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Rescissione del giudicato: notifica in era Covid

La Cassazione ha rigettato un ricorso per la rescissione del giudicato. L’imputata, processata in assenza, sosteneva la nullità della notifica avvenuta durante l’emergenza Covid. La Corte ha stabilito che la notifica era regolare e che l’imputata non ha fornito la prova della sua incolpevole mancata conoscenza del processo, confermando la condanna.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del giudicato: quando l’assenza al processo non è incolpevole

La rescissione del giudicato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale penale, pensato per tutelare chi viene condannato senza aver avuto la possibilità di difendersi in giudizio. Ma cosa succede se l’assenza, pur lamentata, non è ritenuta ‘incolpevole’? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti di questo strumento, in particolare analizzando un caso relativo a una notifica eseguita durante l’emergenza sanitaria da Covid-19.

I Fatti del Caso: Processo in Assenza e Notifica in Pandemia

Una persona veniva condannata con una sentenza emessa nel settembre 2023, divenuta irrevocabile due mesi dopo. L’imputata, processata in assenza, presentava un’istanza per ottenere la rescissione del giudicato, sostenendo di non essere venuta a conoscenza del processo a causa di una notifica irregolare.

In particolare, la difesa eccepiva la violazione delle norme speciali introdotte durante l’emergenza Covid-19 (art. 108 d.l. n. 18/2020), che regolavano le modalità di recapito degli atti giudiziari per limitare i contatti fisici. Secondo la ricorrente, questa presunta irregolarità avrebbe causato la sua incolpevole mancata conoscenza del procedimento, rendendo illegittima la sua dichiarazione di assenza e, di conseguenza, la sentenza di condanna.

La Corte di Appello, tuttavia, rigettava l’istanza, spingendo la difesa a proporre ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: il rigetto del ricorso per la rescissione del giudicato

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso. Secondo gli Ermellini, la Corte territoriale ha applicato correttamente i criteri normativi e giurisprudenziali in materia. La notifica del decreto di fissazione del giudizio era stata eseguita regolarmente e, soprattutto, vi era la certezza che l’imputata avesse avuto effettiva conoscenza del processo, al quale si era sottratta consapevolmente.

La Corte ha quindi condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali, chiudendo definitivamente la vicenda.

Le Motivazioni: Onere della Prova e Conoscenza Effettiva del Processo

La sentenza si fonda su due pilastri argomentativi.

In primo luogo, la Corte chiarisce la portata della nuova disciplina della rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p., come modificato dalla Riforma Cartabia). La norma attuale prevede che la richiesta possa essere accolta solo se l’imputato prova di essere stato dichiarato assente senza i presupposti di legge e di non aver potuto impugnare la sentenza senza sua colpa. Tuttavia, questo rimedio è escluso se risulta che l’imputato aveva avuto ‘effettiva conoscenza della pendenza del processo’ prima della sentenza.

In secondo luogo, la Corte analizza la specifica notifica avvenuta nel periodo emergenziale. I giudici hanno sottolineato che, sebbene la normativa Covid escludesse la firma per ricevuta, imponeva all’agente notificatore di accertare la presenza fisica del destinatario. Nel caso di specie, la relata di notifica indicava chiaramente che l’atto era stato consegnato al ‘destinatario persona fisica’, circostanza sufficiente per la Corte a ritenere provata la conoscenza del processo da parte dell’imputata. La sua successiva assenza è stata quindi interpretata come una scelta volontaria e consapevole.

La Cassazione ha inoltre ribadito un principio fondamentale: grava sull’imputato un ‘onere di allegazione’. Non è sufficiente denunciare una presunta nullità della notifica, ma è necessario fornire almeno un ‘principio di prova’ che renda credibile la mancata conoscenza incolpevole del processo. Nel caso esaminato, la ricorrente si era limitata a contestare la modalità della notifica, senza offrire alcun elemento a sostegno della sua tesi.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione. Anzitutto, consolida l’interpretazione più rigorosa della nuova disciplina della rescissione del giudicato, ponendo un accento deciso sull’onere probatorio a carico del condannato. Non basta un vizio formale per riaprire un processo, ma occorre dimostrare concretamente e credibilmente di essere stati all’oscuro del procedimento senza propria colpa.

Inoltre, la sentenza fornisce un’interpretazione chiara sulle notifiche effettuate durante l’emergenza Covid, ritenendole valide quando l’agente notificatore abbia accertato la presenza del destinatario, anche in assenza di firma. Questa decisione conferma che la finalità della notifica – portare l’atto a conoscenza del suo destinatario – è stata raggiunta, legittimando la successiva dichiarazione di assenza e la celebrazione del processo.

Quando si può chiedere la rescissione del giudicato per un processo svolto in assenza?
Secondo la nuova disciplina (art. 629-bis c.p.p.), la rescissione può essere richiesta dal condannato che provi due condizioni: 1) di essere stato dichiarato assente senza i presupposti di legge; 2) di non aver potuto impugnare la sentenza nei termini senza sua colpa. Il rimedio è però escluso se risulta che aveva avuto effettiva conoscenza del processo prima della sentenza.

Come ha interpretato la Corte la regolarità di una notifica eseguita durante l’emergenza Covid-19 senza firma del destinatario?
La Corte ha ritenuto la notifica regolare. Anche se la normativa emergenziale esentava dalla firma per evitare contatti, era sufficiente che l’agente notificatore avesse accertato la presenza fisica del destinatario nel luogo di residenza, come indicato nella relata di notifica. Questo accertamento è stato considerato idoneo a dimostrare che l’imputata avesse ricevuto l’atto e fosse a conoscenza del processo.

Su chi ricade l’onere di provare la mancata conoscenza incolpevole del processo?
L’onere della prova ricade sull’imputato che chiede la rescissione. Non è sufficiente lamentare un vizio di notifica, ma è necessario fornire un ‘principio di prova’ che illustri circostanze di fatto idonee a rendere credibile la propria incolpevole mancata conoscenza del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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