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Reddito di cittadinanza: false dichiarazioni e dolo

Un cittadino è stato condannato per aver omesso un componente del nucleo familiare percettore di reddito nella sua domanda per il reddito di cittadinanza. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che il reato richiede dolo specifico, ovvero la finalità di ottenere indebitamente il beneficio. Tale finalità è stata ritenuta provata dalla stessa presentazione della domanda incompleta. Inoltre, l’errore sulla definizione di ‘nucleo familiare’ è stato considerato un errore inescusabile sulla legge penale.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Reddito di Cittadinanza: La Cassazione sul Dolo Specifico per False Dichiarazioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33335 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità e delicatezza: le false dichiarazioni per l’ottenimento del reddito di cittadinanza. Questa decisione offre importanti chiarimenti sulla natura dell’elemento psicologico del reato e sull’irrilevanza dell’errore del cittadino circa la definizione di ‘nucleo familiare’. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino condannato sia in primo grado che in appello per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019. L’accusa era quella di aver fornito dati non veritieri nella domanda per il reddito di cittadinanza, omettendo di indicare la presenza, nel proprio nucleo familiare, di un’altra persona che percepiva un reddito. Tale omissione era determinante, poiché la presenza di quell’ulteriore reddito avrebbe escluso il richiedente dal diritto a percepire il sussidio.

Il ricorrente ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo due argomenti principali:
1. Un’errata qualificazione del dolo: a suo avviso, il reato richiederebbe un ‘dolo specifico’ (la precisa intenzione di frodare) e non un ‘dolo generico’ (la semplice coscienza e volontà di fare una dichiarazione falsa), come erroneamente affermato dalla Corte d’Appello.
2. La presenza di un errore su una legge extrapenale: il cittadino sosteneva di essere caduto in errore sulla definizione di ‘nucleo familiare’, ritenendo, in buona fede, di non dover dichiarare l’altro soggetto convivente.

La Questione del Dolo Specifico nel Reato sul Reddito di Cittadinanza

Uno dei punti centrali della sentenza è la correzione, da parte della Cassazione, della qualificazione giuridica operata dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità chiariscono che il reato di false dichiarazioni per ottenere il reddito di cittadinanza è effettivamente un reato a dolo specifico.

La norma incriminatrice, infatti, punisce chi rende dichiarazioni false “al fine di ottenere indebitamente il beneficio”. Questa finalità specifica va oltre la mera consapevolezza di mentire. L’agente deve agire con lo scopo preciso di conseguire un risultato che non gli spetta.

Nonostante questa correzione, la Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato. La finalità indebita, infatti, era palese e indiscussa: l’intera azione del presentare la domanda era finalizzata proprio all’ottenimento del sussidio. L’omissione dell’informazione cruciale era lo strumento per raggiungere quello scopo illecito. Pertanto, sebbene la Corte d’Appello avesse sbagliato la definizione teorica, la sua conclusione sulla colpevolezza dell’imputato era corretta nella sostanza.

L’Errore sulla Legge e la Composizione del Nucleo Familiare

Il ricorrente ha tentato di giustificare la sua omissione sostenendo un errore sulla definizione di ‘nucleo familiare’. Tuttavia, la Corte ha smontato questa difesa con argomenti solidi.

La legge sul reddito di cittadinanza definisce il ‘nucleo familiare’ richiamando la nozione di ‘famiglia anagrafica’, ovvero le persone legate da vincoli affettivi che coabitano e hanno dimora abituale nello stesso comune. La prova principale di tale condizione è l’iscrizione nel medesimo ‘stato di famiglia’.

Nel caso di specie, sia il richiedente che l’altra persona con reddito risultavano iscritti nello stesso stato di famiglia. Secondo la Corte, questa circostanza è sufficiente a presumere l’esistenza di un unico nucleo familiare, a meno che il ricorrente non fornisca prove concrete di una situazione diversa (cosa che non è avvenuta).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato il ricorso basandosi su un principio fondamentale, ribadito da una recentissima giurisprudenza (Cass. n. 23265/2024). L’ignoranza o l’errore sui requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza non è un errore scusabile su una legge extrapenale, ma si risolve in un errore sulla legge penale stessa. Poiché le norme che definiscono i requisiti (come la composizione del nucleo familiare) sono parte integrante del precetto penale, l’errore su di esse ricade sotto il principio dell’art. 5 del codice penale: l’ignoranza della legge penale non scusa.

In altre parole, non è possibile giustificarsi dicendo ‘non sapevo di doverlo dichiarare’ quando l’obbligo di dichiarazione è il cuore stesso della norma penale violata. La Corte ha inoltre affrontato la questione dell’abrogazione della legge sul reddito di cittadinanza a partire dal 1° gennaio 2024. Ha chiarito che tale abrogazione non cancella i reati commessi in precedenza, sia perché la legge stessa prevedeva una deroga al principio della lex mitior, sia perché esiste una continuità normativa con le nuove misure di sostegno e i relativi reati.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento rigoroso in materia di indebita percezione di sussidi statali. La Corte di Cassazione stabilisce due punti fermi:
1. Il reato di false dichiarazioni per il reddito di cittadinanza richiede il dolo specifico, ma questo è insito nella stessa presentazione di una domanda falsa o incompleta finalizzata a ottenere il beneficio.
2. L’errore sui requisiti di accesso al beneficio, come la corretta composizione del nucleo familiare, non costituisce una scusante, in quanto si traduce in un’ignoranza inescusabile della legge penale. I cittadini hanno l’onere di informarsi correttamente prima di presentare dichiarazioni che hanno rilevanza penale.

Omettere un familiare con reddito nella domanda per il reddito di cittadinanza costituisce reato?
Sì, la sentenza conferma che omettere informazioni dovute, come la presenza di un altro soggetto percettore di reddito nel nucleo familiare, integra il reato di indebita percezione del beneficio se tale omissione è determinante per superare le soglie di accesso.

Per essere condannati per questo reato è necessaria l’intenzione specifica di frodare lo Stato?
Sì, la Corte chiarisce che il reato richiede il ‘dolo specifico’, ovvero la condotta deve essere compiuta ‘al fine di ottenere indebitamente il beneficio’. Tuttavia, questa finalità si considera provata dalla stessa azione di presentare una domanda con dati falsi o omessi per accedere al sussidio.

Posso giustificare l’omissione dicendo che non conoscevo le regole per definire il ‘nucleo familiare’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’errore o l’ignoranza sui requisiti richiesti dalla legge (inclusa la definizione di nucleo familiare) si risolve in un errore sulla legge penale, che secondo l’articolo 5 del codice penale non è scusabile. L’iscrizione di più persone nello stesso stato di famiglia è una prova forte della loro appartenenza al medesimo nucleo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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