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Rescissione del giudicato: no alla conversione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, stabilendo un importante principio in tema di rescissione del giudicato. La Corte ha chiarito che un’istanza di restituzione nel termine, presentata da un imputato assente, non può essere riqualificata come richiesta di rescissione del giudicato. La motivazione risiede nel fatto che il principio di conservazione degli atti processuali si applica esclusivamente ai mezzi di impugnazione tipici, categoria a cui non appartiene la restituzione nel termine.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del Giudicato: L’Istanza di Restituzione nel Termine non è Convertibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7486 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale in materia di rescissione del giudicato. Questa pronuncia chiarisce che un’istanza di restituzione nel termine non può essere ‘convertita’ o riqualificata in una richiesta di rescissione del giudicato. Si tratta di due rimedi processuali distinti, con presupposti e finalità differenti, che non possono essere confusi né considerati intercambiabili.

I Fatti del Caso

Un imputato, giudicato in assenza e condannato con sentenza definitiva, aveva proposto ricorso avverso un’ordinanza della Corte d’Appello di Roma. Quest’ultima aveva dichiarato inammissibile la sua richiesta di rescissione del giudicato. Il ricorrente contestava tale decisione, ma la sua istanza originaria era stata formulata come richiesta di restituzione nel termine. Il nodo della questione, quindi, era stabilire se un’istanza con un determinato nomen iuris (restituzione nel termine) potesse essere trattata come un’istanza diversa (rescissione del giudicato).

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Rescissione del Giudicato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, specificando che la disciplina normativa della rescissione del giudicato, prevista dall’art. 629-bis del codice di procedura penale, non può essere attivata attraverso un’istanza di restituzione nel termine.

Le Motivazioni: Distinzione tra Rimedi Processuali

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra i due istituti processuali. La Corte ha sottolineato che i due rimedi hanno natura e presupposti diversi e non sono fungibili.

Il Principio di Conservazione degli Atti e i suoi Limiti

Il ricorrente sperava probabilmente nell’applicazione del principio di conservazione degli atti, disciplinato dall’art. 568, comma 5, del codice di procedura penale. Questo principio permette al giudice di qualificare correttamente un’impugnazione anche se la parte le ha attribuito un nome errato. Tuttavia, la Cassazione ha richiamato una giurisprudenza consolidata (sentenze n. 33647/2022 e n. 863/2022) per affermare che tale principio opera esclusivamente per i rimedi qualificati dal codice come ‘impugnazioni’.

La Natura della Restituzione nel Termine

La richiesta di restituzione nel termine non rientra nella categoria delle impugnazioni. È un rimedio di carattere generale volto a sanare una decadenza incolpevole da un termine perentorio, ma non è un mezzo per contestare nel merito una decisione giudiziaria. Di conseguenza, non essendo un’impugnazione, ad essa non si applica il principio di conservazione e, pertanto, non può essere ‘convertita’ in una richiesta di rescissione del giudicato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame rafforza la necessità di un approccio rigoroso nella scelta degli strumenti processuali. Gli avvocati e i loro assistiti devono prestare la massima attenzione a qualificare correttamente le proprie istanze, poiché un errore nella scelta del rimedio può portare a una dichiarazione di inammissibilità, precludendo la possibilità di far valere le proprie ragioni. La decisione conferma che la rescissione del giudicato è uno strumento specifico, attivabile solo con un’istanza ad hoc che rispetti i presupposti formali e sostanziali previsti dalla legge, senza possibilità di ‘salvataggio’ attraverso la riqualificazione di istanze di diversa natura.

È possibile convertire una richiesta di restituzione nel termine in una richiesta di rescissione del giudicato?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che i due rimedi non sono intercambiabili. L’istanza di restituzione nel termine non può essere riqualificata come richiesta di rescissione del giudicato perché i due istituti hanno natura e presupposti differenti.

Perché il principio di conservazione degli atti processuali non si applica in questo caso?
Secondo la giurisprudenza consolidata citata dalla Corte, il principio di conservazione (art. 568, comma 5, c.p.p.) si applica solo ai rimedi che il codice qualifica espressamente come ‘impugnazioni’. La restituzione nel termine non rientra in questa categoria e quindi non può beneficiare di tale principio.

Qual è stata la conseguenza per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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