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Rescissione del giudicato: il termine è la consegna

La Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale sulla rescissione del giudicato. In caso di esecuzione di un Mandato d’Arresto Europeo, il termine di 30 giorni per presentare l’istanza non decorre dall’arresto all’estero, ma dal momento della consegna del condannato alle autorità italiane. La Corte ha annullato l’ordinanza che aveva dichiarato tardiva l’istanza, basandosi su una recente decisione delle Sezioni Unite penali.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del giudicato e MAE: la Cassazione fa chiarezza sulla decorrenza dei termini

La rescissione del giudicato rappresenta un istituto fondamentale a tutela del diritto di difesa, permettendo di rimettere in discussione una condanna definitiva quando l’imputato non ha avuto conoscenza del processo. Ma cosa accade quando il condannato viene arrestato all’estero in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo (MAE)? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1807/2025) ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo che il termine di 30 giorni per presentare l’istanza decorre non dall’arresto, ma dalla consegna della persona alle autorità italiane.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato con sentenza divenuta irrevocabile, veniva arrestato in Germania in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo emesso dall’Italia. Successivamente, veniva consegnato alle autorità italiane. Entro trenta giorni dalla sua consegna, l’uomo presentava un’istanza di rescissione del giudicato, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza del processo a suo carico.

La Corte d’Appello di Milano, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile per tardività. Secondo i giudici di merito, il termine di 30 giorni previsto dalla legge doveva essere calcolato a partire dal giorno dell’arresto in Germania, momento in cui il condannato aveva avuto piena conoscenza della sentenza, e non dalla successiva consegna all’Italia. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica sul Termine per la Rescissione del Giudicato

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 629-bis del codice di procedura penale. La norma stabilisce un termine di trenta giorni per proporre la richiesta di rescissione, ma non specifica in modo esplicito il momento esatto da cui tale termine inizia a decorrere nel complesso scenario di un’estradizione tramite MAE.

La difesa sosteneva che il termine dovesse decorrere dalla consegna del condannato allo Stato italiano, in analogia con quanto previsto per la restituzione nel termine per impugnare. Al contrario, la Corte d’Appello aveva ritenuto che la semplice conoscenza della sentenza, avvenuta con la notifica del MAE al momento dell’arresto, fosse sufficiente a far scattare il termine. Questa divergenza interpretativa aveva creato un contrasto giurisprudenziale, tanto da richiedere l’intervento delle Sezioni Unite Penali della Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un’informazione provvisoria diramata dalle Sezioni Unite Penali, chiamate a risolvere il contrasto giurisprudenziale proprio su questo specifico punto.

Le Sezioni Unite hanno stabilito che, nei casi di esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo, ‘il termine decorre dal momento della consegna del condannato’. Questa interpretazione, secondo la Suprema Corte, è l’unica coerente con la necessità di garantire l’effettività del diritto di difesa. Calcolare il termine dall’arresto all’estero penalizzerebbe ingiustamente il condannato, che si troverebbe a dover esercitare un complesso diritto processuale mentre è ancora detenuto in un altro Stato e senza poter conferire agevolmente con un difensore italiano. La consegna allo Stato italiano, invece, segna il momento in cui l’interessato rientra nella giurisdizione nazionale e può concretamente attivare le proprie difese.

Nel caso di specie, essendo l’istanza stata presentata entro 30 giorni dalla consegna dell’imputato all’Italia, essa era da considerarsi tempestiva. La Corte ha quindi annullato la decisione di inammissibilità e ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello di Milano per l’esame nel merito della richiesta di rescissione.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di garanzia fondamentale nel coordinamento tra gli ordinamenti giudiziari europei. Stabilire che il termine per la rescissione del giudicato decorre dalla consegna effettiva del condannato assicura che il diritto a un processo equo non sia svuotato di contenuto da ostacoli pratici e burocratici legati alle procedure di cooperazione internazionale. La decisione offre certezza giuridica agli operatori del diritto e rafforza la tutela dei diritti fondamentali della persona nel contesto del Mandato di Arresto Europeo.

In caso di arresto all’estero con Mandato d’Arresto Europeo, da quando parte il termine per chiedere la rescissione del giudicato?
Secondo la Corte di Cassazione, sulla base di un’indicazione delle Sezioni Unite, il termine di trenta giorni per presentare l’istanza di rescissione del giudicato decorre dal momento della consegna del condannato alle autorità italiane, e non dal precedente momento dell’arresto avvenuto all’estero.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello aveva erroneamente calcolato la decorrenza del termine, facendolo partire dalla data dell’arresto in Germania anziché da quella della consegna in Italia. L’istanza, presentata entro 30 giorni dalla consegna, era quindi tempestiva e non tardiva.

Cosa succede ora nel procedimento dopo la decisione della Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Milano. Quest’ultima dovrà ora procedere con l’esame nel merito dell’istanza di rescissione, valutando se sussistono i presupposti per la riapertura del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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