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Reclamo archiviazione: la via corretta da seguire

La Corte di Cassazione ha chiarito la procedura corretta da seguire quando un procedimento penale viene archiviato senza notificare l’avviso alla persona offesa che ne aveva fatto richiesta. Invece di un ricorso per cassazione, lo strumento corretto è il reclamo archiviazione presso il tribunale in composizione monocratica. La Corte ha riqualificato il ricorso del querelante e ha trasmesso gli atti al giudice competente, stabilendo un importante principio procedurale a tutela dei diritti della vittima del reato.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo Archiviazione: La Procedura Corretta in Caso di Mancato Avviso

Quando una persona offesa da un reato presenta una denuncia-querela, ha il diritto di chiedere di essere informata sull’eventuale richiesta di archiviazione del procedimento. Ma cosa succede se questo diritto viene violato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sullo strumento corretto da utilizzare: il reclamo archiviazione. Questo caso specifico ha evidenziato come un errore procedurale possa essere corretto senza invalidare l’azione della parte lesa, riqualificando l’atto presentato e indirizzandolo al giudice competente.

I Fatti del Caso

Un cittadino aveva presentato una denuncia-querela per il reato di truffa contro ignoti. All’interno della sua denuncia, aveva esplicitamente dichiarato di voler essere informato circa un’eventuale richiesta di archiviazione. Nonostante ciò, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Roma disponeva l’archiviazione del procedimento penale con un decreto emesso il 28 dicembre 2022, senza che al querelante fosse stato notificato alcun avviso preventivo.

Ritenendo leso il proprio diritto al contraddittorio, il cittadino, tramite il suo difensore, proponeva ricorso direttamente alla Corte di Cassazione, lamentando la nullità del decreto di archiviazione per violazione degli articoli 408 e 410-bis del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il reclamo archiviazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non ha annullato il decreto, ma ha seguito un percorso diverso. Ha stabilito che l’impugnazione proposta dal cittadino doveva essere riqualificata. Invece di un ricorso per cassazione, l’atto è stato considerato un reclamo archiviazione ai sensi dell’art. 410-bis, comma 3, del codice di procedura penale.

Di conseguenza, la Corte ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Roma. Sarà quest’ultimo, in composizione monocratica, a dover esaminare il reclamo del cittadino, valutando nel merito le ragioni per cui si oppone all’archiviazione. Questa decisione si basa su un principio di conservazione degli atti giuridici, convertendo l’impugnazione errata nello strumento corretto previsto dalla legge.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fondato la sua decisione sulla riforma introdotta dalla legge n. 103 del 2017, che ha inserito l’articolo 410-bis nel codice di procedura penale. Questo articolo disciplina specificamente i rimedi contro il decreto di archiviazione.

I giudici hanno richiamato un precedente orientamento della stessa Corte (sentenza n. 354 del 2021), secondo cui, in caso di archiviazione pronunciata senza il dovuto avviso alla persona offesa che ne aveva fatto richiesta, lo strumento esperibile è il reclamo al tribunale in composizione monocratica. Tale reclamo deve essere presentato entro quindici giorni dalla conoscenza (effettiva) del provvedimento di archiviazione.

Pertanto, il ricorso per cassazione è stato ritenuto un mezzo di impugnazione improprio in questa fase. Tuttavia, applicando l’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale, che permette di qualificare diversamente un’impugnazione se ne sussistono i requisiti di forma e di sostanza, la Corte ha evitato una declaratoria di inammissibilità e ha assicurato che la doglianza del querelante venisse comunque esaminata dall’organo giudiziario competente.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: la tutela dei diritti della persona offesa nel procedimento penale passa anche attraverso la conoscenza e l’uso corretto degli strumenti procedurali. Se viene emesso un decreto di archiviazione senza il previo avviso richiesto, la strada da percorrere non è quella del ricorso alla Suprema Corte, ma del più celere reclamo archiviazione dinanzi al tribunale. La decisione della Cassazione, riqualificando l’atto, ha garantito la continuità della tutela giurisdizionale, indirizzando correttamente la richiesta del cittadino e riaffermando il principio secondo cui un errore nella scelta del mezzo di impugnazione non deve necessariamente comportare la perdita del diritto, se la legge prevede un meccanismo di conversione.

Cosa può fare la persona offesa se il procedimento viene archiviato senza che le sia stato notificato l’avviso, nonostante la sua richiesta?
Deve presentare un reclamo al tribunale in composizione monocratica entro quindici giorni da quando viene a conoscenza del decreto di archiviazione.

Qual è lo strumento giuridico corretto per contestare un decreto di archiviazione emesso senza il previo avviso alla persona offesa che ne ha fatto richiesta?
Lo strumento corretto è il reclamo previsto dall’articolo 410-bis, comma 3, del codice di procedura penale.

Cosa succede se viene presentato un ricorso per cassazione invece del reclamo al tribunale?
La Corte di Cassazione, ai sensi dell’art. 568, comma 5, del codice di procedura penale, riqualifica l’impugnazione come reclamo e trasmette gli atti al tribunale competente per la decisione, senza dichiarare l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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