LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reclamo inammissibile: il potere del Presidente

Un detenuto presenta un reclamo contro una decisione del Magistrato di Sorveglianza. Il Presidente del Tribunale di Sorveglianza dichiara il reclamo inammissibile con un decreto monocratico. La Corte di Cassazione annulla tale decreto, chiarendo che la decisione su un reclamo inammissibile di questo tipo spetta esclusivamente all’organo collegiale, poiché il reclamo costituisce un vero e proprio mezzo di impugnazione e non una semplice istanza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo inammissibile: chi decide? La Cassazione delimita i poteri del Presidente del Tribunale di Sorveglianza

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio cruciale in materia di procedura penale e diritti dei detenuti, stabilendo che la decisione su un reclamo inammissibile contro un provvedimento del Magistrato di Sorveglianza non può essere presa de plano dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza, ma spetta unicamente all’organo collegiale. Questa pronuncia chiarisce i confini procedurali e garantisce il corretto svolgimento del giudizio di impugnazione in un ambito particolarmente delicato.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal reclamo presentato da un detenuto avverso una decisione del Magistrato di Sorveglianza, emessa ai sensi dell’art. 35-bis dell’Ordinamento Penitenziario, in materia di tutela dei diritti del carcerato. Successivamente, il Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Torino, con un decreto emesso inaudita altera parte, dichiarava inammissibile il reclamo. La motivazione si fondava sulla presunta carenza di interesse del detenuto, che nel frattempo era stato trasferito in un altro istituto penitenziario da lungo tempo.

Il difensore del detenuto ha impugnato tale decreto dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme procedurali. In particolare, ha sostenuto che il Presidente non avesse il potere di dichiarare l’inammissibilità del reclamo, poiché tale facoltà è riservata al collegio giudicante. Inoltre, il decreto è stato criticato per la sua genericità e per la violazione del principio della perpetuatio iurisdictionis.

La Decisione della Cassazione su un Reclamo Inammissibile

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando il decreto impugnato e rinviando gli atti al Tribunale di Sorveglianza di Torino per un nuovo giudizio. Il vizio fondamentale individuato dalla Corte risiede nell’aver deciso il reclamo senza sottoporlo al vaglio del collegio, l’organo competente per legge.

Il Reclamo come Mezzo di Impugnazione

Il punto centrale della decisione è la qualificazione del reclamo al Tribunale di Sorveglianza avverso le decisioni del Magistrato. La Cassazione chiarisce che tale strumento non è una mera istanza, ma rientra a pieno titolo nel genus delle impugnazioni. Di conseguenza, ad esso si applica la disciplina prevista per le impugnazioni, e non quella dell’art. 666, comma 2, del codice di procedura penale, che consente al giudice di dichiarare de plano l’inammissibilità di una richiesta manifestamente infondata o identica a una già rigettata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il potere di dichiarare l’inammissibilità di un’impugnazione è regolato dall’art. 591 del codice di procedura penale e spetta al giudice dell’impugnazione, che in questo caso è il Tribunale di Sorveglianza nella sua composizione collegiale, e non il suo Presidente in via monocratica. Agire diversamente, come avvenuto nel caso di specie, costituisce una violazione delle norme sulla costituzione del giudice, sanzionata con la nullità assoluta del provvedimento ai sensi dell’art. 178, comma 1, lett. a), del codice di procedura penale. Tale nullità, essendo di carattere assoluto, è rilevabile anche d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento.

Il decreto di inammissibilità de plano ex art. 666 c.p.p. è previsto solo per le richieste rivolte al giudice dell’esecuzione in primo grado, e non può essere esteso analogicamente al giudizio di reclamo, che è un vero e proprio grado di giudizio successivo. La decisione sull’ammissibilità, pertanto, deve essere adottata con ordinanza dal collegio, garantendo il contraddittorio tra le parti.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza le garanzie procedurali nel procedimento di sorveglianza, assicurando che ogni reclamo, anche se potenzialmente inammissibile, venga esaminato dall’organo giudiziario competente nella sua interezza. La Corte ha quindi annullato il decreto e disposto il rinvio al Tribunale di Sorveglianza, che dovrà procedere a un nuovo esame del reclamo, questa volta nel rispetto delle corrette procedure e della composizione collegiale, previa instaurazione del contraddittorio tra le parti.

Il Presidente del Tribunale di Sorveglianza può dichiarare da solo l’inammissibilità di un reclamo contro una decisione del Magistrato di Sorveglianza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale potere non spetta al Presidente in via monocratica. La decisione sull’inammissibilità deve essere presa dal Tribunale di Sorveglianza in composizione collegiale, attraverso un’ordinanza.

Perché il reclamo al Tribunale di Sorveglianza è considerato un’impugnazione?
Perché è uno strumento giuridico che si propone contro una decisione di un giudice di grado inferiore (il Magistrato di Sorveglianza) per ottenerne una revisione da parte di un giudice superiore (il Tribunale di Sorveglianza). Per questa sua natura, rientra nella categoria generale delle impugnazioni e ne segue le relative regole procedurali.

Qual è la conseguenza di una dichiarazione di inammissibilità emessa dal solo Presidente?
Il provvedimento emesso dal solo Presidente è affetto da nullità assoluta per violazione delle norme sulla costituzione del giudice. Tale nullità determina la caducazione (annullamento) del decreto e la necessità di un nuovo giudizio che rispetti le corrette procedure.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati