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Remissione tacita di querela: conseguenze e appello

Due individui, costituitisi parte civile in un procedimento per minacce, sono stati esclusi dal processo a seguito della loro assenza in udienza, interpretata dal giudice come remissione tacita di querela. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il loro ricorso, chiarendo che tale provvedimento non è autonomamente impugnabile in quanto non decisorio e non abnorme, potendo essere contestato solo con l’impugnazione della sentenza finale.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione Tacita di Querela: Cosa Succede se la Parte Civile non si Presenta in Udienza?

L’assenza in un’udienza penale può avere conseguenze significative, specialmente per chi ha sporto querela. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 3428/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale della Riforma Cartabia: la remissione tacita di querela. Questa pronuncia chiarisce quando l’assenza del querelante equivale a una rinuncia all’azione penale e, soprattutto, quali sono gli strumenti per contestare la decisione del giudice. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche per le parti civili.

I Fatti: Un’Assenza Costosa

Due persone, vittime di un presunto reato di minaccia, avevano sporto querela e si erano costituite parte civile nel relativo procedimento penale. Tuttavia, al momento di essere sentite come testimoni, non si sono presentate in udienza senza fornire una giustificazione. Il giudice di primo grado, interpretando questa assenza, ha emesso un’ordinanza con cui dichiarava la loro estromissione dal processo in qualità di parti civili.

La Decisione del Tribunale e la Remissione Tacita di Querela

Il Tribunale ha basato la sua decisione su una specifica norma introdotta dalla Riforma Cartabia (art. 152, co. 3, n. 1 c.p.p.). Questa disposizione prevede che l’assenza ingiustificata del querelante, citato come testimone, possa essere interpretata come una remissione tacita di querela. In sostanza, il legislatore ha previsto che la mancata comparizione, senza un valido motivo, equivalga a una mancanza di interesse alla prosecuzione del processo.
Le parti civili escluse hanno immediatamente impugnato questa ordinanza in Cassazione, sostenendo che il giudice avesse confuso il loro ruolo di “parte civile” con quello di “persona offesa”. A loro avviso, l’assenza avrebbe dovuto al massimo comportare una sanzione pecuniaria, non l’esclusione dal processo.

L’Analisi della Corte di Cassazione: Perché l’Ordinanza non è Impugnabile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, non perché la valutazione del Tribunale fosse necessariamente corretta nel merito, ma per una ragione prettamente procedurale: l’ordinanza emessa non era autonomamente impugnabile. Vediamo perché.

L’Assenza di Carattere Decisorio

Innanzitutto, la Corte ha spiegato che un’ordinanza di questo tipo è priva di un’efficacia decisoria definitiva. La remissione di querela, infatti, non produce automaticamente l’estinzione del reato. Affinché ciò avvenga, sono necessarie due condizioni:
1. Il querelato non deve averla espressamente o tacitamente rifiutata (art. 155 c.p.).
2. Nel caso di più querelanti, tutti devono rimettere la querela (art. 154 c.p.).
Poiché nel caso di specie erano presenti altre persone offese, la presunta remissione tacita dei ricorrenti non era sufficiente a chiudere il procedimento. Di conseguenza, l’ordinanza non aveva un impatto definitivo e irrevocabile sul processo.

L’Esclusione del Provvedimento Abnorme

In secondo luogo, i giudici di legittimità hanno escluso che si trattasse di un “provvedimento abnorme”. Un atto è abnorme quando è talmente anomalo da non rientrare negli schemi legali o quando causa una paralisi ingiustificata del procedimento. In questo caso, l’ordinanza del Tribunale, pur potendo essere discutibile, era stata emessa in applicazione di una specifica norma di legge. Non ha bloccato il processo né lo ha fatto regredire a una fase precedente. Pertanto, non poteva essere contestata come atto abnorme.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione centrale della Cassazione si fonda sul principio di tassatività dei mezzi di impugnazione. Un provvedimento può essere impugnato solo nei casi e con le forme previste dalla legge. L’ordinanza che accerta una presunta remissione tacita di querela non rientra tra gli atti immediatamente ricorribili in Cassazione. Essa rappresenta una pronuncia interlocutoria che, se confluirà in un capo della sentenza finale (ad esempio, dichiarando l’estinzione del reato), potrà essere contestata attraverso i mezzi di gravame ordinari previsti per le sentenze (appello o ricorso per cassazione, a seconda dei casi).

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza offre due importanti lezioni. La prima è un monito per le persone offese: con la Riforma Cartabia, l’assenza ingiustificata in udienza non è più un comportamento privo di conseguenze, ma può portare alla fine del processo che si è faticosamente avviato. La seconda è di natura procedurale: non tutte le decisioni del giudice sono immediatamente contestabili. Per le ordinanze interlocutorie, come quella in esame, è necessario attendere la conclusione del grado di giudizio e impugnarle unitamente alla sentenza, evitando così ricorsi prematuri e destinati all’inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

L’assenza ingiustificata del querelante in udienza può essere considerata una remissione tacita di querela?
Sì, secondo la nuova formulazione dell’art. 152 del codice di procedura penale, introdotta dalla Riforma Cartabia, l’assenza ingiustificata del querelante che sia stato citato come testimone può essere interpretata dal giudice come una remissione tacita della querela.

L’ordinanza che interpreta l’assenza come remissione tacita di querela è immediatamente impugnabile?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale provvedimento non è autonomamente impugnabile. Non ha un’efficacia decisoria immediata e non costituisce un atto “abnorme”, pertanto può essere contestato solo insieme all’impugnazione della sentenza finale.

La remissione tacita da parte di una sola persona offesa estingue il reato se ci sono altri querelanti?
No, il provvedimento chiarisce che la presenza di altri querelanti per lo stesso reato impedisce l’estinzione del reato fino a quando non intervenga la remissione da parte di tutti, come previsto dall’art. 154 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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