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Rescissione del giudicato: no per il latitante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo, condannato in contumacia mentre era latitante, che chiedeva la rescissione del giudicato. La Suprema Corte ha chiarito che questo rimedio si applica solo ai procedimenti con dichiarazione di ‘assenza’ secondo le norme post-2014, e non a quelli definiti in ‘contumacia’ sotto la vecchia disciplina, per i quali era previsto l’istituto della restituzione nel termine.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del giudicato: la Cassazione chiarisce i limiti

L’istituto della rescissione del giudicato, introdotto per tutelare il diritto di difesa dell’imputato processato in sua assenza, presenta confini applicativi ben precisi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 45010 del 2024, offre un’importante delucidazione, stabilendo una netta linea di demarcazione tra la posizione dell’imputato ‘assente’ e quella del ‘contumace’, soprattutto se in stato di latitanza. Questa decisione ribadisce che non tutti coloro che sono stati giudicati senza essere presenti in aula possono beneficiare di questo rimedio straordinario.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Annullamento della Condanna

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato con sentenza passata in giudicato. L’uomo, che al tempo dei processi era latitante, aveva presentato un’istanza alla Corte d’Appello per ottenere la rescissione del giudicato, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza dei procedimenti a suo carico. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva dichiarato l’istanza inammissibile. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge e sollevando questioni sulla competenza territoriale del giudice.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che l’istituto della rescissione del giudicato non è applicabile ai procedimenti in cui l’imputato era stato dichiarato ‘contumace’ sotto la vigenza della normativa precedente alla riforma del 2014, in particolare se tale status derivava da una condizione di latitanza. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni: Differenza tra Contumacia e Assenza

La Corte ha basato la sua decisione su una distinzione fondamentale introdotta dalla legge n. 67 del 2014, che ha sostituito l’istituto della contumacia con quello dell’assenza.

Il principio di diritto sulla rescissione del giudicato

Il fulcro della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 629-bis del codice di procedura penale. Questo articolo, che disciplina la rescissione del giudicato, è stato introdotto per i soli procedimenti in cui sia stata dichiarata l’assenza dell’imputato ai sensi del nuovo articolo 420-bis. Per i procedimenti anteriori alla riforma, in cui l’imputato era dichiarato ‘contumace’, continua invece ad applicarsi la vecchia disciplina della ‘restituzione nel termine per proporre impugnazione’ (art. 175, comma 2, c.p.p. previgente).
Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva correttamente accertato che l’imputato doveva essere considerato contumace in quanto latitante. La latitanza, per sua natura, implica una scelta volontaria di sottrarsi alla giustizia e, secondo la giurisprudenza consolidata, è incompatibile con una incolpevole mancata conoscenza del processo. Pertanto, il rimedio corretto non era la rescissione, ma la restituzione nel termine, che però ha presupposti e finalità differenti. La Corte ha anche escluso la possibilità di ‘riqualificare’ l’istanza, data la diversa natura dei due rimedi.

La questione della competenza territoriale

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla competenza, è stato ritenuto infondato. Il ricorrente sosteneva che dovesse applicarsi la regola del giudice dell’esecuzione (art. 665 c.p.p.), secondo cui è competente il giudice che ha emesso l’ultima sentenza irrevocabile. La Cassazione ha chiarito che l’art. 629-bis c.p.p. stabilisce una regola di competenza speciale e autonoma: è competente la Corte d’Appello nel cui distretto si trova il giudice che ha emesso il provvedimento. Questa norma, data la natura eccezionale del rimedio, non può essere derogata dalle regole generali sull’esecuzione penale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame consolida un principio cruciale nel diritto processuale penale: la rescissione del giudicato è uno strumento di tutela con un ambito di applicazione specifico e non retroattivo. Non può essere utilizzato per sanare situazioni di ‘contumacia’, specialmente se aggravate dalla latitanza. La decisione riafferma che la scelta volontaria di sottrarsi alla giustizia preclude l’accesso a rimedi pensati per chi, senza colpa, non ha avuto conoscenza del processo. Inoltre, chiarisce in modo definitivo la regola sulla competenza funzionale per questo tipo di istanze, evitando confusioni con le norme sull’esecuzione penale. Gli operatori del diritto dovranno quindi prestare massima attenzione al regime processuale applicabile (ante o post riforma 2014) per individuare correttamente lo strumento di tutela esperibile.

A chi si applica la rescissione del giudicato?
La rescissione del giudicato, secondo l’art. 629-bis cod. proc. pen., si applica esclusivamente ai procedimenti nei quali sia stata dichiarata l’assenza dell’imputato secondo le norme introdotte dalla legge 28 aprile 2014, n. 67.

Qual è la differenza tra imputato ‘contumace’ e imputato ‘assente’ ai fini della rescissione?
L’imputato ‘contumace’ era colui che, sotto la vecchia normativa, non si presentava al processo pur essendo stato regolarmente citato. L’imputato ‘assente’ è colui che, secondo la nuova normativa, non è presente ma vi è la certezza che abbia avuto conoscenza del procedimento o vi si sia volontariamente sottratto. La rescissione si applica solo in caso di ‘assenza’, mentre per la ‘contumacia’ vigeva il diverso rimedio della restituzione nel termine.

Quale giudice è competente a decidere sulla rescissione del giudicato?
La competenza a decidere sull’istanza di rescissione del giudicato è attribuita espressamente dall’art. 629-bis cod. proc. pen. alla Corte di appello nel cui distretto ha sede il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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