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Reclamo 35-bis: la Cassazione corregge il rimedio

La Corte di Cassazione interviene su un caso di risarcimento per condizioni detentive inumane. Un detenuto aveva presentato ricorso in Cassazione contro la decisione di inammissibilità del Magistrato di sorveglianza. La Corte ha stabilito che il rimedio corretto non era il ricorso diretto, ma il reclamo 35-bis al Tribunale di sorveglianza, poiché la decisione era stata presa dopo un’udienza. Di conseguenza, ha riqualificato l’atto e lo ha trasmesso all’organo competente.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo 35-bis: la Via Corretta per l’Impugnazione

Nel complesso labirinto della procedura penale, la scelta del corretto strumento di impugnazione è un passo fondamentale per la tutela dei propri diritti. Un errore in questa fase può compromettere l’esito di una giusta pretesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina il percorso da seguire in materia di risarcimento per condizioni detentive, distinguendo nettamente tra ricorso per cassazione e reclamo 35-bis. L’ordinanza in esame chiarisce quale sia il rimedio esperibile avverso le decisioni del Magistrato di sorveglianza, offrendo un’importante lezione sulla struttura bifasica del procedimento.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un detenuto di ottenere un risarcimento ai sensi dell’art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario, a causa delle presunte condizioni inumane subite durante due periodi di detenzione (dal 2012 al 2013 e dal 2017 al 2018). Il Magistrato di sorveglianza di Catanzaro, dopo aver tenuto un’udienza in contraddittorio tra le parti, aveva dichiarato la domanda inammissibile. La motivazione era basata sul superamento del termine di decadenza di sei mesi dalla cessazione della carcerazione.

Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso diretto alla Corte di Cassazione, sostenendo che il Magistrato avesse errato nel calcolo del termine, non considerando che i periodi di detenzione si riferivano a una fase di carcerazione preventiva e che la pena definitiva era iniziata solo nel 2021.

La Questione Procedurale: Ricorso o Reclamo 35-bis?

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte non risiede nel merito della questione (ovvero la decorrenza del termine per il risarcimento), ma in un aspetto puramente procedurale. La Corte si è trovata a dover stabilire se il ricorso per cassazione fosse il rimedio corretto contro l’ordinanza del Magistrato di sorveglianza.

La normativa di riferimento, l’art. 35-bis dell’ordinamento penitenziario, delinea un percorso processuale specifico. Questo articolo prevede che, salvo i casi di manifesta inammissibilità da dichiararsi con decreto inaudita altera parte, il magistrato fissi un’udienza e decida con ordinanza. Contro questa ordinanza, la legge prevede espressamente la possibilità di proporre reclamo 35-bis al Tribunale di sorveglianza (comma 4), il cui provvedimento sarà poi, a sua volta, ricorribile per cassazione (comma 4-bis).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha evidenziato che nel caso di specie il Magistrato di sorveglianza aveva deciso dopo la celebrazione di un’udienza camerale, garantendo il contraddittorio tra le parti. Di conseguenza, il procedimento era entrato nella sua fase ‘partecipata’.

In questa situazione, lo schema procedimentale da seguire è obbligatoriamente quello del reclamo 35-bis al Tribunale di sorveglianza. Il ricorso immediato per cassazione è ammesso solo ed esclusivamente nel caso in cui il Magistrato dichiari l’inammissibilità della richiesta con un decreto inaudita altera parte, ai sensi dell’art. 666, comma 2, c.p.p., ovvero senza fissare alcuna udienza.

La Corte ha quindi stabilito che l’impugnazione era stata erroneamente indirizzata. Tuttavia, anziché dichiararla semplicemente inammissibile, ha applicato il principio di conservazione degli atti giuridici, sancito dall’art. 568, comma 5, c.p.p. Questo principio consente al giudice di qualificare correttamente un’impugnazione presentata in modo errato, se ne sussistono i requisiti di forma e sostanza.

Le Conclusioni: Riqualificazione e Trasmissione degli Atti

In conclusione, la Corte di Cassazione ha riqualificato il ricorso come reclamo 35-bis e ha disposto la trasmissione di tutti gli atti al Tribunale di sorveglianza di Catanzaro, identificato come l’organo funzionalmente competente a decidere. Questa decisione non chiude la vicenda per il detenuto, ma la riporta sul binario processuale corretto. L’insegnamento è chiaro: la struttura del procedimento ex art. 35-bis è alternativa e non concorrente. Se il giudice di primo grado decide dopo un’udienza, la via maestra è il reclamo al Tribunale di sorveglianza, un passaggio intermedio fondamentale prima di poter, eventualmente, adire la Suprema Corte.

Qual è il rimedio corretto contro l’ordinanza del Magistrato di sorveglianza che decide su una richiesta di risarcimento ex art. 35-ter dopo aver tenuto un’udienza?
Il rimedio corretto è il reclamo al Tribunale di sorveglianza, come previsto dall’art. 35-bis, comma 4, dell’ordinamento penitenziario. Il ricorso diretto per cassazione non è ammesso in questo caso.

Quando è possibile presentare ricorso diretto in Cassazione contro una decisione del Magistrato di sorveglianza in questa materia?
Il ricorso immediato per cassazione è ammesso solo quando il Magistrato di sorveglianza dichiara la manifesta inammissibilità della richiesta con un decreto emesso inaudita altera parte (cioè senza fissare l’udienza), come richiamato dall’art. 666, comma 2, del codice di procedura penale.

Cosa succede se si presenta un’impugnazione a un giudice sbagliato?
In virtù del principio di conservazione degli atti processuali (art. 568, comma 5, c.p.p.), se l’impugnazione presenta i requisiti dell’atto corretto, il giudice a cui è stata erroneamente indirizzata può riqualificarla e trasmetterla all’organo giudiziario competente, evitando così di dichiararla inammissibile per un mero errore formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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