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Reato di fuga: fermarsi un attimo non basta

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di fuga a carico di un automobilista che, dopo aver causato un incidente con feriti, si era fermato solo momentaneamente per poi allontanarsi senza fornire le proprie generalità. Secondo la Corte, la sosta deve essere funzionale all’identificazione e non una mera interruzione della marcia. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Reato di fuga: fermarsi non basta, bisogna farsi identificare

Il reato di fuga dopo un incidente stradale è una delle violazioni più gravi previste dal Codice della Strada. Ma cosa succede se il conducente si ferma, scende dall’auto e poi, dopo un breve confronto, decide di andarsene? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: una sosta momentanea non è sufficiente a escludere la responsabilità penale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del processo

Un automobilista, a seguito di una guida imprudente, provocava un violento tamponamento a catena. L’impatto era tale da scaraventarlo contro il parabrezza della sua stessa auto, mandandolo in frantumi. Gli occupanti del veicolo tamponato riportavano lesioni personali, giudicate guaribili in 5 e 15 giorni.

Subito dopo l’incidente, il responsabile scendeva dal proprio mezzo. Tuttavia, invece di adempiere ai suoi doveri, si rifiutava categoricamente di fornire le proprie generalità e di compilare la constatazione amichevole. Dopodiché, risaliva in auto e si allontanava. La sua identificazione avveniva solo grazie alla prontezza di una delle vittime, che era riuscita a fotografare la targa del veicolo in fuga.

Condannato sia in primo grado che in appello, l’imputato presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che, essendosi fermato, non potesse essere accusato del reato di fuga.

L’interpretazione della Cassazione sul reato di fuga

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando le sentenze precedenti. Gli Ermellini hanno chiarito che il comportamento richiesto dalla legge non è una semplice interruzione della marcia, ma una sosta prolungata e finalizzata a uno scopo preciso: consentire la propria identificazione e quella del veicolo.

L’articolo 189, comma 6, del Codice della Strada non punisce l’allontanamento in sé, ma la volontà di sottrarsi agli obblighi di legge. Fermarsi per pochi istanti, rifiutare di fornire i propri dati e poi ripartire equivale a una fuga vera e propria. Lo scopo della norma è, infatti, quello di garantire che i soggetti coinvolti in un sinistro possano essere identificati per la ricostruzione dei fatti e per le successive azioni civili e penali.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, secondo cui risponde del reato di fuga chi effettua soltanto una sosta momentanea, senza fornire le proprie generalità. I giudici hanno inoltre sottolineato la differenza tra il reato di fuga (comma 6) e quello di omissione di soccorso (comma 7 dello stesso articolo 189). Si tratta di due fattispecie autonome e indipendenti:

1. Reato di fuga (art. 189, co. 6, C.d.S.): Ha l’obiettivo di garantire l’identificazione dei soggetti coinvolti e la ricostruzione del sinistro.
2. Omissione di soccorso (art. 189, co. 7, C.d.S.): Ha lo scopo di assicurare che le persone ferite ricevano l’assistenza necessaria.

In questo caso, l’imputato, allontanandosi senza farsi identificare, ha violato il primo obbligo, rendendo irrilevante la durata della sua sosta.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio cruciale per la sicurezza e la responsabilità stradale. Chi causa un incidente con feriti ha l’obbligo giuridico e morale di fermarsi e rimanere a disposizione delle altre parti coinvolte e delle autorità. Una sosta di cortesia o un breve alterco non sono sufficienti. È necessario attendere, fornire i propri dati e collaborare per la ricostruzione dell’accaduto. Fuggire, anche dopo una breve pausa, non solo è un atto di inciviltà, ma integra a tutti gli effetti il grave reato di fuga, con tutte le conseguenze penali che ne derivano.

Fermarsi brevemente dopo un incidente con feriti è sufficiente per evitare il reato di fuga?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sosta deve essere funzionale a consentire la propria identificazione e quella del veicolo. Una sosta momentanea, seguita dall’allontanamento senza fornire le generalità, configura il reato di fuga.

Qual è lo scopo della norma che punisce il reato di fuga?
Lo scopo principale è garantire l’identificazione dei soggetti coinvolti nell’incidente e permettere una corretta ricostruzione delle modalità del sinistro, ai fini dell’accertamento delle responsabilità civili e penali.

Che differenza c’è tra il reato di fuga e quello di omissione di soccorso?
Sono due reati autonomi e indipendenti. Il reato di fuga (art. 189, c. 6 C.d.S.) sanziona chi non si ferma per farsi identificare. L’omissione di soccorso (art. 189, c. 7 C.d.S.) punisce chi, pur fermandosi, non presta l’assistenza necessaria alle persone ferite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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