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Reclamo inammissibile: il rimedio non è il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da una parte offesa contro un’ordinanza che aveva erroneamente giudicato tardivo il suo reclamo avverso un decreto di archiviazione. La Suprema Corte ha chiarito che, in caso di un reclamo inammissibile dichiarato per errore, il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione, bensì l’istanza di revoca rivolta allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento viziato. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che distingue tra abnormità dell’atto e violazione di legge.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo inammissibile: il rimedio non è il ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7257/2025) offre un importante chiarimento procedurale per chi si trova di fronte a un reclamo inammissibile dichiarato tale per un presunto errore di valutazione. Quando un tribunale respinge un reclamo contro un’archiviazione perché lo ritiene tardivo, quale è la mossa giusta? La Suprema Corte spiega che la via da percorrere non è quella del ricorso per cassazione, ma un’altra, più diretta e specifica.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dalla vicenda di una persona offesa che, dopo aver visto archiviata la sua denuncia, presenta un reclamo ai sensi dell’art. 410 bis del codice di procedura penale. Il Tribunale competente, tuttavia, dichiara il reclamo inammissibile, sostenendo che sia stato depositato oltre i termini di legge.

La parte offesa, convinta di aver rispettato le scadenze, decide di impugnare questa decisione proponendo ricorso per cassazione. La sua tesi si basava su una presunta erronea applicazione delle norme sulla notifica degli atti, sostenendo che il termine per presentare il reclamo fosse iniziato a decorrere da una data successiva a quella considerata dal Tribunale, rendendo così il suo reclamo tempestivo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il reclamo inammissibile

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato a sua volta inammissibile il ricorso della parte offesa, ma per una ragione puramente procedurale. Secondo gli Ermellini, il ricorrente ha scelto lo strumento giuridico sbagliato per far valere le proprie ragioni.

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: un’ordinanza che dichiara, anche erroneamente, un reclamo intempestivo non è un atto “abnorme” che stravolge il procedimento, ma un atto viziato da una “violazione di legge”. Questa distinzione è cruciale, perché determina il tipo di rimedio esperibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si basa sulla natura del provvedimento impugnato. L’ordinanza che dichiara inammissibile il reclamo per tardività, anche se basata su un calcolo errato dei termini, non è ricorribile per cassazione. Questo perché la legge prevede un rimedio specifico per correggere tali errori procedurali. L’atto del Tribunale non ha creato una situazione di stallo insuperabile, né ha alterato radicalmente lo schema del procedimento. Si tratta, piuttosto, di un errore di diritto che può essere corretto in un altro modo.

La Corte cita un proprio precedente (Sentenza n. 27695 del 2021), nel quale si è stabilito che il rimedio corretto in questi casi è l’istanza di revoca. In pratica, la parte che si ritiene lesa da una dichiarazione di inammissibilità errata deve rivolgersi allo stesso giudice che ha emesso l’ordinanza e chiederne, appunto, la revoca, dimostrando l’errore commesso nel calcolo dei termini.

Le Conclusioni

Le conclusioni che si possono trarre da questa sentenza sono di fondamentale importanza pratica. Sbagliare strumento di impugnazione porta a un’inevitabile dichiarazione di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione chiarisce che il percorso corretto per contestare un’ordinanza che dichiara erroneamente tardivo un reclamo contro l’archiviazione è presentare un’istanza di revoca al medesimo organo giudicante. Solo dopo aver esaurito questa via, e in caso di esito negativo, si potranno valutare ulteriori impugnazioni. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di scegliere il rimedio processuale appropriato per ogni specifica situazione.

Cosa succede se il Tribunale dichiara un reclamo contro l’archiviazione inammissibile per tardività?
Secondo la sentenza, il Tribunale emette un’ordinanza con cui chiude il procedimento di reclamo senza esaminarne il merito, ritenendo che sia stato presentato fuori dai termini di legge.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro questa ordinanza di inammissibilità?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questo tipo di ordinanza, anche se viziata da un errore nel calcolo dei termini, non è direttamente impugnabile con ricorso per cassazione. Farlo porterebbe a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso stesso.

Qual è il rimedio corretto se si ritiene che il Tribunale abbia sbagliato a considerare tardivo il reclamo?
Il rimedio corretto indicato dalla Corte è l’istanza di revoca. La parte interessata deve chiedere allo stesso giudice che ha emesso l’ordinanza di annullarla (revocarla), dimostrando che il reclamo era stato in realtà presentato nei termini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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