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Reclamo archiviazione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’impugnazione contro un’ordinanza di archiviazione ritenuta nulla deve essere qualificata come reclamo archiviazione ai sensi dell’art. 410-bis c.p.p. e non come ricorso. Di conseguenza, ha trasmesso gli atti al Tribunale competente, applicando il principio di conversione del mezzo di impugnazione previsto dall’art. 568 c.p.p., anziché dichiarare l’inammissibilità.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo Archiviazione: La Via Corretta per Opporsi alla Chiusura delle Indagini

Quando un procedimento penale viene archiviato, la parte offesa che si ritiene lesa può sentirsi disorientata sui passi da compiere. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina la strada, chiarendo quale sia il corretto strumento processuale per contestare un’ordinanza di archiviazione: il reclamo archiviazione. Questo provvedimento sottolinea l’importanza di utilizzare il rimedio giuridico appropriato, pena l’inefficacia della propria azione, sebbene la giurisprudenza tenda a salvaguardare la sostanza dell’impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un cittadino avverso l’ordinanza con cui il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Palermo aveva disposto l’archiviazione di un procedimento penale. Il ricorrente lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che il GIP non avesse disposto l’audizione di testimoni né l’acquisizione di documenti richiesti nell’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione, senza fornire una spiegazione logica per tale diniego.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, anziché entrare nel merito della questione, si è concentrata su un aspetto procedurale preliminare e decisivo. Ha stabilito che il ricorso per cassazione non era lo strumento corretto per impugnare l’ordinanza di archiviazione. La normativa vigente, in particolare l’articolo 410-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103/2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”), prevede uno specifico rimedio: il reclamo dinanzi al tribunale in composizione monocratica.

Tuttavia, invece di dichiarare inammissibile il ricorso, la Corte ha applicato il principio di conversione del mezzo di impugnazione, sancito dall’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale. Ha quindi riqualificato l’atto come reclamo archiviazione e ha ordinato la trasmissione degli atti al Tribunale di Palermo, quale giudice competente a decidere.

Il reclamo archiviazione e la sua disciplina

L’articolo 410-bis c.p.p. è stato introdotto per definire in modo chiaro le modalità di contestazione dei provvedimenti di archiviazione. La norma stabilisce che l’ordinanza di archiviazione è nulla solo nei casi previsti dall’articolo 127, comma 5, c.p.p., che riguardano principalmente vizi procedurali legati alla costituzione e alla partecipazione delle parti all’udienza in camera di consiglio.

Contro tale nullità, l’interessato può proporre, entro quindici giorni dalla conoscenza del provvedimento, un reclamo al tribunale in composizione monocratica. Questo esclude, di fatto, la possibilità di ricorrere direttamente in Cassazione, tranne in casi eccezionali non pertinenti alla vicenda in esame. Il legislatore ha voluto creare un filtro, affidando a un giudice di merito il controllo sulla correttezza formale del procedimento di archiviazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando la chiara dizione dell’art. 410-bis c.p.p. La legge ha introdotto un sistema specifico e autonomo di impugnazione per i provvedimenti di archiviazione, rendendo il reclamo al Tribunale l’unico rimedio esperibile contro le ordinanze emesse dopo l’entrata in vigore della riforma. La scelta di non dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ma di convertirlo in reclamo, si fonda sul principio del favor impugnationis e sulla previsione dell’art. 568, comma 5, c.p.p. Questa norma stabilisce che un’impugnazione proposta a un giudice incompetente non è inammissibile, ma deve essere trasmessa al giudice competente. La Corte, riconoscendo che l’atto del ricorrente possedeva i requisiti di un’impugnazione, ha semplicemente corretto l’errore di indirizzamento, garantendo che la doglianza potesse essere esaminata nel merito dalla sede giudiziaria appropriata.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: la scelta del corretto strumento processuale è fondamentale per la tutela dei propri diritti. Il reclamo archiviazione è la via maestra per contestare le nullità di un’ordinanza che chiude le indagini. L’intervento della Cassazione, che riqualifica l’atto anziché respingerlo, dimostra un approccio garantista volto a preservare il diritto di difesa, ma evidenzia anche la necessità per le parti e i loro difensori di conoscere e applicare scrupolosamente le norme procedurali per evitare ritardi e incertezze.

Qual è il rimedio corretto contro un’ordinanza di archiviazione ritenuta nulla?
L’unico rimedio previsto dalla legge, a seguito della riforma introdotta con la L. 103/2017, è il reclamo al tribunale in composizione monocratica, come stabilito dall’art. 410-bis del codice di procedura penale.

Cosa succede se si propone un’impugnazione a un giudice incompetente, come il ricorso in Cassazione invece del reclamo?
In applicazione dell’art. 568, comma 5, c.p.p., l’impugnazione non viene dichiarata inammissibile ma viene riqualificata come l’atto corretto (in questo caso, reclamo) e gli atti vengono trasmessi al giudice competente per la decisione.

Per quali motivi di nullità è possibile presentare reclamo contro un’ordinanza di archiviazione?
Il reclamo è ammesso solo per i casi di nullità previsti dall’articolo 127, comma 5, del codice di procedura penale, che attengono principalmente a vizi relativi alla procedura camerale e al contraddittorio tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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