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Reclamo archiviazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10169/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una persona offesa contro la decisione del Tribunale su un reclamo archiviazione. La Corte ha stabilito che tale provvedimento non è impugnabile in Cassazione e che le presunte nullità procedurali non configurano un’abnormità dell’atto, dovendo essere risolte con altri rimedi previsti dalla legge.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo Archiviazione: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

Il procedimento penale è un percorso complesso, scandito da regole precise. Una fase cruciale è quella che può portare all’archiviazione, ovvero alla chiusura del caso prima ancora di un processo. Ma cosa succede se la persona offesa non è d’accordo? La legge prevede lo strumento del reclamo archiviazione, ma i suoi confini sono netti. Con la sentenza n. 10169/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la decisione del Tribunale su tale reclamo non è appellabile in Cassazione, nemmeno se si lamentano vizi procedurali.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un decreto di archiviazione emesso dal Giudice di Pace. La persona offesa dal reato, ritenendo ingiusta la decisione, si opponeva. Nonostante l’opposizione, il Giudice di Pace respingeva le sue istanze. Successivamente, la persona offesa presentava un reclamo al Tribunale competente, come previsto dall’articolo 410-bis del codice di procedura penale.

Il Tribunale, tuttavia, dichiarava il reclamo inammissibile. A questo punto, la persona offesa decideva di giocare l’ultima carta: il ricorso alla Corte di Cassazione. La tesi difensiva sosteneva che il provvedimento del Tribunale fosse ‘abnorme’, poiché non avrebbe considerato un vizio fondamentale del procedimento, ovvero la mancata notifica del decreto di archiviazione originale, che avrebbe causato una nullità insanabile.

La Disciplina del Reclamo Archiviazione e il Concetto di Abnormità

Per comprendere la decisione della Corte, è essenziale capire come funziona il reclamo archiviazione. Introdotto per rafforzare le tutele della persona offesa, questo strumento permette di contestare la chiusura anticipata di un’indagine. Tuttavia, la legge stabilisce chiaramente che la decisione del Tribunale su questo reclamo non è ulteriormente impugnabile.

Il ricorrente ha tentato di superare questo sbarramento invocando l’abnormità dell’atto. Nel linguaggio giuridico, un atto ‘abnorme’ non è semplicemente un atto errato o nullo. È un provvedimento talmente anomalo da porsi al di fuori dello schema legale, causando una paralisi del procedimento che non può essere risolta in altro modo. La Cassazione ha più volte chiarito che questa categoria non può essere usata per eludere le regole sulla tassatività delle impugnazioni.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una spiegazione chiara e lineare. In primo luogo, ha ribadito che la legge non prevede la possibilità di ricorrere in Cassazione contro l’ordinanza che decide sul reclamo ex art. 410-bis c.p.p. Si tratta di un principio di non impugnabilità espressamente sancito dal legislatore.

In secondo luogo, i giudici hanno smontato la tesi dell’abnormità. L’errore lamentato dal ricorrente (la presunta mancata valutazione di una nullità) non costituisce un atto abnorme. La Corte ha spiegato che l’abnormità si configura solo in presenza di uno ‘sviamento di potere’ che crea una stasi processuale irrimediabile. Una semplice nullità, per quanto grave, non rientra in questa categoria. Esistono altri strumenti per far valere tali vizi, come la richiesta di revoca allo stesso giudice che ha emesso la decisione, come indicato da precedente giurisprudenza.

Infine, la Corte ha sottolineato che il reclamo era stato correttamente presentato e deciso. Il fatto che la decisione non sia stata favorevole al ricorrente non la rende né nulla né, tantomeno, abnorme. Consentire un ricorso per cassazione in questi casi significherebbe aggirare il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, un pilastro del nostro sistema processuale.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale preciso: i rimedi processuali devono essere utilizzati secondo le regole e i limiti stabiliti dalla legge. Il reclamo archiviazione è uno strumento di tutela importante, ma la sua procedura si conclude con la decisione del Tribunale. Tentare di forzare la mano con un ricorso per cassazione, basandosi su presunte nullità o sulla generica accusa di abnormità, è una strada destinata all’insuccesso. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente che sappia individuare i corretti strumenti processuali, evitando ricorsi destinati a essere dichiarati inammissibili, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare in Cassazione la decisione del Tribunale su un reclamo contro un decreto di archiviazione?
No, la sentenza chiarisce che il provvedimento con cui il giudice decide sul reclamo avverso il provvedimento di archiviazione, ai sensi dell’art. 410-bis del codice di procedura penale, è per espressa indicazione legislativa non impugnabile.

Cosa si intende per ‘atto abnorme’ in procedura penale?
Secondo la Corte, un atto abnorme è quello che, essendo frutto di uno sviamento di potere e fonte di un pregiudizio altrimenti insanabile, è del tutto estraneo agli schemi legali e comporta una stasi del procedimento non emendabile. Non è una semplice illegittimità o nullità.

Quale rimedio è previsto se si ritiene che il Tribunale abbia commesso errori nel decidere sul reclamo?
La sentenza indica che eventuali violazioni di legge che abbiano comportato una scorretta integrazione del contraddittorio sono rilevabili attraverso la richiesta di revoca della decisione, da chiedere al medesimo giudice che l’ha emessa, non attraverso un ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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