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Reddito di cittadinanza: reato anche per importo maggiore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32621/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per il reato relativo al Reddito di cittadinanza. La Corte ha stabilito che commette reato non solo chi percepisce il beneficio senza averne diritto, ma anche chi, tramite false dichiarazioni o omissioni, ottiene un importo superiore a quello che gli spetterebbe. Il concetto di beneficio ‘indebitamente’ percepito si estende quindi a qualsiasi somma erogata in misura maggiore rispetto al dovuto, consolidando un’interpretazione rigorosa della normativa.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Reddito di cittadinanza: attenzione anche agli importi extra

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 32621/2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia di Reddito di cittadinanza: il reato previsto dalla legge non scatta solo quando si percepisce il sussidio senza averne alcun diritto, ma anche quando si ottiene un importo superiore a quello effettivamente spettante. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, sottolineando l’importanza della massima trasparenza da parte dei beneficiari.

I fatti del caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava il ricorso presentato da una persona imputata per il reato di cui all’art. 7, comma 1, del D.L. n. 4/2019. La difesa sosteneva una tesi restrittiva: la violazione penale si sarebbe configurata solo in caso di totale assenza dei requisiti per ottenere il Reddito di cittadinanza, e non per la semplice percezione di una somma maggiore del dovuto a causa di comunicazioni omesse o mendaci. Secondo questa interpretazione, l’aver ricevuto ‘un po’ di più’ non sarebbe stato penalmente rilevante nello stesso modo di chi non ne aveva alcun diritto.

La decisione della Corte e il principio di diritto sul Reddito di cittadinanza

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa linea difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno affermato che il motivo del ricorso era ‘completamente destituito di fondamento’. La Corte ha confermato il principio secondo cui integrano il reato anche le false indicazioni o le omissioni di informazioni che permettono di conseguire un beneficio di importo superiore a quello a cui si avrebbe avuto diritto. Non c’è distinzione, ai fini penali, tra chi non ha diritto a nulla e chi ha diritto a meno di quanto percepito.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si basa su un’interpretazione logica e sistematica della norma. I giudici hanno chiarito che il termine ‘indebitamente’ ottenuto si applica a qualsiasi vantaggio economico non spettante, sia esso l’intero beneficio o solo una sua parte. A sostegno di questa tesi, la Corte ha richiamato la stessa normativa, la quale sanziona anche le condotte di chi, già percettore del Reddito di cittadinanza, omette di comunicare variazioni patrimoniali o reddituali che comporterebbero una riduzione del sussidio. Se la legge punisce l’omessa comunicazione che impedisce una riduzione, a maggior ragione deve punire la falsa dichiarazione iniziale che consente di ottenere un importo maggiorato. La Corte ha quindi ribadito quanto già espresso in una precedente sentenza (n. 5440/2023), secondo cui ‘indebitamente ottenuto’ è non solo il beneficio non spettante, ma anche quello erogato in misura maggiore rispetto al dovuto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame lancia un messaggio chiaro a tutti i percettori del Reddito di cittadinanza e di altre misure di sostegno al reddito: la legge richiede una correttezza e una trasparenza assolute. Non sono ammesse ‘zone grigie’ o interpretazioni di comodo. Qualsiasi falsa dichiarazione o omissione, anche se finalizzata a ottenere solo un piccolo importo in più, integra una fattispecie di reato con conseguenze significative, inclusa la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa pronuncia rafforza l’obbligo di diligenza dei cittadini nel comunicare con precisione la propria situazione economica, pena l’incorrere in un procedimento penale.

Commette reato solo chi ottiene il Reddito di cittadinanza senza averne alcun diritto?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il reato si configura anche quando, tramite false indicazioni o omissioni, si ottiene un beneficio di importo superiore a quello che spetterebbe legalmente.

Perché la legge considera reato anche percepire un importo solo parzialmente superiore al dovuto?
La Corte ha spiegato che la stessa norma punisce chi omette di comunicare informazioni che porterebbero a una riduzione del beneficio. Di conseguenza, è logico ritenere che qualsiasi somma ottenuta ‘indebitamente’, sia essa l’intera prestazione o solo un importo extra, rientri nella condotta penalmente rilevante.

Cosa rischia chi presenta un ricorso in Cassazione sostenendo che ottenere un importo maggiore non è reato?
Come evidenziato dal caso in esame, il ricorso viene dichiarato inammissibile in quanto ‘completamente destituito di fondamento’. La parte ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questa vicenda è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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