscenza del processo e della relativa sentenza di condanna. La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e sostenendo l’impossibilità di provare la data esatta di notifica del M.A.E., indicando come unica data certa quella dell’ingresso in carcere.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla rescissione del giudicato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ritenuto le censure proposte manifestamente infondate, ribadendo i principi consolidati in materia di rescissione del giudicato.

La Corte ha sottolineato come il termine per la presentazione della richiesta decorra non dalla piena conoscenza del contenuto della sentenza, ma dalla conoscenza del procedimento stesso. La notifica del Mandato d’Arresto Europeo è stata identificata come un momento certo e inequivocabile di acquisizione di tale conoscenza.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su argomentazioni giuridiche precise e consolidate.

In primo luogo, viene richiamato l’art. 629-bis del codice di procedura penale, che fissa in trenta giorni il termine per la presentazione della richiesta di rescissione. Il punto cruciale, evidenziato dalla giurisprudenza citata, è il dies a quo, ovvero il giorno da cui tale termine inizia a decorrere. La Corte chiarisce che il termine non decorre “dal momento in cui il condannato ha avuto compiuta conoscenza degli atti del processo e della sentenza”, bensì da quello in cui ha avuto “conoscenza del procedimento”. Questo significa che è sufficiente che l’interessato venga a conoscenza dell’esistenza di un’azione penale a suo carico per far scattare il termine.

In secondo luogo, la sentenza afferma che la notifica del Mandato d’Arresto Europeo costituisce una “sicura fonte di conoscenza del procedimento”. Di conseguenza, la data di tale notifica è il momento rilevante per calcolare la tempestività dell’istanza di rescissione.

Infine, il principio cardine su cui si basa la decisione è quello dell’onere della prova. Spetta a chi chiede la rescissione del giudicato dimostrare rigorosamente la tempestività della propria domanda. Nel caso di specie, la difesa non solo non ha fornito alcuna prova riguardo alla data di notifica del M.A.E., ma non ha nemmeno ottemperato all’invito della Corte d’Appello di integrare la documentazione. La semplice affermazione di non avere copia del provvedimento o di non conoscere la data di notifica non è sufficiente a sollevare il richiedente da tale onere.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza del rigore probatorio nelle istanze di rescissione del giudicato. Chi intende avvalersi di questo rimedio deve attivarsi tempestivamente e, soprattutto, deve essere in grado di dimostrare, con elementi concreti, di aver presentato la richiesta entro i trenta giorni dalla conoscenza del procedimento. La notifica di un provvedimento come il Mandato d’Arresto Europeo è considerata un evento che determina in modo inequivocabile tale conoscenza. Pertanto, è essenziale che la difesa si procuri immediatamente tutta la documentazione relativa all’arresto e alla consegna per poter calcolare correttamente i termini e adempiere all’onere probatorio richiesto dalla legge, pena l’inammissibilità dell’istanza.

Da quando decorre il termine di 30 giorni per chiedere la rescissione del giudicato?
Il termine decorre non dal momento in cui si ha conoscenza completa degli atti o della sentenza, ma dal momento in cui si viene a conoscenza dell’esistenza del procedimento penale a proprio carico.

La notifica di un Mandato d’Arresto Europeo è sufficiente a far decorrere il termine?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la notifica del Mandato d’Arresto Europeo è considerata una fonte sicura di conoscenza del procedimento e, pertanto, fa scattare il termine di 30 giorni per presentare la richiesta.

Su chi grava l’onere di provare la tempestività della richiesta di rescissione del giudicato?
L’onere della prova grava interamente su colui che presenta l’istanza. È il richiedente che deve allegare in modo rigoroso gli elementi idonei a comprovare che la domanda è stata presentata nel rispetto del termine di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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