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Reato edilizio permanente: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di alcuni proprietari e del direttore dei lavori, condannati per un abuso edilizio in zona sismica. La sentenza ribadisce il principio secondo cui il reato edilizio permanente si protrae fino alla fine dei lavori. Di conseguenza, la prescrizione inizia a decorrere solo dal momento della loro ultimazione e non dall’inizio dell’attività illecita.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Reato Edilizio Permanente: Quando Inizia a Decorrere la Prescrizione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19871 del 2025, è tornata a pronunciarsi su una questione fondamentale in materia di abusi edilizi: la natura del reato edilizio permanente e la conseguente decorrenza del termine di prescrizione. La decisione chiarisce che, in caso di costruzioni illegittime in zona sismica, l’illecito non si esaurisce con l’inizio dei lavori, ma perdura fino alla loro completa ultimazione. Questo principio ha implicazioni pratiche enormi per costruttori, proprietari e direttori dei lavori.

I Fatti del Caso: Costruzione in Totale Difformità

Il caso riguarda la condanna dei proprietari di un immobile e del direttore dei lavori per aver realizzato opere edili in totale difformità rispetto al progetto autorizzato. La vicenda si svolgeva in un’area classificata come sismica. L’abuso più macroscopico consisteva nell’aver costruito un intero piano, che secondo il progetto doveva essere un cantinato interrato, completamente fuori terra. Questo ha configurato una violazione sia della normativa edilizia generale sia delle specifiche e più severe norme antisismiche.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi della Prescrizione

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione basando la loro difesa principalmente sull’avvenuta prescrizione dei reati. Essi sostenevano che i lavori fossero terminati nel 2018 e che, pertanto, il termine massimo per la punibilità fosse già scaduto al momento della sentenza di primo grado. Il direttore dei lavori, inoltre, contestava la propria responsabilità, affermando di essere stato un mero ‘calcolista’ per le opere in cemento armato e di non aver mai ricevuto un incarico formale per la direzione del cantiere.

Le Motivazioni della Corte: La Natura del Reato Edilizio Permanente

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli manifestamente infondati. Le motivazioni della sentenza offrono un’analisi approfondita e chiara della natura giuridica degli illeciti edilizi.

La Responsabilità del Direttore dei Lavori

Innanzitutto, la Corte ha respinto le argomentazioni del direttore dei lavori. Ha chiarito che la sua indicazione formale nei documenti presentati agli uffici competenti (come il Genio Civile) è sufficiente a fondare la sua responsabilità. L’assenza di una lettera d’incarico è irrilevante. Il professionista incaricato ha un preciso dovere di vigilanza sulla conformità delle opere al progetto. Se riscontra abusi, ha l’obbligo di contestarli e, in caso di gravi difformità, di rinunciare all’incarico dandone comunicazione formale alle autorità. In assenza di tale dissociazione, la sua responsabilità penale permane.

La Natura Permanente dei Reati Sismici

Il punto cruciale della decisione riguarda la natura del reato edilizio permanente. La Corte, aderendo all’orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, ha ribadito che le violazioni della normativa antisismica e di quella sulle opere in cemento armato non sono reati istantanei, che si consumano cioè in un unico momento. Al contrario, sono reati permanenti, la cui condotta illecita si protrae nel tempo.

L’offesa al bene giuridico tutelato – la pubblica incolumità e la regolarità urbanistica – continua per tutto il periodo in cui i lavori abusivi vengono portati avanti. La Corte ha utilizzato la più raffinata categoria dogmatica del ‘reato a consumazione prolungata’, per sottolineare come l’illecito si perfezioni con l’inizio dei lavori non autorizzati ma la sua consumazione si protragga fino alla cessazione della condotta antigiuridica.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio fondamentale con importanti conseguenze pratiche. Stabilire che il reato edilizio permanente si consuma solo con l’ultimazione dei lavori significa posticipare notevolmente il momento da cui inizia a decorrere la prescrizione. In pratica, finché il cantiere abusivo è aperto e i lavori proseguono, il ‘cronometro’ della prescrizione non parte. Questo rende molto più difficile per i responsabili di un abuso edilizio sottrarsi alle proprie responsabilità penali semplicemente facendo passare il tempo. La decisione serve anche da monito per i professionisti tecnici, ribadendo la serietà e l’inderogabilità dei doveri di vigilanza legati al ruolo di direttore dei lavori, la cui responsabilità non può essere elusa da accordi informali o dalla mancanza di una lettera d’incarico.

Un reato edilizio in zona sismica è considerato un reato istantaneo o permanente?
La Corte di Cassazione conferma che si tratta di un reato permanente. Più precisamente, lo qualifica come un ‘reato a consumazione prolungata’, in cui la condotta illecita e l’offesa al bene giuridico protetto perdurano per tutto il tempo di esecuzione dei lavori.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per un abuso edilizio?
Sulla base della natura permanente del reato, la prescrizione inizia a decorrere non dal giorno di inizio dei lavori, ma dal momento della loro definitiva ultimazione o, in alternativa, dal conseguimento dei titoli autorizzativi in sanatoria.

Il direttore dei lavori può evitare la responsabilità se non ha firmato una lettera di incarico formale?
No. Secondo la sentenza, se il professionista è stato ufficialmente indicato come direttore dei lavori nei documenti depositati presso le autorità competenti, la sua responsabilità è pienamente configurata. Per escluderla, avrebbe dovuto attivarsi per contestare gli abusi e rinunciare formalmente all’incarico, comunicandolo agli uffici preposti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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