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Reclamo archiviazione: quando è abnorme e ricorribile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una persona offesa contro la decisione del Tribunale di rigettare il suo reclamo avverso un’archiviazione. La sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione è possibile solo in caso di ‘abnormità’ del provvedimento, un vizio grave che non coincide con la mera ‘irragionevolezza’ o erroneità della decisione. Il caso in esame non presentava i caratteri dell’abnormità, rendendo il reclamo archiviazione non ulteriormente impugnabile.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo Archiviazione: Quando la Decisione Diventa Inoppugnabile

Quando un procedimento penale viene archiviato, la persona offesa può sentirsi privata di giustizia. La legge offre uno strumento per contestare tale decisione: il reclamo archiviazione. Ma cosa succede se anche questo reclamo viene respinto? È possibile appellarsi ancora? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti di impugnabilità, introducendo il concetto cruciale di ‘abnormità’ come unica via per accedere al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: La Vicenda Processuale

La vicenda ha origine da un procedimento penale a carico di ignoti per il reato di molestie. Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale emetteva un decreto di archiviazione. La persona offesa, ritenendo ingiusta la decisione, presentava un reclamo ai sensi dell’art. 410-bis del codice di procedura penale.

Il Tribunale, in composizione monocratica, rigettava il reclamo. Non dandosi per vinta, la persona offesa decideva di portare la questione fino all’ultimo grado di giudizio, proponendo ricorso per cassazione. La tesi difensiva sosteneva che il provvedimento del Tribunale fosse ‘abnorme’ a causa della sua manifesta irragionevolezza, in quanto avrebbe imposto alla parte offesa un onere probatorio non previsto dalla legge.

Il Reclamo Archiviazione e il Concetto di Abnormità

La procedura penale, a seguito della riforma del 2017, ha introdotto con l’articolo 410-bis c.p.p. la possibilità di presentare un reclamo al Tribunale contro il decreto di archiviazione. Tuttavia, la legge non prevede esplicitamente un ulteriore mezzo di impugnazione contro la decisione del Tribunale sul reclamo.

La giurisprudenza ha da tempo chiarito che l’unica porta per accedere alla Corte di Cassazione in questi casi è dimostrare che il provvedimento impugnato sia affetto da ‘abnormità’. Ma cosa significa esattamente? Un atto è abnorme non quando è semplicemente sbagliato o errato, ma quando si verifica una di queste due situazioni:

1. Abnormità strutturale: l’atto si pone completamente al di fuori del sistema processuale, essendo stato emesso in assenza del relativo potere normativo.
2. Abnormità funzionale: l’atto, pur essendo previsto dalla legge, determina una stasi insuperabile del processo o una sua indebita regressione a una fase precedente.

Lamentare una generica ‘irragionevolezza’ o un errore di valutazione non è sufficiente per qualificare un provvedimento come abnorme.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, analizzando il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. I giudici hanno ribadito con fermezza che il ricorso per cassazione contro l’ordinanza che decide sul reclamo archiviazione è un rimedio eccezionale, esperibile solo al ricorrere di un profilo di abnormità.

Nel caso specifico, le argomentazioni del ricorrente non denunciavano un’abnormità strutturale o funzionale, ma si limitavano a criticare la valutazione del giudice di merito, ritenendola ‘irragionevole’. Secondo la Cassazione, tentare di far rientrare una pretesa illegittimità o erroneità nella categoria dell’abnormità è un tentativo improprio di utilizzare un mezzo di impugnazione non previsto dalla legge. La decisione del Tribunale, per quanto discutibile dal punto di vista del ricorrente, rientrava pienamente nell’esercizio del potere giurisdizionale e non ha causato alcuna paralisi processuale.

Le Conclusioni: Quando un Atto è Inoppugnabile

La sentenza consolida un principio fondamentale: la decisione del Tribunale sul reclamo contro un’archiviazione è, di regola, definitiva. Non può essere contestata in Cassazione solo perché si è in disaccordo con le motivazioni del giudice. L’eccezione dell’abnormità è una soglia molto elevata, riservata a vizi procedurali macroscopici che minano la struttura stessa del processo.

Questa pronuncia serve da monito: la persona offesa ha il diritto di opporsi all’archiviazione e di presentare reclamo, ma deve essere consapevole che, una volta esaurito questo strumento, le possibilità di un’ulteriore impugnazione sono estremamente limitate. La conseguenza per il ricorrente è stata la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a sottolineare la serietà con cui l’ordinamento considera i ricorsi manifestamente inammissibili.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale che rigetta un reclamo per archiviazione?
No. Secondo la sentenza, il ricorso è possibile solo in casi eccezionali in cui il provvedimento del Tribunale sia affetto da ‘abnormità’, ovvero un vizio così grave da porlo al di fuori del sistema processuale o da creare una stasi insuperabile del procedimento.

La semplice ‘irragionevolezza’ di una decisione la rende ‘abnorme’?
No. La Corte chiarisce che una pretesa illegittimità, erroneità o irragionevolezza del provvedimento non è sufficiente a integrare la categoria dell’abnormità. L’abnormità è un concetto più specifico e grave di un semplice errore di giudizio.

Cosa succede se si presenta un ricorso per cassazione inammissibile in questi casi?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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