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Reclamo Tribunale Sorveglianza: la decisione è del Collegio

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto con cui il Presidente del Tribunale di Sorveglianza aveva dichiarato inammissibile un reclamo in materia di liberazione anticipata. La Suprema Corte ha stabilito che la decisione sull’ammissibilità di un reclamo, in quanto mezzo di impugnazione, spetta all’organo collegiale e non al solo Presidente, pena la nullità assoluta del provvedimento per violazione delle norme sulla costituzione del giudice. La decisione sul reclamo al Tribunale di Sorveglianza deve seguire le regole dell’art. 591 cod. proc. pen., garantendo il contraddittorio.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo Tribunale Sorveglianza: La Decisione sull’Inammissibilità Spetta al Collegio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di procedura penale, specificando le competenze per la decisione sul reclamo al Tribunale di Sorveglianza. La Suprema Corte ha chiarito che la valutazione sull’ammissibilità di tale impugnazione non può essere effettuata dal solo Presidente del Tribunale in via sommaria, ma deve essere demandata all’intero Collegio giudicante. Questa pronuncia consolida le garanzie difensive e il principio del giudice naturale nel procedimento di sorveglianza.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di liberazione anticipata presentata da una detenuta, che veniva rigettata dal Magistrato di Sorveglianza competente. Contro tale decisione, la difesa proponeva reclamo al Tribunale di Sorveglianza.

Tuttavia, il Presidente del Tribunale, con un decreto emesso de plano e inaudita altera parte (cioè senza udienza e senza sentire le parti), dichiarava il reclamo inammissibile per la presunta violazione delle norme generali sulle impugnazioni. La difesa, ritenendo illegittimo tale provvedimento, ricorreva per cassazione, sostenendo che la decisione avrebbe dovuto essere presa dall’organo collegiale e non monocraticamente dal Presidente, lamentando una nullità assoluta per vizio di costituzione del giudice.

La Questione Giuridica: Chi Decide sul Reclamo al Tribunale di Sorveglianza?

Il cuore della questione legale risiede nella corretta individuazione dell’organo competente a dichiarare l’inammissibilità di un reclamo presentato ai sensi dell’art. 69-bis dell’Ordinamento Penitenziario. La difesa sosteneva che, essendo il reclamo a tutti gli effetti un mezzo di impugnazione, la sua disciplina dovesse seguire le regole generali dettate dall’art. 591 del codice di procedura penale, che attribuisce tale potere al giudice dell’impugnazione, ovvero al Tribunale in composizione collegiale.

Al contrario, il decreto impugnato sembrava basarsi su una lettura che assimilava il procedimento a quello di esecuzione (art. 666, comma 2, cod. proc. pen.), che in casi specifici consente al presidente di emettere un decreto di inammissibilità de plano. La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a chiarire quale delle due procedure fosse applicabile.

La Decisione della Cassazione e le Sue Motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio il decreto del Presidente del Tribunale di Sorveglianza. I giudici hanno stabilito in modo inequivocabile che il provvedimento era affetto da nullità assoluta.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su argomentazioni precise. In primo luogo, ha qualificato il reclamo al Tribunale di Sorveglianza come un mezzo di impugnazione a pieno titolo. Come tale, la disciplina applicabile per la declaratoria di inammissibilità è quella specifica prevista dall’art. 591 del codice di procedura penale, e non la norma generale dell’art. 666, comma 2, cod. proc. pen., che riguarda le procedure in camera di consiglio nei procedimenti di esecuzione.

L’articolo 591 c.p.p. stabilisce tassativamente i casi di inammissibilità e affida la relativa pronuncia (con ordinanza) al “giudice dell’impugnazione”. Nel caso di specie, il giudice dell’impugnazione è il Tribunale di Sorveglianza nella sua composizione collegiale, non il suo Presidente in veste monocratica. La decisione presa da un organo diverso da quello previsto dalla legge integra una violazione delle norme sulla costituzione del giudice, sanzionata con la nullità assoluta ai sensi dell’art. 178, lett. a), cod. proc. pen.

La Cassazione ha ribadito che il potere del presidente di dichiarare de plano l’inammissibilità è limitato a casi eccezionali, come la riproposizione di una richiesta identica a una già rigettata, e non può essere esteso all’esame preliminare di un reclamo avverso una decisione di primo grado.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un importante principio di garanzia procedurale. La decisione sull’ammissibilità di un’impugnazione non è un mero atto formale, ma una valutazione che incide sul diritto di difesa e che deve essere compiuta dall’organo giurisdizionale nella sua pienezza. Affidare tale compito al Collegio assicura una valutazione più ponderata e garantisce l’instaurazione del contraddittorio tra le parti, come previsto dalla procedura di appello. Per effetto dell’annullamento, il Tribunale di Sorveglianza di Venezia dovrà ora riesaminare il reclamo nella sua corretta composizione collegiale, assicurando il rispetto di tutte le garanzie procedurali.

Chi è competente a dichiarare l’inammissibilità di un reclamo al Tribunale di Sorveglianza?
La competenza a dichiarare l’inammissibilità del reclamo spetta al Tribunale di Sorveglianza in composizione collegiale (l’intero pannello di giudici), in quanto è il “giudice dell’impugnazione” secondo l’art. 591 del codice di procedura penale.

Il Presidente del Tribunale di Sorveglianza può dichiarare da solo l’inammissibilità di un reclamo?
No, il Presidente non ha il potere di dichiarare monocraticamente e de plano l’inammissibilità di un reclamo avverso una decisione del Magistrato di Sorveglianza. Tale potere è riservato al Collegio.

Qual è la conseguenza se il Presidente, anziché il Collegio, dichiara inammissibile un reclamo?
Il provvedimento emesso dal solo Presidente è affetto da nullità assoluta per violazione delle norme sulla costituzione del giudice (art. 178, comma 1, lett. a), cod. proc. pen.). Di conseguenza, tale provvedimento deve essere annullato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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