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Ragguaglio pena pecuniaria: il calcolo del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Milano in materia di esecuzione penale. Il caso riguardava la richiesta di un condannato di utilizzare un periodo di reclusione espiato in eccesso per estinguere una pena pecuniaria, attraverso il meccanismo del ragguaglio pena pecuniaria. Il giudice dell’esecuzione aveva rigettato l’istanza, basandosi su calcoli precedenti del Pubblico Ministero senza effettuare una verifica autonoma. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice dell’esecuzione ha il dovere di verificare in modo indipendente e corretto il calcolo della pena, non potendo delegare tale compito. Di conseguenza, ha annullato la decisione e rinviato il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ragguaglio Pena Pecuniaria: La Cassazione Sottolinea il Dovere di Calcolo del Giudice

Il tema del ragguaglio pena pecuniaria rappresenta un meccanismo cruciale nella fase di esecuzione della pena, consentendo di convertire una multa non pagata in un periodo di detenzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 28018/2024) ha riaffermato un principio fondamentale: il giudice dell’esecuzione non può essere un mero ratificatore dei calcoli altrui, ma deve svolgere un ruolo attivo e di controllo. Il caso in esame ha visto un condannato contestare il rigetto della sua istanza, basata su un presunto errore di calcolo matematico che limitava il suo diritto a estinguere un debito con la giustizia attraverso il carcere già sofferto.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato a diverse pene poi unificate, si è ritrovato ad aver scontato un periodo di reclusione superiore a quello dovuto. Contemporaneamente, aveva un debito residuo derivante da una pena pecuniaria di 26.400 euro. Ha quindi richiesto al giudice dell’esecuzione di applicare il meccanismo del ragguaglio pena pecuniaria, utilizzando i giorni di carcere “in più” per estinguere la multa.

Il giudice di primo grado ha rigettato la richiesta, sostenendo che i calcoli precedenti, effettuati dal Pubblico Ministero in sede di cumulo delle pene, fossero corretti. Il ricorrente ha impugnato questa decisione dinanzi alla Cassazione, lamentando due vizi principali:

1. Errore di calcolo: Un precedente ragguaglio di una multa da 51.000 euro era stato calcolato in 276 giorni di reclusione, mentre, secondo il ricorrente, il calcolo corretto (51.000 / 250) avrebbe dovuto risultare in 204 giorni, liberando così ulteriori 178 giorni di pena in eccesso da poter utilizzare.
2. Motivazione contraddittoria e carente: L’ordinanza impugnata si limitava a prendere atto dei provvedimenti del Pubblico Ministero senza spiegare il procedimento logico-matematico seguito e senza verificare autonomamente la correttezza dei conteggi.

La Decisione sul Ragguaglio Pena Pecuniaria

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale di Milano. La Suprema Corte ha ritenuto la motivazione del giudice dell’esecuzione “lacunosa”, ovvero insufficiente e carente. Invece di limitarsi a prendere atto della detrazione di pene operata in precedenza dal Pubblico Ministero, il giudice avrebbe dovuto svolgere un ruolo attivo, verificando la correttezza di tali calcoli. Il caso è stato quindi rinviato al Tribunale di Milano per un nuovo giudizio che dovrà attenersi ai principi stabiliti dalla Corte.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’affermazione del ruolo indispensabile e non delegabile del giudice dell’esecuzione. La Cassazione ha chiarito che spetta a quest’ultimo, e non al Pubblico Ministero, il compito di verificare con precisione il calcolo della pena residua. Questo controllo include la determinazione esatta dei periodi di presofferto, delle pene già espiate e dei giorni utilizzabili per la fungibilità o il ragguaglio. Il giudice non può limitarsi ad accettare passivamente i conteggi forniti dall’accusa, ma deve procedere a una verifica diretta e autonoma.

A sostegno di questa tesi, la Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (Sez. 1, n. 48726/2019), secondo cui il giudice, avvalendosi dei poteri previsti dall’art. 666, comma 5, del codice di procedura penale, deve, se necessario, “formare un nuovo cumulo aggiornato e corretto”. L’accettazione acritica dei calcoli altrui si traduce in una motivazione carente che vizia il provvedimento e ne impone l’annullamento.

Le Conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Ribadisce che la fase esecutiva della pena non è un procedimento meramente burocratico, ma un momento giurisdizionale in cui i diritti del condannato devono essere pienamente tutelati. L’accuratezza nel calcolo della pena non è un dettaglio formale, ma un elemento sostanziale che incide direttamente sulla libertà personale. La decisione rafforza il principio secondo cui il giudice è il garante ultimo della legalità dell’esecuzione penale. Qualsiasi provvedimento che determini la durata della detenzione o la conversione di pene deve fondarsi su una motivazione chiara, completa e, soprattutto, frutto di un’analisi autonoma e scrupolosa da parte dell’organo giudicante.

Qual è il dovere del giudice dell’esecuzione nel calcolare una pena residua?
Il giudice dell’esecuzione ha il dovere di verificare in modo autonomo e diretto la correttezza del calcolo della pena, incluse tutte le detrazioni e le conversioni. Non può limitarsi a prendere atto dei calcoli effettuati dal Pubblico Ministero, ma deve svolgere un controllo giurisdizionale attivo.

Perché è stata annullata l’ordinanza sul ragguaglio pena pecuniaria?
L’ordinanza è stata annullata perché la sua motivazione è stata ritenuta “lacunosa”. Il giudice non ha spiegato il procedimento di calcolo seguito e ha accettato acriticamente i conteggi del Pubblico Ministero, venendo meno al suo dovere di verifica autonoma e di fornire una motivazione completa.

Cosa accade dopo l’annullamento della Corte di Cassazione?
Il procedimento viene rinviato al Tribunale di Milano per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà riesaminare la richiesta del condannato, effettuare un calcolo corretto e indipendente della pena espiata in eccesso e decidere sulla sua conversione in pena pecuniaria, applicando i principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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