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Radicamento stabile: no alla consegna senza 5 anni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14391/2024, ha rigettato il ricorso di un cittadino straniero contro la sua consegna alla Francia in esecuzione di un mandato di arresto europeo. La Corte ha chiarito che, per invocare il cosiddetto “radicamento stabile” e scontare la pena in Italia, non è sufficiente una lunga permanenza sul territorio, ma è necessario dimostrare una residenza legale, effettiva e continuativa per almeno cinque anni, requisito che il ricorrente non soddisfaceva.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Radicamento Stabile e Mandato d’Arresto Europeo: i Limiti alla Consegna

La questione del radicamento stabile di un cittadino straniero in Italia assume un ruolo cruciale quando si tratta di decidere sulla sua consegna ad un altro Stato europeo in esecuzione di un mandato di arresto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14391 del 2024) ha fornito chiarimenti essenziali sui requisiti necessari per poter beneficiare della norma che consente di scontare la pena in Italia, sottolineando che la semplice permanenza, anche se prolungata, non è sufficiente se non è supportata da una residenza legale e continuativa per almeno cinque anni.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino di origine marocchina, condannato in via definitiva in Francia per reati di banda armata e ricettazione. Le autorità francesi avevano emesso un mandato di arresto europeo per l’esecuzione della pena. Arrestato in Italia, l’uomo si opponeva alla consegna, chiedendo di poter scontare la sua pena nel nostro Paese.

A sostegno della sua richiesta, l’uomo affermava di avere un radicamento stabile in Italia, essendo presente sul territorio dal 2011, avendo svolto attività lavorativa dal 2012 e avendo ottenuto un permesso di soggiorno valido dal 2016 al 2018. Sosteneva inoltre di non aver mai ricevuto la notifica del diniego di proroga di tale permesso e di aver presentato una nuova domanda di regolarizzazione nel 2020. La Corte di Appello di Salerno, tuttavia, aveva autorizzato la consegna, decisione contro cui l’uomo ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: il Requisito del Radicamento Stabile Legale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte di Appello. I giudici supremi hanno basato la loro decisione su un’interpretazione rigorosa dell’articolo 18-bis della legge n. 69 del 2005, che disciplina il mandato di arresto europeo.

La norma consente alla Corte di Appello di rifiutare la consegna di una persona che risieda o dimori in via continuativa da almeno cinque anni sul territorio italiano, a condizione che la pena venga eseguita in Italia. Lo scopo è quello di favorire il reinserimento sociale della persona nel Paese in cui ha effettivamente costruito i propri legami affettivi e sociali. La Corte ha però precisato che tale presupposto deve essere verificato con estremo rigore.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della sentenza risiede nella distinzione tra mera presenza e residenza legale e continuativa. La Corte ha osservato che il ricorrente era stato legalmente presente in Italia solo per un periodo inferiore ai cinque anni richiesti (dal settembre 2014 al febbraio 2018). È stato inoltre evidenziato che proprio durante quel periodo l’uomo si era recato in Francia per commettere i reati per i quali era stato condannato, un fatto che indebolisce ulteriormente la tesi di un legame stabile e positivo con il territorio italiano.

I giudici hanno considerato irrilevante la mancata notifica del provvedimento di diniego del permesso di soggiorno, poiché l’onere di dimostrare i cinque anni di residenza legale e continuativa spetta al richiedente. La semplice presentazione di una domanda di regolarizzazione nel 2020, peraltro non accolta, non è stata ritenuta sufficiente a sanare la situazione di irregolarità e a costituire prova del radicamento stabile.

In sostanza, il “radicamento” che la legge intende tutelare non è un semplice dato di fatto, ma una condizione giuridica qualificata dalla legalità e dalla continuità. L’obiettivo del reinserimento sociale non può essere perseguito se il legame con il territorio è precario, illegale o interrotto dalla commissione di gravi reati all’estero.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’eccezione al principio di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie europee, basata sul radicamento stabile, non è un automatismo. Le corti italiane devono effettuare una verifica scrupolosa, accertando non solo la durata della permanenza ma anche, e soprattutto, la sua legalità e continuità. Per i cittadini stranieri, questo significa che solo un percorso di integrazione fondato sul rispetto delle leggi sulla residenza può aprire la porta alla possibilità di scontare una pena estera in Italia, al fine di un concreto percorso di reinserimento sociale.

È sufficiente risiedere in Italia da molti anni per evitare la consegna in base a un mandato di arresto europeo?
No, non è sufficiente. La sentenza chiarisce che la legge richiede una residenza o dimora legittima ed effettiva in via continuativa per almeno cinque anni. La mera permanenza prolungata non soddisfa questo requisito se non è legale.

Cosa si intende per “radicamento stabile” ai fini del rifiuto della consegna?
Per “radicamento stabile” si intende la condizione di una persona che ha legami forti con l’Italia, dimostrati da una residenza o dimora che sia legittima, effettiva e ininterrotta per almeno cinque anni. L’obiettivo di questa norma è favorire il reinserimento sociale nel Paese dove la persona ha le sue radici sociali e familiari.

La presentazione di una domanda di regolarizzazione dimostra il radicamento stabile?
No. Secondo la Corte, una richiesta di “regolarizzazione” che non risulta essere stata accolta non è di per sé sufficiente a provare il requisito della residenza legale e stabile richiesto dalla legge per rifiutare la consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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