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Reddito di cittadinanza: dichiarazione e requisiti

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per false dichiarazioni finalizzate a ottenere il reddito di cittadinanza. La Corte ha chiarito che tale reato è di ‘pericolo concreto’, pertanto non sussiste se, nonostante la dichiarazione mendace, il richiedente possedeva effettivamente tutti i requisiti per beneficiare della misura. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Reddito di Cittadinanza: Non Basta la Bugia per la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9309/2024) ha introdotto un principio fondamentale in materia di reddito di cittadinanza: una dichiarazione falsa non porta automaticamente a una condanna penale. Se il richiedente, nonostante l’errore o la falsità nella domanda, possedeva comunque tutti i requisiti per ottenere il beneficio, il reato potrebbe non sussistere. Vediamo nel dettaglio questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una cittadina condannata sia in primo grado che in appello per il reato previsto dall’art. 7 del d.l. n. 4/2019. L’accusa era di aver falsamente dichiarato i redditi da lavoro dipendente percepiti in un determinato anno al fine di ottenere il reddito di cittadinanza.

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:
1. Nonostante la dichiarazione non veritiera, la richiedente possedeva comunque tutti i requisiti necessari per il riconoscimento del beneficio.
2. La falsa dichiarazione era frutto di un errore in buona fede, avendo imputato i compensi percepiti in un anno agli esercizi di competenza degli anni precedenti a cui si riferivano.

La Natura del Reato di Falsa Dichiarazione per il Reddito di Cittadinanza

Il punto cruciale della sentenza risiede nella qualificazione giuridica del reato. La Corte di Appello aveva considerato il reato come una semplice fattispecie di falso, simile a quella prevista per il patrocinio a spese dello Stato, dove la sola dichiarazione mendace è sufficiente per la condanna.

La Corte di Cassazione, richiamando un precedente intervento delle Sezioni Unite, ha corretto questa impostazione. Il reato in questione non è un semplice reato di falso, bensì un reato di pericolo concreto. Questo significa che la norma non intende punire la bugia in sé, ma il pericolo effettivo che tale bugia crei un danno alle casse dello Stato, erogando un sussidio a chi non ne ha diritto (o ne ha diritto in misura minore).

La Decisione della Corte di Cassazione

Sulla base di questa interpretazione, la Suprema Corte ha stabilito che il giudice di merito non può fermarsi alla sola verifica della falsità della dichiarazione. È necessario compiere un passo ulteriore: accertare se, al netto della dichiarazione errata, l’imputata avesse o meno i requisiti per percepire il reddito di cittadinanza.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla tutela del bene giuridico protetto dalla norma: il patrimonio pubblico destinato a finanziare il reddito di cittadinanza. Se il richiedente ha i requisiti, non c’è alcuna dispersione di risorse pubbliche né un pericolo concreto per il patrimonio dell’ente erogatore. La condotta, pur essendo formalmente non veritiera, non mette a rischio l’interesse tutelato dalla legge penale. Pertanto, per configurare il reato, è indispensabile che la falsa dichiarazione sia stata il mezzo per ottenere un beneficio altrimenti non spettante.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna e ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte di Appello. Il nuovo giudice dovrà verificare se, al di là della dichiarazione, la richiedente possedesse i requisiti di legge. Se la risposta sarà affermativa, l’imputata dovrà essere assolta perché il fatto non costituisce reato. Questa sentenza stabilisce un importante precedente: per la condanna per indebita percezione del reddito di cittadinanza, non è sufficiente provare la falsità della domanda, ma è necessario dimostrare che tale falsità ha generato un concreto pericolo di un’erogazione indebita.

Una dichiarazione falsa per ottenere il reddito di cittadinanza è sempre reato?
No. Secondo la Cassazione, se nonostante la dichiarazione non veritiera il richiedente possedeva comunque tutti i requisiti di legge per ottenere il beneficio, il reato non sussiste, in quanto manca il pericolo concreto di danno per le finanze pubbliche.

Cosa significa che il reato legato al reddito di cittadinanza è un ‘reato di pericolo concreto’?
Significa che la legge non punisce la semplice menzogna, ma il rischio effettivo e tangibile che tale menzogna causi un’erogazione indebita di denaro pubblico. Se questo pericolo non esiste (perché il sussidio era comunque dovuto), il reato non si configura.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione nel caso esaminato?
La Corte ha annullato la sentenza di condanna e ha disposto un nuovo processo d’appello (rinvio). Il nuovo giudice dovrà verificare se l’imputata possedeva o meno i requisiti per il beneficio, e solo in caso negativo potrà confermare la condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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