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Registrazione colloqui detenuto: quando è illegittima?

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un GIP che imponeva la registrazione dei colloqui di un detenuto con i familiari. La decisione sottolinea che la registrazione dei colloqui in presenza è vietata, salvo intercettazioni autorizzate, mentre per le telefonate è necessaria una specifica e adeguata motivazione. L’ordine generalizzato e immotivato di registrazione colloqui detenuto viola il diritto all’intimità e la dignità della persona.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Registrazione colloqui detenuto: la Cassazione fissa i paletti

Il diritto di un detenuto a mantenere rapporti con i propri familiari è un principio fondamentale che tocca la dignità stessa della persona. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema della registrazione colloqui detenuto, annullando un provvedimento che imponeva tale misura in modo generalizzato e senza motivazione, ristabilendo i confini tra le esigenze di sicurezza e i diritti inviolabili dell’individuo.

I fatti: la richiesta di colloqui e la condizione della registrazione

Il caso ha origine dalla richiesta di un detenuto, sottoposto a custodia cautelare in carcere, di essere autorizzato a effettuare colloqui in presenza con la convivente, la figlia, la madre e la sorella, oltre a colloqui telefonici con la sola convivente. Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) accoglieva l’istanza, imponendo però una condizione tanto laconica quanto gravosa: che tutti i colloqui, sia quelli de visu sia quelli telefonici, fossero soggetti a registrazione. Il detenuto, tramite il suo difensore, ha impugnato tale provvedimento, lamentando una violazione dei suoi diritti fondamentali, l’assenza totale di motivazione e la mancata consultazione del Pubblico Ministero.

Limiti e regole per la registrazione colloqui detenuto

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, annullando l’ordinanza del GIP nella parte relativa all’obbligo di registrazione. La decisione si basa su principi cardine del nostro ordinamento giuridico, distinguendo nettamente la disciplina prevista per i colloqui in presenza da quella per le conversazioni telefoniche. Il provvedimento del GIP è stato censurato innanzitutto per la sua totale assenza di argomentazioni, essendosi limitato a un’unica espressione: ‘si autorizza con registrazione’. Questa carenza rende l’atto nullo per violazione dei requisiti minimi previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Cassazione

La sentenza chiarisce in modo inequivocabile i limiti imposti all’autorità giudiziaria.

Il divieto di registrazione per i colloqui ‘de visu’

La Corte ribadisce un punto cruciale: la legge (art. 18 dell’Ordinamento Penitenziario) stabilisce che i colloqui in presenza devono avvenire ‘sotto il controllo a vista e non auditivo del personale di custodia’. Questo divieto di controllo uditivo è posto a garanzia della riservatezza del contenuto delle conversazioni familiari. La registrazione, pertanto, è vietata per i colloqui de visu, a meno che non si ricorra a un’intercettazione ritualmente autorizzata secondo le specifiche norme del codice di procedura penale, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.

La disciplina per le conversazioni telefoniche

Per quanto riguarda le conversazioni telefoniche, la normativa (art. 39 del regolamento penitenziario) prevede una disciplina diversa. L’Autorità giudiziaria ‘può disporre’ che le telefonate vengano ascoltate e registrate. Tuttavia, questa facoltà non è un potere assoluto e arbitrario. La Corte sottolinea che ogni limitazione alla libertà e segretezza delle comunicazioni, garantita dall’art. 15 della Costituzione, deve essere supportata da un atto motivato che spieghi le ragioni della restrizione. Nel caso esaminato, mancava qualsiasi giustificazione, riducendo la decisione a una compressione ingiustificata della libertà del detenuto, basata unicamente sul suo status detentionis.

Le Conclusioni: la tutela della dignità e dell’intimità

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordine di registrazione, riaffermando che non è possibile imporre restrizioni ai diritti fondamentali dei detenuti senza una solida e specifica motivazione. L’imposizione generalizzata della registrazione colloqui detenuto, soprattutto per quelli in presenza, costituisce una violazione di legge. Per le telefonate, pur essendo la registrazione una misura possibile, essa deve essere giustificata da precise esigenze processuali o di sicurezza, esplicitate nel provvedimento. La decisione rappresenta un’importante tutela della dignità e del diritto all’intimità della persona detenuta, anche nel contesto di una misura restrittiva della libertà personale.

È possibile registrare i colloqui in presenza (de visu) di un detenuto con i familiari?
No, la legge lo vieta espressamente. L’art. 18 dell’Ordinamento Penitenziario prevede che tali colloqui si svolgano sotto un controllo solo visivo e non auditivo per garantire la riservatezza. L’unica eccezione è un’intercettazione ritualmente autorizzata secondo le norme del codice di procedura penale.

L’autorità giudiziaria può disporre la registrazione delle telefonate di un detenuto senza alcuna motivazione?
No. Sebbene la legge consenta al giudice di disporre l’ascolto e la registrazione delle telefonate, ogni provvedimento di questo tipo deve essere accompagnato da un’adeguata motivazione che spieghi le ragioni di tale restrizione alla libertà e segretezza delle comunicazioni.

Quale principio fondamentale viene violato da un ordine generalizzato e immotivato di registrazione dei colloqui?
Un ordine di questo tipo viola il diritto all’intimità e alla riservatezza delle comunicazioni, garantito dall’art. 15 della Costituzione, e lede la dignità della persona. La semplice condizione di detenuto (status detentionis) non è sufficiente a giustificare una compressione ingiustificata di tali diritti fondamentali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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