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Rescissione del giudicato: appello solo con avvocato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per la rescissione del giudicato presentato personalmente dall’imputato. La Corte ribadisce che, in base all’art. 613 c.p.p., tale ricorso deve essere sottoscritto da un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rescissione del giudicato: il ricorso in Cassazione richiede sempre un avvocato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso avverso il provvedimento che nega la rescissione del giudicato non può essere presentato personalmente dall’imputato, ma richiede obbligatoriamente la sottoscrizione di un avvocato abilitato. Questa decisione sottolinea il rigore formale necessario per adire la Suprema Corte e le conseguenze del mancato rispetto delle regole procedurali.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da una sentenza di condanna per i reati di diffamazione, emessa dal Tribunale di Catania. Divenuta definitiva la sentenza, l’imputato presentava un’istanza alla Corte d’Appello chiedendo la rescissione del giudicato, uno strumento che consente, a determinate condizioni, di riaprire un processo concluso. La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava inammissibile tale istanza. Contro questa decisione, l’imputato decideva di agire in autonomia, presentando personalmente ricorso per cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione e il principio sulla rescissione del giudicato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sull’applicazione diretta della disciplina ordinaria prevista per i ricorsi dinanzi alla Suprema Corte. Anche nel contesto specifico della rescissione del giudicato, non è prevista alcuna deroga alla regola generale che impone il patrocinio di un difensore qualificato.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nell’articolo 613 del codice di procedura penale. Tale norma stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. La Corte ha chiarito che questa regola si applica anche ai ricorsi contro i provvedimenti di rigetto di un’istanza di rescissione del giudicato. Non esiste, infatti, una normativa speciale che consenta all’interessato di agire personalmente in questa fase. La Suprema Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sentenza n. 36796/2021), confermando la coerenza della sua giurisprudenza su questo punto. L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come conseguenza automatica, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 4.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni

Questa ordinanza serve da monito sull’importanza del rispetto delle forme processuali, specialmente nel giudizio di legittimità. La necessità di un avvocato non è un mero formalismo, ma una garanzia di tecnicità e appropriatezza dell’atto, volta ad assicurare che alla Corte di Cassazione vengano sottoposte questioni di diritto formulate correttamente. Per i cittadini, la lezione è chiara: per qualsiasi ricorso alla Suprema Corte, inclusi quelli relativi alla rescissione del giudicato, l’assistenza di un legale specializzato non è un’opzione, ma un requisito imprescindibile per poter vedere la propria istanza esaminata nel merito.

È possibile presentare personalmente un ricorso in Cassazione contro un’ordinanza che nega la rescissione del giudicato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo tipo di ricorso è inammissibile se presentato personalmente dall’interessato. Deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale per il patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori.

Quale norma regola la presentazione del ricorso per cassazione in questo caso?
La norma applicabile è l’art. 613 del codice di procedura penale, che impone la sottoscrizione del ricorso da parte di un avvocato abilitato, senza eccezioni per i provvedimenti in materia di rescissione del giudicato.

Cosa succede se il ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 4.000,00 Euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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