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Recidiva: la Cassazione annulla condanna per spaccio

Con la sentenza Penale, Sez. 4, n. 52140 del 2019, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della recidiva. Un individuo, condannato in primo e secondo grado per spaccio di eroina, ha fatto ricorso in Cassazione lamentando, tra l’altro, l’errata applicazione dell’aggravante della recidiva. La Suprema Corte, pur confermando la responsabilità penale per il reato di spaccio, ha annullato la sentenza d’appello limitatamente al punto sulla recidiva. La motivazione centrale è che l’applicazione della recidiva non può essere un automatismo basato solo sui precedenti penali, ma richiede una valutazione concreta e motivata da parte del giudice sulla maggiore colpevolezza e pericolosità sociale dell’imputato, che nel caso di specie era mancata.

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Pubblicato il 8 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Recidiva: Non Basta un Precedente, Serve una Valutazione Concreta

L’applicazione della recidiva non è mai un automatismo. Un precedente penale non è sufficiente a giustificare un aumento di pena; il giudice ha l’obbligo di valutare in concreto se il nuovo reato sia sintomo di una maggiore pericolosità sociale. Questo è il principio cardine ribadito dalla Corte di Cassazione, Sezione IV Penale, con la sentenza n. 52140 del 2019, che ha annullato con rinvio una condanna per spaccio proprio sul punto della contestata recidiva.

I Fatti di Causa: lo Spaccio e la Condanna

Il caso ha origine da un’operazione di polizia giudiziaria a Roma, durante la quale un uomo viene osservato mentre cede una dose di eroina a un acquirente in cambio di denaro. Le forze dell’ordine, intervenendo, bloccano l’acquirente e sequestrano la sostanza. Poco dopo, in un vano contatori dello stesso edificio dove era avvenuto lo scambio, gli agenti rinvengono un quantitativo più consistente della stessa sostanza, suddivisa in dosi e riconducibile all’attività di spaccio dell’imputato.
L’uomo viene condannato sia in primo grado con rito abbreviato, sia in appello, per il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. In entrambe le sedi, gli viene contestata e ritenuta sussistente la recidiva reiterata infraquinquennale.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Recidiva

L’imputato presenta ricorso in Cassazione affidandosi a tre motivi. Sebbene i giudici della Suprema Corte ritengano inammissibile il primo motivo (sulla ricostruzione dei fatti) e infondato il terzo (sulla presunta reformatio in peius), accolgono pienamente il secondo motivo, centrato proprio sulla violazione di legge in merito all’applicazione della recidiva.
La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero ritenuto sussistente l’aggravante basandosi unicamente su elementi generici, come lo svolgimento dell’attività di spaccio in strada, senza compiere quella necessaria valutazione sulla concreta pericolosità sociale del soggetto, come richiesto dalla più recente giurisprudenza.

Le Motivazioni: Perché la Recidiva Richiede un’Analisi Sostanziale

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso su questo punto, richiama un fondamentale intervento delle Sezioni Unite (sentenza n. 20808 del 2018). Tale pronuncia ha stabilito in modo inequivocabile che il giudice, per applicare l’aumento di pena per la recidiva, non può limitarsi a verificare l’esistenza di precedenti penali (presupposto formale).
È invece tenuto a compiere un accertamento sostanziale, verificando in concreto se la reiterazione del reato sia effettivamente un sintomo di:
1. Più accentuata colpevolezza.
2. Dimostrata insensibilità all’ammonimento derivante dalla precedente condanna.

In altre parole, il giudice deve motivare in modo specifico sulla relazione qualificata tra i reati pregressi e il nuovo fatto, analizzando la tipologia dei reati, il tempo trascorso e ogni altro elemento utile a dimostrare che il nuovo delitto è espressione di una personalità più incline a delinquere. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva omesso questo specifico accertamento, rendendo la sua decisione viziata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. La responsabilità penale dell’imputato per il reato di spaccio viene confermata e diventa irrevocabile. Tuttavia, la sentenza d’appello viene annullata limitatamente alla recidiva, con rinvio a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma per un nuovo esame.
Questo significa che i nuovi giudici dovranno rivalutare se applicare o meno l’aggravante, ma questa volta dovranno farlo fornendo una motivazione specifica e puntuale sulla pericolosità sociale dell’imputato, in linea con i dettami delle Sezioni Unite. La sentenza riafferma un principio di garanzia: la recidiva non è una ‘tassa’ automatica sul passato criminale, ma una circostanza aggravante che richiede un rigoroso e motivato accertamento giudiziale sulla personalità del reo.

Cos’è la recidiva e quando può essere applicata?
La recidiva è la condizione di chi commette un nuovo reato dopo una condanna definitiva. Può essere applicata per aumentare la pena, ma solo se il giudice accerta e motiva che il nuovo reato è sintomo di una maggiore colpevolezza e pericolosità sociale del soggetto.

Un giudice può aumentare la pena solo perché una persona ha precedenti penali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente il dato formale dei precedenti. Il giudice deve svolgere una verifica concreta, valutando la natura dei reati, il tempo trascorso e altri elementi per dimostrare che l’imputato è insensibile all’ammonimento della precedente condanna.

Cosa ha deciso la Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha confermato la condanna dell’imputato per spaccio di droga, ma ha annullato la parte della sentenza che applicava l’aumento di pena per la recidiva. Ha ordinato un nuovo processo d’appello limitatamente a questo punto, perché i giudici precedenti non avevano adeguatamente motivato la concreta pericolosità sociale dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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